domenica 15 novembre 2015

Aggressioni armate: cronache di suicidi

Avevo promesso che mi sarei occupato della questione dell' autodifesa da aggressioni armate e uno degli ultimi commenti mi ha dato un buono spunto per parlarne.
Premetto che nel trattare l' argomento mi riferirò esclusivamente all' uso del coltello ed affini e non alle armi da fuoco.
Tratterò a parte l' argomento, sempre che la cosa abbia senso parlando di arti marziali.

Il video suggerito dal commentatore mi permette di bypassare buona parte delle considerazioni che avrei fatto tali e quali, perciò lo riporto qui ed invito a vederlo tutto:

https://www.youtube.com/watch?v=qVVx0SKCjHM

specificando che non so chi sia l' autore nè sono andato a vederne altri video (non ho tempo, sorry) ma spiega molto bene e il messaggio appare chiaro.
Mi permetto però di fare un' osservazione: c'è sempre un problema di fondo ogni volta che un esperto spiega i limiti di una tecnica o strategia di difesa, e questo vale per chiunque in qualunque stile.
Il problema è che nel video il ragazzo spiega come sia facile per l' aggressore inibire i classici blocchi... utilizzando tecniche specifiche di chi studia l' uso del coltello!
Sono tecniche che personalmente ho visto fare solo nel Silat, e che prima di allora non avevo nemmeno immaginato, il che mi porta a pensare che a meno che l' aggressore sia un praticante di qualche cosa di affine difficilmente conoscerà.

Perciò se è vero che tentare disarmi, blocchi, mirare alla mano armata, etc. non siano sempre delle soluzioni ideali, è anche vero che mediamente gli aggressori non sono praticanti regolari di stili armati, non so se mi spiego.
E' un pò lo stesso motivo per cui un kungufcoso riesca a difendersi con la tecnica della cicindela per poi raccontarlo nei secoli: mica per strada becchi tutti agonisti di Muay Thai...

In ogni caso il concetto è molto chiaro: tutto ciò che siamo abituati a vedere nelle favolose demo di AMT, con gente che neutralizza attacchi di coltello con assoluta precisione, sono sostanzialmente fantasie.
Pericolose fantasie, perchè quelle tecniche vengono insegnate da decenni a schiere di marzialisti e a furia di provarle poi si finisce per crederci.

Togliamoci subito il pensiero: difendersi a mani nude da qualcuno armato e competente, è impossibile.
Lasciamo stare i casi fortunati della vita, non sono quelli a fare statistica.
Se avete una minima idea di come usi il coltello qualcuno capace, capirete che non esiste via d' uscita, finirete comunque sul tavolo della Coop sezione carni grasse.
Certo viene da chiedersi perchè dobbiate trovarvi ad affrontare un tizio del genere, quindi escluderei anche questi casi.

Resta il fatto che ogni giorno io guardo dei TG a caso e sento di gente ammazzata.
Ogni. Singolo. Giorno.
E come ci finisce ammazzata? Dopo scazzottate o combattimenti a colpi di kung fu?
No, per aggressioni armate, e nonostante la diffusione delle armi da fuoco la gente si accoltella ancora alla grande, del resto le pistole da noi restano ancora poco diffuse nella media della popolazione.
E questo ci dà un' idea molto precisa di quale sia la pericolosità del coltello nel cassetto della cucina, e ancor di più di quanto siano pericolose le persone incazzate.
Mi viene da dire che la prima difesa da coltello sia non fare incazzare amici, mogli, mariti, fidanzati, gatti, cani e cicindele.
Quindi troviamo tutte queste persone che, senza alcuna preparazione "marziale", sono perfettamente in grado di ammazzare e per contro ne troviamo decine e decine di altre che ci lasciano la pelle tentando invano di difendersi.
Questa paura sociale trova il suo naturale sfogo nei corsi di difesa, che pullulano di persone indifese e indifendibili pronte ad apprendere qualsiasi cosa gli si dica pur di compensarla.
Tutta gente che tipicamente non pratica alcuna attività sportiva, non ha mai avuto a che fare con la violenza e vive in condizioni agiate.
Vittime predestinate che non hanno la benchè minima idea di come funzioni nemmeno uno scontro a mani nude controllato, ma che pretendono di poter apprendere la più estrema e statisticamente ingestibile delle situazioni di autodifesa... perchè gli istruttori glielo lasciano volentieri credere (vista anche la spropositata quantità di ragazzine in hot-pants con gli occhioni grandi grandi che pascolano in certi corsi).

Dal lato delle arti marziali non è che le cose stiano meglio, anzi: proprio in virtù di una pratica regolare, con insegnamenti tramandati da saggi cinesini di miliardi di anni fa, il praticante di AMT allena quelle tecniche e combinazioni convincendosi che abbiano una buona percentuale di riuscita; Fa nulla se poi racconteranno a chiunque sollevi dubbi che "l' importante sono i princìpi", che "quello è un esercizio, nella realtà farebbe altro" e altre forme di autolesionismo del genere.

Gli stili "militari" invece scadono nell' altisonante dichiarazione di utilizzo di certe tecniche da parte dei marines spaziali, come se l' impiegata della Fiat abbia lo stesso mindset, preparazione fisica, stazza, motivazione, determinazione, background e contestualizzazione.

Mi sembra evidente quanto lo studio della difesa da coltello sia un onanismo puro per la stragrande maggioranza della popolazione, tale da non giustificarne nemmeno l' esistenza se non a fini puramente folcloristici.
Da una parte ci sono persone che studiano stili armati come il Kalì, in cui si apprende una delle più letali arti marziali possibili, talmente letale da non poter essere usata (pena finire in carcere con una maschera da Hockey sul viso).
Dall' altra abbiamo persone che studiano tecniche di disarmo talmente improbabili da non essere nemmeno considerate nei film di Van Damme.
In mezzo abbiamo persone che studiano la difesa da coltello senza però poterla mai testare nelle condizioni in cui potrebbe servire, senza il terrore di finire ammazzati, l' adrenalina, l' aggressore impazzito, il sangue e tutto il resto.

Nei miei anni di AMT allenavo tecniche di disimpegno tanto assurde quanto spettacolari, alcune delle quali sfidavano letteralmente le leggi dell' universo: il compagno doveva imparare esattamente il suo schema di attacco, altrimenti ci si faceva male da soli persino nel muoversi (con i coltelli di gomma)...
Il problema è lo stesso che riguarda le tecniche a mani nude: la teoria è corretta, spesso sembrano tecniche geniali che sfruttano in modo convincente i punti deboli e le posizioni dell' aggressore; Ma non appena si lasci quest' ultimo libero di attaccare come voglia e di fare tutto ciò che gli venga in mente per vincere, si mostrano in tutta la loro inefficacia.
Perchè il nocciolo della questione è sempre lo stesso: a che serve allenarsi per decenni in un' arte marziale se poi non vi sia mai occasione di sperimentarne l' utilizzo contro un avversario libero e smaliziato?
Comprendere dei princìpi di movimento e saperli applicare anche come un fulmine durante l' esercizio stilistico non è affatto una garanzia di saperlo fare in quelle condizioni, anzi.
Lo stesso meccanismo dell' apprendimento umano rema contro a questa metodologia così diffusa.
Figuriamoci quando di mezzo ci sia un' arma tanto temibile e soprattutto avversari per nulla accondiscendenti, contro i quali il più banale errore possa avere conseguenze nefaste.

Ogni tanto parlo di un sito che mostra senza censure i più terribili avvenimenti di ogni giorno nel mondo, tra i quali degli attacchi all' arma bianca.
Quando al tg parlano di nuovi omicidi perpetrati con un coltello a me vengono in mente quei video e subito dopo il calderone di cazzate che insegnano sedicenti esperti nei loro corsi di arti marziali.
Il problema del coltello non sta tanto nella pericolosità intrinseca dell' oggetto ma nel genere di persona che decida di utilizzarla, nel suo stato d' animo e nel contesto.
Chi muore accoltellato il più delle volte è stato preso alla sprovvista e già la prima coltellata a segno porta ad uno stato di shock emotivo non replicabile in allenamento.
Sopravvivere ad un' aggressione armata è più una questione di fattori esterni o volontà dell' aggressore più che di abilità dell' aggredito; Se analizzate i fatti di cronaca quotidiani, quando Cicillo Pizzapasta decide di ammazzare la moglie o il vicino ci riesce.
Ma anche quando il tizio vendicativo decide di far fuori Rambo in persona, visto che studierà una strategia per impedirgli una reazione.

E allora qualcuno se ne viene fuori con quell' episodio del cinese "maestro di kung fu" che si è difeso ed ha pure ammazzato i suoi aggressori, come prova della validità delle arti marziali.
Poi salta fuori che in quel caso il "cinese" era proprio un esperto di Kalì e torniamo al punto di prima: voi siete esperti di Kalì?
Senza contare la differenza che passa tra uno che allena regolarmente proprio quel tipo di scontro, quasi in modo esclusivo, rispetto a chi passa tre quarti del proprio tempo in palestra a fare forme e tecniche robotiche, e quella volta che studia la difesa da coltello lo fa in modo completamente falsato.

Il famoso test del pennarello, divenuto famoso con Vunak, è qualcosa che qualunque marzialista in cerca di risposte dovrebbe fare, non solo immaginare.
Dovete rendervi conto da voi di quanto sia assurdo sperare di applicare qualunque tecnica vista in demo o film vari, ma nemmeno in stage ed allenamenti specifici.
Fate un bel tabellone e segnateci (già che avete il pennarello) tutte le volte che riuscite ad intercettare la coltellata senza "tagliarvi", con il buongusto di ricordare che quello sia un gioco preparato, in condizioni ideali, tra amici, senza nulla di più in gioco, senza vero dolore, veri tagli, vero sangue.

Una volta a casa, qualche giorno dopo, alla prima occasione in cui NON stiate pensando alle arti marziali (mentre guardate la tv, mentre siete nel letto, mentre passeggiate) sarete mentalmente vulnerabili: ecco, sono quelli i momenti in cui la gente subisce le aggressioni armate.
Oppure la prossima volta che litigate furiosamente con qualcuno, provate per un attimo ad immaginare come VOI lo attacchereste con un coltello o come vi difendereste se lo avesse lui e vi aggredisse con furia.
(E' una scena immaginaria, non fatelo! Prima che qualcuno mi minacci di morte per aver istigato all' omicidio :) ).
In tutto questo provate a focalizzare le scenette che vedete da anni nelle esibizioni o le persone che vi abbiano spiegato "in modo convincente" come fare per difendersi...

Ovviamente esistono accorgimenti e strategie per *provare* a non soccombere ad un' aggressione armata, ma la fortuna continua a giocare un ruolo troppo determinante in questi casi, senza contare l' esperienza di pratica necessaria.
E per quanto mi riguarda continuo a nutrire delle perplessità nel dedicare il poco tempo libero allo studio di qualcosa che non si sa nemmeno se servirà o si riuscirà ad applicare quell' unica volta che servisse.

mercoledì 11 novembre 2015

Facciamo di nuovo il punto

Ho deciso di scrivere questo post per tornare a fare un pò di chiarezza sull' argomento del blog perchè mi sto davvero stancando di rispiegare a tutti i nuovi arrivati cose già trattate milioni di volte.
Da ora in poi se sarà il caso risponderò ai commenti con il link a questo post, dopodichè se troverò ulteriori risposte che dimostrino la poca volontà di seguire queste linee guida le cancellerò senza ulteriori spiegazioni.
Andate nei forum a giocare con le parole e a far perdere tempo.

Questi punti riguardano alcune delle osservazioni che più spesso mi vengono fatte e relative risposte.
Mi preoccuperò di aggiornare questo post man mano che nuove osservazioni meritino una rinfrescata.

1) Prima di commentare, leggete almeno un pò il dannato blog.
Sia chiaro, lo capisco che uno capiti qui, legga una cosa e decida di commentarla d' impulso; Non pretendo che uno legga anni di post e commenti prima di esprimere un suo parere.
Ma siccome sono davvero seccato dalla gente che viene qui e mi vede come una specie di quindicenne dedito a sparare a zero sulle AMT giusto per trollare o per fare il saputello, a questo punto pretendo che gli sforzi che ho fatto per chiarire la mia posizione vengano quantomeno tenuti da conto.

2) Quello che sono, quello che non sono.
Lo ribadisco per l' ultima volta: niente domande su chi sia o cosa faccia, niente profili psicologici da Donna Moderna, niente sfide o inviti a provare il vostro stile vero autentico 100%® o il vostro maestrone unico depositario dei sacri insegnamenti e tecniche "fatti come si deve".
Lo scopo delle mie riflessioni non ha niente a che vedere con cosa pratichi o abbia praticato, anche se i più attenti lo avranno capito (e naturalmente c'è gente che lo sa benissimo): ripeto, questo non cambia una virgola perchè le mie osservazioni sono generali e alla portata di chiunque abbia il dono dell' obiettività.
Infatti il divertimento che provo nel leggere le accuse di quelli piccati perchè gli si è toccato il giocattolino delle AMT, è proprio l' implicita ammissione di non essere dotati di obiettività. Che devo dire, fatevi un esame di coscienza...
Poi ci sono quelli che mi accusano di non aver capito niente, o non saper fare niente, perchè non ho praticato il loro specifico stile o con il loro Vero Autentico Maestro®...
Pensatelo pure, sta bene così.
Come ho già avuto modo di dire io non sono affatto un campione, ma ritengo di avere un bel pò di esperienza nell' ambiente, spaziando dalle AMT agli SdC ai sistemi di difesa.
No, non li conosco tutti, non li ho praticati tutti. Ma mi ci alleno fin da bambino e ho vissuto esperienze specifiche in tutti i campi.
Questo basta e avanza, dal mio punto di vista, per poter esprimere delle opinioni, e il blog tutto le riporta.
Delle cazzo di osservazioni con lo scopo di ridere del pomposo mondo delle arti marziali e dei suoi succubi interpreti e magari mettere la pulce nell' orecchio di quelli che vogliano farsi delle domande riguardo a quello che praticano o vedono praticare, esattamente come è successo a me.
Riguardo alle sfide o agli inviti a provare, dico ma siete seri?
Mi accusate di essere un ragazzino guerriero da tastiera e di tutta risposta reagite come ragazzini guerrieri da tastiera...
Se venissi da voi, ci picchiassimo e vinceste voi, questo cosa dimostrerebbe? Che nel vostro stile non si raccontino stronzate di cinesine che massacravano di botte dei titani? Che il vostro maestro non sia un ipocrita? Che non sia vero che non facciate preparazione atletica?
Eh già, perchè qui veniamo al terzo punto,

3) Cosa intendo precisamente per tecniche non applicabili
Questo è il concetto più difficile da spiegare (oddio.. a me sembra tanto banale..) ma anche il più importante in assoluto.
Lo riscrivo per enfatizzarlo: il più importante in assoluto.
Le persone dotate di intelletto ed esperienza ad un certo punto realizzano che quando due esseri umani si scontrano, fanno a botte insomma, i colpi e le tecniche utilizzati finiscano per uniformarsi un pò tutti.
Mettici di mezzo anche l' aggressività, la furia, la velocità con cui avviene il tutto (non parlando più di scenette prestabilite) ed ecco che tutto il corollario di combinazioni, controlli, colpi precisissimi, punti di pressione, prese improbabili se ne va a quel paese e lo scontro diventa qualcosa di completamente disordinato con colpi feroci fuori bersaglio e così via.
Quella che io ho definito come Simil-Kick Boxing, ovvero un turbinare di calci e pugni di chi però non li abbia allenati in modo funzionale, e tuttavia si renda conto di come i movimenti istintivi del proprio corpo e la strategia stessa di combattimento volgano in quella direzione.

No, non sto parlando di risse da stadio, ma di normalissimi scontri in cui ci si voglia far male davvero.
Ecco, nei programmi tecnici delle AMT ci sono migliaia di tecniche ed esercizi che non trovano un' applicabilità diretta in uno scontro simile, che poi è la realtà che si dovrebbe affrontare.
E no, non sto parlando di "calcio circolare", "pugno diretto" e tecniche chiaramente efficaci sia che le si imparino nel kung fu o nella Muay Thai, perchè per l' appunto quelle sono già assodate.
Ma capisci che se un' arte marziale basa tre quarti del suo programma su forme di posizioni, esercizi prestabiliti con compagni che debbano recitare una parte, assurdità su respirazioni che dovrebbero dare chissà quale potere superiore, combinazioni in cui si pretende che l' avversario non reagisca liberamente, tecniche che non riuscirebbero una volta su mille, farneticazioni di colpi parati o deviati senza che vengano mai provati sul serio, dichiarazioni roboanti di ossa rotte con un calcio speciale... Beh, qualche dubbio sulla loro bontà ce lo si pone.

E ribadisco il concetto: a me non interessa nulla parlare di come con lo stile X sia possibile riempire di botte chi pratichi lo stile Y.
La faccio semplice, non discuto del fatto che il uinciunman possa vincere sul Nak Muay, il kungufcoso possa vincere sul Jujitero & C.: io sto parlando di gente che dimostri di riuscire ad applicare con precisione le tecniche che studia per anni nel proprio stile specifico.

Non è affatto un gioco di parole, non sto cercando il cavillo per autenticare le mie osservazioni, qui si parla di arti marziali nelle quali si studino situazioni specifiche, tecniche specifiche, concetti specifici per anni e questi rappresentino non di rado le peculiarità che le differenziano dalle altre.
Andate in un corso qualsiasi di AMT ed osservate come si allenano e cosa allenino i praticanti: difesa da pugno, combinazione di contrattacco da calcio, difesa da presa così e cosà, forma che in questo punto simula l' attacco così e il contrattacco colà, etc.
Ecco, io voglio che qualcuno dimostri l' applicabilità di quelle cose.
A vincere a pugni, calci e tirate di capelli siamo buoni tutti e questo ribadisce soltanto l' efficacia delle tecniche funzionali.

4) Definiamo cosa io intenda per scontro libero.
Anche qui mi sa che spesso chi legge abbia una visione diversa dalla mia, perciò la chiarisco una volta per tutte.
L' applicabilità di un sistema di combattimento si dimostra nel suo contesto finale, che è... il combattimento.
Il combattimento sportivo lo mettiamo subito da parte in quanto circoscritto in un regolamento specifico a seconda dello stile: ah, gli sportivi proprio per questo studiano solo tecniche dimostrate e dimostrabili nel loro contesto. Bon.
Quello di cui parlo più in generale è il combattimento libero, in cui entrambe le parti in causa siano libere di fare ciò che più le aggrada per sconfiggere l' avversario, applicando le proprie tecniche senza subirne a loro volta.
Qui veniamo ad un' importante precisazione.
Combattere in modo "totale", dove tutto sia veramente concesso, ci porta al tanto decantato combattimento per la vita, riconducibile esclusivamente ad una situazione gravissima di aggressione.
In questo tipo di situazione si usano quindi tutte quelle "tecniche" (se così possiamo chiamarle...) volte a danneggiare anche in modo permanente l' aggressore: dita negli occhi, sputi di catarro, calci nelle palle, parolacce brutte, capelli strappati, morsi, graffi, uso di oggetti trovati per caso proprio lì (karambit, bastoni lunghi e corti, nunchaku, bottiglie rotte, tirapugni, pistole, tazer, sedie volanti, liocorni, zii pugili, etc.) e naturalmente tutte le tecniche vietate nei match sportivi proprio perchè particolarmente pericolose (proiezioni particolari, leve particolari, colpi a bersagli particolari).
Il buonsenso mi porta a dare per scontato che generalmente non si parli di questa situazione estrema, che al contrario alcuni praticanti pretendono di avere come unico obiettivo, di solito solo per sentirsi più macho e letali.
Anche perchè fondare arti marziali da allenare una vita per poi ridursi ad usare certe cose per farle funzionare è una sincera ammissione di inconsistenza di tutto il resto.
Perciò ci resta un sincero combattimento libero in cui due persone possano fare tutto ciò che è in loro potere per vincere senza storpiare l' altro.
Ed ecco che improvvisamente tutti quegli esercizi allenati per anni nelle AMT svaniscano nel nulla, di solito in seguito al primo diretto stampato sul naso.
Ah, giusto per la cronaca: prima di arrivare alle dita negli occhi, ai calci nelle palle e tutto il resto, è dimostrato e dimostrabile come le tecniche degli stili funzionali permettano di concludere agilmente uno scontro.
Non dico sempre, niente è certo, ma provate a dare una ditata mentre subite un middle kick o a mordere mentre vi stanno spaccando il gomito con un armbar.
L' altro non si fa bene, ma scommetto che a terra ci resti il guerriero dei colpi sporchi...

5) Il mio maestro, il tuo maestro, io pratico così, tu pratichi cosà, bla bla bla...
Capita spesso che qualcuno mi riporti la sua esperienza in questa o quella arte marziale e finisca inevitabilmente per darmi dell' incompetente.
Pratico arti marziali da così tanto tempo che mi piacerebbe davvero un giorno scoprire le carte e vedere, e testare, chi abbia più... diritto di esprimere un parere?!? Stiamo scherzando, vero?
Siamo di nuovo lì: ci sono milioni di persone che ne sanno più di me, che praticano da più tempo, hanno più e variegate esperienze... Se mai mi fossi posto come il più grande esperto mondiale di arti marziali avreste motivo di risentirvi, ma anche se non è così qualcuno pretende di saperne di più con tanto di anni di pratica riportati ed altre amenità (e allo stato attuale, a leggere i commenti, parliamo di svariati anni in meno dei miei. Svariati...).
Io detesto fare certe affermazioni, ma alla centesima volta sono anche stanco di essere accusato da gente che almeno sulla carta non abbia la mia esperienza.
Che poi è un' esperienza alla portata di tutti, perchè in effetti non dipende dagli anni di allenamento: è una questione di normalissima obiettività, ricerca ed osservazione dell' ambiente, cose che chiunque può avere anche adesso.

E' uno switch che ti scatta in testa solo dopo aver testato sul campo l' attendibilità di ciò che hai allenato, dopo aver fatto ricerche disinteressate sulle origini degli stili e su quanto vi si dica, dopo aver analizzato con onestà il valore morale ed etico delle persone che idolatravi, dopo aver studiato, provato e verificato cosa siano le aggressioni per cui la gente va a studiare "autodifesa", dopo aver deciso una mattina di mettere nero su bianco ogni singola affermazione per poter dire "ok, questo è vero e questo no", dopo essersi confrontati con decine di altre persone arrivate alle stesse conclusioni.

Io sono solo uno che bazzicandoci da tanto tempo si è fatto un' idea più precisa, e la riporto.
Non ha davvero alcuna utilità spiegarmi come voi siate bravi, esperti, abbiate capito tutto del tal stile, è pura noia per me leggere certe cose, perchè è esattamente quello di cui sto parlando: pomposi saccenti che difendono a spada tratta il proprio orticello in quanto di tutto il ragionamento capiscono solo "il tuo stile fa cagare, gnè gnè!".
Se il livello di cognizione è questo, il bambino non sono di certo io.
Francamente se Tyson in persona commentasse sul blog dicendomi che il kung fu spacca, non cambierebbe nulla: a chi ha orecchie per intendere, intenda...

6) Non mi importa nulla delle MMA o degli Sport da Combattimento.
Vedo ancora che l' utente medio, praticante di AMT, legge un articolo e subito si precipita a commentare pensando di avere a che fare con l' ennesimo bamboccio pro-SdC e anti-AMT in virtù del machismo che ruota intorno a questi ambienti.
Penso che da ragazzino avrei reagito anche io così, anzi ho descritto proprio un episodio del genere nei primi post.
Adesso invece non me ne può fregare di meno, non mi tange proprio.
Io parlo di osservazioni molto obiettive e dimostrabili su cose che funzionano o no, cose che si dicono di fare o no, tipologie di praticanti ed altre, tipologie di ambienti ed altri.
Se tutto quello che capite è che io sia un promotore delle MMA, cambiate aria.

7) Non sto cercando di far cambiare idea a nessuno.
Qualcuno mi spieghi quale interesse potrei mai avere nel convincere una persona a sostenere le mie posizioni.
Io faccio delle cose, voi fate delle cose, tutti fanno quello che gli pare e piace.
Io parlo di mie esperienze ed un mio punto di vista, voi vi incazzate come cerberi perchè non coincidono con le vostre.
Ah, e sarei io a cercar di far cambiare idea agli altri?
Fate un bel respiro e chiudete la pagina, che nessuno intaccherà le vostre credenze, a meno che non siate voi stessi a volerle verificare.

8) Il post "Liberarsi di Bruce Lee"
Trovo davvero triste e allo stesso tempo emblematico il fatto che la stragrande maggioranza delle visite e dei commenti sul blog riguardino il post specifico riguardante Bruce Lee.
E' deprimente.
Ho provato in tutti i modi ad argomentare il mio punto di vista, ho cercato di dare una definizione chiara di cosa intendessi, ho addirittura dedicato un altro post per spiegare daccapo la riflessione ma niente da fare, continuo a ricevere commenti piccati nel pieno rispetto dei punti qui sopra:

- Gente che mi vuole spiegare quanto Briuuus Liiii fosse figo, bello, forte, audace, oceano di saggezza, etc. senza argomentare i punti discussi.
- Gente che conosce e mi racconta la storia di Briuuus Liii meglio di quanto ne sapesse lui stesso, di sè stesso.
- Gente che nonostante quanto scritto continua a farne una questione personale, sciorinando offese e piagnistei che neanche all' asilo nido.
- Gente che racconta di come pratichi nel modo giusto, col maestro giusto, con  la guida spirituale giusta (Briuuus Liiii, ovvio), e grazie a Briuus Liii (?!?) tutti i giorni riesca a massacrare di botte anche Capitan America.
- Gente che mi da del frustrato; Capito, mi danno del frustrato persone che commentano piccate sul blog personale di uno sconosciuto. No comment.

Bene, mi rivolgo a tutti quelli che hanno commentato o abbiano intenzione di commentare:

I commenti nel post "Liberarsi di Bruce Lee" o riguardanti Bruce Lee NON verranno più accettati a meno che non portino riflessioni intelligenti ed argomentate.

Il che naturalmente non vuol dire che debbano essere per forza in linea con il mio pensiero (sai com' è, tra persone adulte il confronto intelligente è accettato).
Non sprecatevi nemmeno a lasciare commenti sperando che li legga anche se non li pubblico: non avete idea di quanto poco me ne freghi, non appena intuisco il tono cancello il messaggio senza finirlo, credeteci o no.
Questa cosa vale anche per qualsiasi altro commento stupido od offensivo.

Naturalmente queste cose erano già scritte in parte nel primo post, ma è utopia pensare che qualcuno ci faccia caso...

domenica 1 novembre 2015

Focus on: la Capoeira

Su richiesta dei lettori vado ad occuparmi di un' arte marziale molto caratteristica quale è la Capoeira, dopo averne accennato qualcosa nei commenti passati.
Premetto che non l' ho mai praticata e quindi non posso parlare per esperienza diretta, cercherò di analizzare la questione da un punto di vista abbastanza distaccato.
Ovviamente trovandoci su questo blog il punto sul quale mi concentrerò riguarda l' applicabilità di certe tecniche e più in generale l' atteggiamento che ho riscontrato nei suoi praticanti.

Veniamo subito al punto: la Capoeira è un' arte marziale atipica in quanto nota più per le stupefacenti evoluzioni dei suoi praticanti piuttosto che per la sua applicabilità nei contesti di combattimento od autodifesa.
Diciamocelo chiaramente e senza paura, la persona media non va a praticare Capoeira con lo stesso spirito di chi cerca botte da orbi o saggi santoni orientali.
Ci va prima di tutto per divertirsi, per fare un' attività originale alternativa all' aerobica o alla palestra classica.
Non ho mai sentito un singolo jugador vantarsi di possedere speciali abilità da combattente, nè promuovere il proprio stile quale adatto all' autodifesa o ad alcunchè, e questo già definisce un' utenza molto più tranquilla e scevra da stronzate machiste o new age.

Va però detto che nella sua forma originale (Capoeira N'Gola) doveva avere una qualche parvenza di sistema di combattimento sebbene profondamente intriso di ritualità, probabilmente molto più dei sistemi orientali.
E' significativo sottolineare che la Capoeira N'Gola e quella "moderna", Brasiliana, siano molto diverse: da qualche parte ho visto un video di Capoeira N'Gola e sembrava più un ballo rituale tra persone sconfitte dalla gravità visto il modo in cui stavano categoricamente a terra a quattro zampe (esponendo a ripetizione il deretano...) rispetto ai volteggi assurdi effettuati dai brasiliani.
E da questo presupposto ritengo che come sistema di combattimento non fosse affatto funzionale, a meno di contestualizzarlo in modo molto specifico (mi spiace, non ho fonti per approfondire questa cosa).

Ma parliamo della Capoeira che bene o male conosciamo tutti.
E qui veniamo alla prima delle curiosità che si sentono nell' ambiente: si dice che gli schiavi neri avessero elaborato questo sistema di combattimento per essere in grado di difendersi pur avendo le mani legate da pesanti catene e che nascondessero piccole lame tra le dita dei piedi per rendere più pericolosi i loro particolari calci.
Ora, io non metto in dubbio che la cosa suoni molto affascinante e in qualche modo credibile (non ho detto attendibile), resta il fatto che questi schiavi non ci abbiano ottenuto un bel nulla.
Non so, sembra di dire che abbiano ottenuto la libertà grazie a questi espedienti, o si difendessero dagli schiavisti a suon di calci rotanti che neanche Mazinga Z.
No, quelli gli sparavano da dieci metri alla prima rimostranza, e ne ammazzavano quaranta alla volta per rendere gli altri mansueti...
Sono più portato a credere che si ammazzassero TRA DI LORO in quel modo, al limite.

Gira anche la leggenda dell' arte marziale cammuffata da ballo tribale, un pò come capita con le forme cinesi in cui si trovino i segreti dello stile mascherati da ginnastica. Buffonate, quella è ginnastica e basta.
Anche in questo caso va sottolineato come l' origine africana della Capoeira e la sua stessa evoluzione storica in Brasile siano profondamente legati alla cultura, ritualità e religione dei neri africani.
Perciò praticare Capoeira significa entrare in contatto con un mondo in cui la tradizione e la cultura brasiliana siano parte stessa della pratica e dai quali non si possa slegare banalmente l' aspetto tecnico.

Ok, ma che diciamo invece dell' aspetto tecnico?
Beh, qui il discorso si fa più intricato.
Innanzitutto è bene precisare che la Capoeira non sia fatta solo da atleti superfisicati capaci di roteare in aria come il personaggio di un videogioco, così come non debba essere vista esclusivamente nel suo aspetto ludico o rituale.
La particolarità delle sue tecniche sta proprio negli schemi di movimento, attacco e difesa non ortodossi che possono sorprendere facilmente chi non li conosca.
Il problema però resta quello: dove e come si può pensare di muoversi a quel modo ed applicare in modo significativo certi colpi?
Perchè al solito i contesti cambiano molto, un conto è la roda, un conto è il combattimento libero ed un altro l' aggressione in casa propria.
E in ognuno di questi cambiano in modo radicale lo stato mentale, la disponibilità di spazio, l' abbigliamento, la percezione delle competenze dell' avversario...
Ed ecco allora che anche escludendo evoluzioni o tecniche esose di spazio appaiano evidenti i limiti di un sistema che NON fa della pragmaticità il suo forte.
E nemmeno gliene importa giacchè lo scopo del tutto non è quello, e quindi torniamo al discorso che ho fatto nell' incipit.

Dal mio punto di vista non ho nulla contro la Capoeira, i suoi praticanti o i suoi istruttori, perchè pur avendo parecchi movimenti interessanti non è mai stata proposta quale metodo di combattimento particolarmente efficace, nè i suoi cultori vagano sulla terraferma facendo dichiarazioni roboanti sui presunti miglioramenti come uomini o come combattenti.

Esattamente all' opposto di quanto avvenga con i sistemi orientali discussi nel blog.