mercoledì 16 settembre 2015

Analisi video

In risposta al video promosso da Elisabetta Kohen quale indicativo di cosa sia il vero Krav Maga, vedrò di analizzarlo nei dettagli come già fatto in passato per altro materiale.
Prima di proseguire con la disamina sono costretto a sottolineare i soliti punti chiave volti a cercare di non creare malintesi, ormai mi sono rassegnato all' idea che la maggior parte dei lettori non legga veramente i post passati in cui ho già ribadito il mio punto di vista.

Punto 1 - Io non sono promotore nè detrattore di nessuna scuola o stile in particolare.
Non mi frega di sostenere il valore degli sport da combattimento contrapposti alle arti tradizionali o agli stili di difesa, anche se capisco che sia difficile crederci.
N O N  M E  N E  F R E G A  U N  C A Z Z O.
Non me ne viene in tasca nulla tranne che i click sul banner lì a destra, che molti non vedranno perchè c' hanno l' AdBlock attivato.
Per la cronaca, arrivato al quarto anno di vita del blog con quanto guadagnato mi ci posso pagare forse due caffè, uno solo se preso in qualche piazza famosa.
Dovete cliccare tantissime volte sul banner, dico davvero.
Voglio regalare al gatto i crocchini di quelli costosi della pubblicità, fatemi questo regalo.

Punto 2 - Parlo per esperienze dirette, non per sentito dire nè dopo interminabili sessioni al pc spulciando video di questo o di quello. Non per questo pretendo di avere la verità in tasca o di non poter sbagliare valutazioni od interpretazioni.
Non mi frega proprio di essere per forza corretto. Chi è dotato di intelletto può trarre da solo le proprie conclusioni.
Quello che mi piace promuovere è solo ed esclusivamente il senso critico.

Punto 3 - Liberi di ritenermi un "cinquantenne in cerca di rivincite sociali" (e con l' infarto dietro l' angolo), un "quindicenne passato dal Karate pulcini alle turbo-minchia-paua-emmemmei yeah", un saccente, uno sfigato incapace che parli a vanvera, etc.
Cristo, non avete nemmeno la più pallida idea di quanto non me ne freghi nulla.
Perciò bando a ridicoli profili psicologici per scoprire il perchè dica certe cose e bando a qualsiasi domanda volta a sapere come mi chiami, cosa pratichi e cosa abbia praticato.
Non ho intenzione di dirlo, perchè il senso del blog per me non è autenticare o meno le mie osservazioni a seconda di chi sia io.
Però un sassolino dalla scarpa me lo voglio togliere: io mi ritengo una ciofeca a livello marziale, e lo faccio per lo stesso senso critico con cui giudico gli altri; Tuttavia nessuna delle persone che mi criticavano e che ho conosciuto dal vivo avevano un livello di esperienza, tecnica e attitudine di cui vantarsi rispetto al mio.
Non lo dico io, ovvio.
E' imbarazzante per me fare una simile dichiarazione, ma visto che la critica più frequente è che io sia un incapace che spara a zero sulle AMT perchè non ne sia all' altezza o non le abbia comprese, invito a farsi un bell' esame di coscienza prima di parlare.

Punto 4 - So benissimo che il blog appaia molto provocatorio e venga visto come una serie di critiche a tutti i costi per screditare certi stili, ma assicuro di non essere vittima del mio stesso "personaggio": non sono qui a fare il bastian contrario o a sputtanare le cose in toto.
C'è del buono in tutto quello che ho visto e praticato, ma per far passare certi concetti ho scelto di essere piuttosto diretto nell' esposizione, altrimenti si finisce come sui forum degli Orsetti del Cuore in cui tutti finiscono per giustificare le stronzate che fa l' amico nel nome della diplomazia.

Punto 5 - Argomentare. Sono disposto a dialogare con chiunque abbia voglia di spiegare il proprio punto di vista o le proprie esperienze, purchè si argomenti e si mantenga un tono civile.
Senza contare che, cazzo!, stiamo parlando di hobbies... take it easy.
Quando le persone alzano i toni, scadono nell' offesa e soprattutto non SPIEGANO ad un livello minimo sindacale le proprie osservazioni, non ho alcun interesse a proseguire il dialogo, ho ben altro da fare.
Ci sono i forum per perdere tempo, io non ne ho più, perciò blocco i commenti e ognuno pensi a quel cazzo che gli pare, che Bruce Lee sia invincibile, che i monaci siano guerrieri o che il proprio stile sia fatto nel modo giusto che io non sono in grado di capire.



Fatte le doverose premesse vengo al sodo.
Ah, giusto per citare, se non riuscite a capire le mie osservazioni... è un problema vostro.
Io ci provo soltanto, ma la capacità di riflettere di ciascuno è aldilà del mio potere.

Il video analizzato:

https://youtu.be/S3S3BUOmn_k

Non so chi siano i protagonisti, nè mi interessa. Non mi interessa screditarli o dire che siano bravi.
Vedo comunque che si tratta di un' esibizione di tecniche portate da una ragazza, quindi si parla di autodifesa femminile.
Ci sarebbe già talmente tanto da dire che lo farò in un post a parte.

- 0:02 secondi: aggressione da dietro.

Ovviamente è un' esibizione, perchè la ragazza sa già che tipo di attacco stia per subire.
Vanificato quindi il senso dell' angolo cieco, ma non facciamo troppo i fiscali.
Vediamo l' aggressore che in fretta e furia le arriva dall' angolo cieco per... per cosa?
Boh, per appoggiarle le mani al viso? O era uno strangolamento?
Le ragazze oggi vengono aggredite a... strangolamenti mentre passeggiano?
Andiamo, che razza di attacco dovrebbe rappresentare?
E' una cosa tipica delle AMT, la "difesa da strangolamento"... se non fosse che non si è mai sentito di qualcuno strangolato mentre passeggiava, a due mani, in piedi.
Ok sono di nuovo fiscale, è un' ipotesi.
Quello che però salta all' occhio è la classica, assurda, ridicola pretesa che l' aggressore una volta portate le mani al viso/collo si immobilizzi.
Già, cade in catalessi, ed è il tipico ed esasperato metodo didattico delle arti marziali tradizionali: uno simula l' attacco da studiare e poi FINE.
Stop, si ferma lì, non va neanche di cattiveria... ed ecco allora che chi deve mostrare la difesa riesce a fare qualsiasi cosa gli venga in mente.
Non importa che sia più o meno valida, più o meno realistica: tanto ha già vinto per copione perchè l' altro non farà nient' altro che subire.
La difesa della ragazza inizia con due gomitate, di cui una al busto/palle ed una al volto.
Io sfido a neutralizzare un aggressore che ti prenda al collo con due gomitate; Il colpo alle palle, se quello è, ha più senso ma ancora invito a provare ad usarlo per davvero contro un vostro amico che sia libero di prendervi al collo di sorpresa, come si presume in questo esercizio.
Provateci, dico sul serio.
Seguono le classiche ginocchiate esasperate proprio nel Krav Maga: e io sto ancora aspettando una ragazza che sia in grado di colpire con simili ginocchiate al busto e disturbare per davvero un uomo incazzato.
Viene sempre dato per scontato che siano tutti colpi a segno, il punto è che le persone in grado di far male con ginocchiate al busto (non sto parlando di testicoli volutamente) al punto da far piegare un uomo in pieno rush adrenalinico, le devo proprio vedere.

- 0:05 secondi: arriva l' amico con il coltello.

E' difficile riuscire a spiegare il perchè si continuino ad allenare difese da attacchi armati portati a quella maniera.
Me lo aspetterei da rigidissimi karateka durante il saggio di fine anno al palazzetto di Borgo Tre Case, perchè per loro è la massima espressione della tradizione marziale giapponese.
Non da chi studia presunte tecniche da guerriglia urbana priva di fronzoli.
Dico davvero, le coltellate non arrivano così. Punto.
Nemmeno a un babbeo verrebbe in mente di telefonare a quel modo una coltellata, non mi capacito di come si possa anche solo crederlo.
Io quel tipo di tecnica la facevo eccome, era parte di un programma tecnico rigoroso.
Ed era già evidente quanto fosse improbabile, ma del resto è uno degli unici metodi possibili per permettere al difensore di intercettare per davvero una coltellata.
E' questo il punto chiave: allenarsi nelle difese da coltello è difficile soprattutto per chi attacca, perchè deve modificare nella sostanza la maniera in cui lo farebbe per istinto.
Certo che l' entrata è sensata, come metterlo in dubbio?
Il problema è che quell' attacco non avrà mai luogo così.

- 0:08 secondi: attacco di coltello... dall' alto.
Non starò a spiegare di nuovo di come le coltellate non vengano portate in quel modo.
E' plateale, è telefonato, è esageratamente ampio pur di consentire l' entrata tipica da Jujitsu.
Provate ad eseguire la stessa tecnica con un pennarello, o un pezzo di gomma morbida.
Provate, dopo anni ed anni di allenamento, a lasciare che l' aggressore sia libero di accoltellarvi in quel modo, con l' energia, la foga e la volontà di piantarvi per davvero il [pezzo di gomma] nella scapola.
Ci riuscite? Ottimo risultato!
Ora provate a chiedere la stessa cosa ad un delinquente nel quartiere più brutto della vostra città, dandogli in mano un coltello vero ed affilato.
Siete pure liberi di DIRGLIELO come attaccare, e prendervi tutto il tempo per prepararvi (proprio come avviene nella realtà, nevvero?).
Eh già, le lame vere queste sconosciute... per carità.

- 0:15 secondi: attacco in due
Di nuovo una situazione che perde del tutto il suo effetto sorpresa, ovviamente, in quanto esibizione.
Io ho sempre assistito a risultati esilaranti nel cogliere per davvero di sorpresa la gente, fanno tutto tranne quello che hanno allenato per secoli.
Altro test che invito a fare e valutare con i propri occhi.
Leva di disimpegno al braccio e... il tizio che se ne sta immobile come da copione.
No, non fa abbastanza male, non quando ti devi preoccupare anche di un altro tizio che ti stia correndo incontro con l' ennesimo coltello.
No, non lo fai inciampare a quel modo con un calcetto, la sua reazione è palesemente plateale.
Succede in qualsiasi corso di AMT da cinquant' anni, niente di nuovo.
Si rialza e rincorre la ragazza che nel frattempo trattiene in leva il primo aggressore: tatticamente sensato, ma di nuovo molto più che ottimista tant' è che ad un certo punto questo si siede a terra, sconfitto così, senza nemmeno sapere perchè.
Eh già, rivedetela più volte la sequenza, concentrandovi solo sul primo aggressore e cosa faccia in tutto il tempo.
Muore, così.
Nel frattempo arriva il secondo attacco col coltello, più realistico tranne per il fatto che non punti affatto al corpo dell' eroina, che infatti lo evita facilmente per poi mandare di nuovo a tappeto un uomo, presumibilmente incazzato e nel pieno delle sue forze, con poco più di uno sgambetto.
In pratica cade da solo per completare la scena.

- 0:21 secondi: disimpegno da uomo armato di... pistola.
Io non so perchè si studino metodi per disimpegnarsi da una situazione tanto improbabile, ma se c'è gente che studia come maneggiare tridenti o spade di carta argentata lo prendo per buono.
Però non capisco per quale ragione un presunto rapitore dovrebbe tendere il braccio improvvisamente davanti a voi.
Il giochetto è quello di prima, andate al poligono, prendetela in mano una pistola e provatela, così per farvi un' idea di quanto pesi, di quanto solo trovarvi nella sua linea di tiro vi faccia cagare addosso.
Poi datela in mano al ceffo di prima, carica, e ditegli di trattenervi.
Non so se tenderà il braccio per voi.

- 0:28 secondi: uno-due?
Non ho capito che tipo di attacco dovrebbe simulare, di certo non è un uno-due (che poi non so chi si metta a tirare pugni a quel modo ad una ragazza).
Diciamo che siano degli spintoni.
La reazione è molto bella, molto efficace e la ragazza la porta davvero bene.
Quelli del Wing Chun ci vanno matti per questo tipo di cose, in alcune AMT ci si fanno interi stage.
Poi decidi di provare liberamente, col compagno che possa partire prima di destro o di sinistro, ed ecco che la tua concentrazione va tutta lì: capire con cosa partirà prima.
Intesi, ci si riesce prima o poi, non è mica impossibile; Quello che cambia le carte in tavola è chiedere al compagno di tirare un jab- diretto, al viso, con l' intenzione di mandarti al tappeto.
Niente più braccia molli, niente più animo rilassato, niente più movimenti ampi o controlli del braccio.
E' tutto molto bello e affascinante da vedere, ben altra cosa metterlo in pratica.

- 0:30 secondi: approccio mascolino
Questo mi sembra molto più sensato, non è uno strangolamento Frankenstein nè una presunta aggressione feroce.
La risposta mi piace, anche se la vedo al solito applicabile contro gente poco determinata.
Penso che se chiedessi io a quel tipo di approcciarmi per chiudermi in una cravatta, con l' intenzione di tenermi davvero giù, il più delle volte non riuscirei a liberarmi.
Pratico quella tecnica da ben prima di vederla nei video, e ho chiesto ad amici inconsapevoli (ma decisamente più grossi di me) di provarla.
Finisce sempre in un clinch prolungato.
No, non riesce così facile prendere il tempo e la sorpresa. No, non riesce così facile colpire ai genitali con la mano DESTRA. No, anche con la mano sinistra a tirare naso, occhi, gola, l' altro riesce a resistere.
Sì, con il tempo giusto gli si fa fare un bel volo. No, una persona più leggera non ce la fa a farti fare il bel volo, soprattutto quando sei aggressivo.
Ma valle a spiegare per scritto ste cose...

- 0:35 secondi: altro rapimento
Continuerò a chiedermi perchè esistano milioni di praticanti di arti marziali di ogni tipo e mai nessuno che finisca in queste situazioni da film per disimpegnarsi a quel modo.
Soprattutto quando l' aggressore una volta perso il vantaggio se ne resti di nuovo immobile a subire.

- 0:39 secondi: un classico.
Altro episodio da film, altra risposta tecnicamente credibile... ah vero, da provare con la pistola carica, vera, e il tizio napoletano che ve la punti.
Mi offro volontario per puntare pistole cariche alle ragazze veloci e rubarmi di mano la pistola a quel modo.
Io punto su me stesso e il proiettile.
Nella scena successiva abbiamo in sostanza lo stesso ragionamento.

Il video sta durando troppo e io non ho intenzione di passare la serata a scrivere.
Anche perchè quello che segue ricalca quanto già detto, aggressori che dopo il primo attacco perdono del tutto la combattività, perchè si suppone che il contrattacco sia talmente rapido e invalidante da neutralizzarli.
Combattimenti con i coltelli che nemmeno in un film, quando la gente col coltello ti attacca in una furia omicida.
Strangolamenti da sotto la monta evitati con la classica leva al polso, col tipo che si lascia cadere e di nuovo si presume sconfitto per due calci.
Non sono impressionato.

E non voglio mettere in dubbio la passione, l' impegno e l' indubbia abilità della ragazza in oggetto, molto veloce e tecnica, però torno a ribadire: la aggressioni non avvengono così, le reazioni non sono quelle, le risposte sono tutte credibili finchè allenate in palestra, coi compagni, senza la paura di on farcela, con tutto lo spazio a disposizione, con i vestiti comodi, con la mente concentrata, con nulla da perdere davvero.
Non ho detto che sia inutile, questo no, nè che altri stili abbiano le risposte: ma tutto questo è troppo sopravvalutato e certi passaggi mi hanno ricordato cose da me ben vissute in vari contesti.

L' unico modo per rendere davvero credibili questi studi diventa quello di provare al limite, contro gente che non conosci e che temi, con armi vere, con rischi veri. Ma non si può.
E la gente che invece ci prova, perchè diamine esiste... beh, torniamo al punto di partenza di quanto vado dicendo da anni.
Chi ha orecchie per intendere intenda.

lunedì 14 settembre 2015

L' attitudine alla sconfitta

Uno degli ultimi commenti mi ha fatto tornare alla mente una questione di cui non ho mai parlato, ovvero la condizione mentale differente tra i praticanti di AMT e quelli di arti funzionali con sbocco sportivo.

La situazione tipo è definibile analizzando vari aneddoti accaduti in palestra: ci sono quei ragazzi o ragazze che vengono ad allenarsi per la prima volta in un' arte funzionale, sia che si tratti di lotta che di striking, e al momento dello sparring si arrendono letteralmente dopo il primo colpo o alla prima leva non ancora andata a segno.

Come mai?
E' soprattutto una questione di attitudine mentale, o meglio, di condizionamento dovuto al metodo di allenamento al quale sono abituati.
In tutte quelle arti marziali fatte di tecniche mirabolanti in cui si fermano pugni al volo per poi applicare tutta una serie di combinazioni, inevitabilmente si finisce per accettare il fatto che un contrattacco ponga fine all' aggressione.
Voglio dire, tutti sanno che un pugno sul naso faccia un gran male, non ci vuole una scienza per saperlo; Il punto è che in queste arti marziali, per metodologia di allenamento (e non di rado per volontarie ed assurde convinzioni pseudo-morali) nessuno in effetti riceve mai un colpo da KO.

Il massimo che possa succedere è l' incidente, solitamente quando si è poco concentrati e il compagno di allenamento non esegua l' esercizio prestabilito nel modo esatto in cui vada fatto.
In quelle occasioni ecco che qualcuno finisce per prendersi un bel pugno in faccia.
E stiamo sempre parlando di colpi controllati, non pugni aggressivi ed intenzionali...

Ci si abitua all' idea che quel dolore sia già sufficiente a dimostrare le potenzialità di un colpo andato a segno, ma in effetti non ci si abitua all' idea che un attacco veramente intenzionale ti possa mandare nell' aldilà.
Oppure no.
Perchè la cosa incredibile è che molta gente sottovaluta la propria resistenza o il fatto che finchè non sia più in grado di muoversi possa continuare a combattere anche con la faccia sfaldata e una mano rotta.
E no, non basta presumerlo: bisogna viverlo sulla propria pelle.

Una delle esperienze più utili che si possano apprendere nel campo del combattimento è proprio subìre un colpo da KO, un soffocamento che porta allo svenimento o una leva tirata quasi alla rottura.
Il test del pugno in particolare è quello che non di rado porta convinti marzialisti ad abbandonare la propria pratica decennale fatta di combinazioni "risolutive" e forme del crisocione (è un animale dal nome molto divertente e sono sicuro che qualche cinese ne abbia ricavato un balletto marziale).
Vi rendete conto? Un banalissimo pugno, che potrebbe tirarvi l' ultimo dei pezzenti all' oscuro di qualsiasi tecnica di combattimento.
Ci si allena per anni nella presunzione che gli attacchi vengano portati in modi molto esotici e schematizzati, e poi arriva Cicillo Pizzapasta che con una sventola da periferia ti mette in ridicolo davanti alla schiera di ragazze in hot pants.

Sia ben chiaro: tutti i praticanti di AMT sostengono a gran voce che il loro sia uno studio tecnico (???) dovuto all' etichetta tradizionale, e che sia scontata la reinterpretazione di ogni singola tecnica nel contesto "reale"...
E' l' estremo tentativo di giustificare una metodologia di apprendimento che in fondo sanno non essere sensata, ma questo lo percepivano durante le primissime lezioni... In seguito vengono tutti assuefatti alle convinzioni sopra descritte e man mano si autoconvincono di aver inteso chissà quali verità profonde nel loro modo di addestrarsi.
Lo credevo anche io, e lo sostenevo con sincera convinzione.

Questa mancanza di contatto con la realtà unita alla presunzione di terminare le collutazioni con un colpo risolutivo, finisce per modificare il mindset dei praticanti di AMT.
Aggiungiamo quel pizzico della tipica sudditanza psicologica per cui si debba fingere si finisca sempre sconfitti se a farti una tecnica sia qualcuno con un grado superiore, magari il maestro del corso, ed ecco servita l' attitudine alla sconfitta.

E così eccoli arrivare alla prima lezione in un corso in cui provare le cose liberamente sia la norma e arrendersi letteralmente al primo contatto.
Per arrendersi intendo fermarsi durante lo sparring, non reagire e continuare, interrompere per andare a medicarsi anche quando non ce ne sia bisogno, battere la resa al primissimo segnale di dolore.
La condizione che porta una persona a dichiararsi sconfitta alla prima difficoltà.
Perchè in effetti la vera difficoltà non l' avevano mai esperita.

E' anche per questa ragione che ritengo la pratica delle arti funzionali, e l' esperienza agonistica, molto più formative di qualsiasi allenamento decennale di AMT.
E non parlo solo dell' aspetto pratico: c'è una crescita molto più onesta e genuina nello scoprire quanto si riesca a perseverare nelle difficoltà.

Nelle AMT te lo spiegano come se fosse un' acuta riflessione tramandata da saggi maestri eremiti; Nelle arti funzionali lo impari sulla tua pelle da solo.

L' abitudine a combattere insegna a combattere anche le difficoltà della vita.
L' abitudine a fingere di combattere insegna ad arrendersi non appena supponiamo di aver perso.