lunedì 28 gennaio 2013

Mosche bianche


Un caro amico che insegna (ahimè) in un suo corso di difesa personale mi ha chiesto di fargli supplenza per una sera in quanto non può presenziare alla lezione, forse due.
Ho già assistito in precedenza ad alcuni stralci delle sue lezioni e sapendo che è un tipo intelligente, che è anche uscito indenne da un' aggressione reale (rapinatori armati di coltello), mi ha molto intristito assistere ai suoi insegnamenti derivati soprattutto dalla sua pratica del Wing Chun.

Primo perchè non ho più nessuna fiducia in quello stile di combattimento, le cui posizioni e presunti controlli non sono applicabili in una vera situazione di pericolo nemmeno dai suoi massimi esponenti mondiali, che alla fine smanacciano, scalciano o pizzicano furiosamente sostenendo che ci sia una tecnica sopraffina dietro a tutto ciò.

Secondo perchè ritengo inopportuno insegnare simili perfezionismi a gente che ha scelto un corso di autodifesa e non di arti marziali: in questo senso mi sembrano più appropriati quegli pseudo corsi che ogni insegnante di Jujitsu si inventa per fare cassa.

Ma siamo grandi amici e non mi sono mai permesso di fargli troppe osservazioni a riguardo, ho solo cercato di segnalargli stage o testi che potessero chiarirgli le idee, senza successo; e allora, consapevolmente, ho scelto di lasciargli fare il suo percorso così come io ho fatto il mio.
In fondo anche io in passato ho insegnato delle cose fuori dal mondo.

Si avvicina la sera della lezione e sono molto combattuto su cosa spiegherò ai suoi allievi.
Devo fare una lezione come dico io?
Avendo carta bianca grazie alla fiducia decennale che lega i nostri percorsi marziali, potrei farlo: una lezione in cui invece di dare false sicurezze spiegherò tutte le lacune del fatto stesso di studiare difesa personale, loro, in palestra, con le mosse di Wing Chun.
Oppure mi chiedo se dovrei solo timbrare il cartellino, fargli ripetere gli esercizi che fanno solitamente più qualche altra classica genialata tipo le difese da presa ai polsi.
O magari fargli provare una lezione da sport da combattimento, quello che pratico, al massimo contestualizzando le tecniche per il loro contesto..

Non voglio passare anche io per un istruttore cazzaro, ma non voglio nemmeno gettare fango sul lavoro che lui sta portando avanti. Non lo merita e non è mio diritto.
Alla fine decido che inizierò la lezione con un dibattito sul tema dell' autodifesa, per dare qualche input di riflessione, poi chiederò cosa vorrebbero affrontare in termini pratici.
Roba semplice ma che forse non hanno mai provato.

Arrivo in palestra e trovo solo due ragazzi ad aspettare: so che in quel corso poca gente è costante ma sono un pò deluso; Mi sarebbe piaciuto intavolare una discussione con tutti e mi ero preparato anche degli esempi pratici da fare in funzione dei partecipanti.
Comunque iniziamo e sono in tre, si è aggiunta una delle ragazze e pochi minuti dopo arrivano altri due iscritti, padre e figlio.

Come dicevo li avevo già visti allenarsi, confermando alcune osservazioni personali riguardo ai corsi di autodifesa: vi partecipano soprattutto persone davvero indifese, che non hanno una reale determinazione a faticare e si presentano fisicamente e caratterialmente come vittime sacrificali.
E soprattutto non hanno la più pallida idea di che razza di argomento stiano andando a trattare, si berrebbero qualsiasi cosa.
Ritengo il caso di aiutarli a farsi un esame di coscienza; Chi vorrà approfondire lo farà.

Prendi quel ragazzino: è un perfetto nerd, con gli occhiali, la carnagione pallida e il fisico moscio; Non lascia trasparire nessuna emozione, non sorride mai.
In tutta la sera non l' ho visto sorridere una volta, non dico ridere.
Completa la sua figura una pessima scelta di abbigliamento con tuta griffata... playstation.
Non sono cattivo e non voglio esserlo, ma qui non si sta parlando di essere politicalmente corretti o rispettosi o tolleranti.
Tu sei qui perchè hai scelto di praticare "difesa personale" e certe cose è giusto che le capisca.
Non posso permettermi di ridicolizzarlo, così intraprendo un discorso generale sul perchè siamo visti come potenziali vittime e cosa potremmo fare per apparire meno vulnerabili.
Purtroppo non credo abbia recepito che le osservazioni erano rivolte indirettamente a lui.

Gli altri partecipanti sono abbastanza omogenei, manca però un ragazzo che avevo visto e che non capisco cosa ci faccia in un corso simile: giovane, lo sguardo da duro, la pettinatura da moicano e il fisico che dimostra un allenamento serio di pesistica.
In realtà una mia idea del perchè lo faccia ce l' ho: in questi corsi puoi sembrare una macchina letale senza confrontarti con nessuno e puoi raccontare agli amici che tu studi combattimenti "senza regole".
Roba da duri, roba da veri killer.
Oppure perchè in una qualsiasi palestra di Muay Thai non saresti che uno tra i tanti, e magari le prendi pure da tutti nonostante un aspetto temibile.

Inizio il dibattito e dopo un giro di domande dirette è chiaro che nessuno di loro si è iscritto perchè ha subìto un' aggressione o frequenta posti a rischio.
Tutti, indistintamente, vogliono imparare a difendersi perchè "con quello che si sente oggi in giro...", "non si sa mai", oppure sono affascinati dalle arti marziali e gli è piaciuto quanto proposto.

Non hanno assolutamente idea di cosa significhi essere malmenati da una persona incattivita e naturalmente non hanno nessuna intenzione di sperimentarlo.
Soprattutto si tengono ben alla larga da qualsivoglia sport di contatto, perchè in un corso di autodifesa è tutto così maledettamente facile!

In un corso di difesa puoi convincerti di fare ginnastica seria, ma non raggiungendo gli stessi risultati nel fisico puoi raccontarti che non sei lì per dimagrire o farti i muscoli.

Puoi convincerti di tirare al sacco come i pugili, ma se i tuoi pugni non lo spostano nemmeno di poco puoi raccontarti che non sei lì ad allenarti per salire sul ring con guantoni ed arbitri.

Puoi convincerti di saper sconfiggere i delinquenti assassini, ma se non sai gestire nemmeno l' assalto del compagno di corso puoi raccontarti che tanto quella non è una situazione reale.

Lo so e ne ho conferma: i corsi di difesa personale sono soprattutto una ricerca di autostima per chi ci si iscrive.
E questo rafforza la mia idea che questi corsi andrebbero tenuti in aula con psicologi ed esperti di comunicazione, non da esperti di arti marziali.
Combattere è l' ultima chance a cui nessuno vorrebbe arrivare, e non si affrontano i problemi partendo dalla fine.
Ci saranno anche corsi validi, che affrontano cose sensate in modo sensato ma sono mosche bianche nel panorama generale, a maggior ragione se con il nome difesa personale si maschera un corso di arti marziali adattato.

Il punto è che tutti gli istruttori sono convinti di essere mosche bianche...