venerdì 27 maggio 2011

I Maestri di Tutto

Oggi parleremo dei Maestri Tuttologi.
Ora, è bene distinguere due varianti di questi maestroni: ci sono i maestri di tutte le arti marziali esistenti sul pianeta terra, e i maestri di tutto in generale (!!!).
Qualunque cosa tu voglia sapere, loro te la possono insegnare.

Analizziamo per primi i maestri di tutte le arti marziali.
Anche ieri mi sono imbattuto in una discussione con protagonista uno di questi fenomeni, degli autentici tesori nazionali.
Per prima cosa vorrei dare qualche spiegazione ai lettori del tutto ignoranti riguardo al ridicolo mondo marziale.
L' apprendimento di un' arte marziale (intendo proprio una) è qualcosa che può durare tutta la vita.
Non sto parlando delle favolette sul Do, intendo anche solo tecnicamente.
Che ci crediate o no non si può parlare di un pacchetto di n lezioni in cui alla fine venga rilasciato un diploma con scritto che "conosci il Kung Fu".

[Oppure no...???]

E visto che parliamo di AMT a maggior ragione, dal momento che le implicazioni storiche, culturali, filosofiche e folcloristiche richiedono una continua ricerca e una completa dedizione ad essa, sia tecnica che morale.
Studiare una seconda AMT può quindi complicare già di molto le cose perchè magari quest' ultima segue princìpi tecnici ed approcci diversi.
Figuriamoci poi laddove siano i concetti morali e la filosofia di pratica ad essere diversi.

Certo, esistono stili molto simili ed assimilabili: ma praticare due cose diverse per definizione rende comunque un pò meno specialisti di ciascuna disciplina, e visto che stiamo parlando di stili che si autoproclamano già "completi" e dichiarano di perseguire una "Via di Vita", i mischiotti portano inevitabilmente a non essere degli autentici esponenti nè di una nè dell' altra cosa.
Come se dichiarassi di essere allo stesso tempo un perfetto seguace del Cristianesimo Cattolico, Protestante, dell' Islam e dell' Induismo, seguendo rigorosamente tutte le funzioni annesse.

Ma ragazzi, qui stiamo parlando di maestroni che a nemmeno 40 anni pubblicano curriculum al limite della barzelletta, proclamandosi esperti di svariate AMT!
E già che ci sono aggiungono di essere anche esperti di sport da combattimento (vari!) e pure sistemi di difesa personale!

Il neofita rimane notoriamente impressionato da questi curriculum, cadendo nel facile tranello di ritenere qualcuno esperto (a parole) di molti stili un vero mostro di bravura.
La triste realtà è che dietro ai curriculum chilometrici ci sia soprattutto una questione di marketing, problemi di autostima ed onestà ma soprattutto tanta faccia tosta e sopravvalutazione di sè stessi.

Questo genere di maestri si convincono di poter assimilare qualsiasi stile semplicemente imparando qualche nuova posizione, tecnica o nozione filosofica, il che dovrebbe già dare da pensare su quali siano le differenze concrete tra gli stili.
E' un pò come se un calciatore si considerasse anche un esperto di Basket, Volley, Badminton, Pallanuoto, Hockey e Takrow in quanto, in fondo, in tutti questi sport ci sia una palla e una rete.
Ma l' aspetto davvero ridicolo della faccenda è che questi maestri si ritengano talmente acuti da capire tutto in un paio di lezioni di un altro stile.
Non è raro infatti che il loro decantato curriculum si limiti a brevi incursioni nelle altre discipline, roba di pochi mesi quando va bene.
L' importante per loro è poter inserire nelle proprie esperienze la tal pratica, in modo da essere automaticamente autorizzati a parlarne con aria di competenza.

Tuttavia si tengono lontani da qualsiasi competizione ufficiale, stage o attività delle discipline "extra" in quanto naturalmente la loro truffa non starebbe in piedi.
Raccontano sempre di essersi slegati dalle associazioni ufficiali perchè "erano tutta fuffa" o politica oppure perchè solo loro sono i veri depositari di quell' arte.
Nelle bacheche delle loro palestre fanno bella mostra un sacco di diplomi (spesso falsificati o ottenuti con metodi che non sto ad elencare oggi) che attestino "ufficialmente" la loro competenza.

Veniamo ora ai maestri tuttologi.
Nelle AMT sono altrettanto diffusi questi curiosi personaggi, che in virtù del loro titolo (cioè ragazzi... loro sono MAESTRI!) si sentono in potere di dare risposte sensate a tutto.

Vi svelo un segreto: spesso gli orientali quando non sanno rispondere ad una domanda si inventano la risposta pur di non ammettere la loro ignoranza.
E' una questione culturale di difficile comprensione per gli occidentali, ma ne sono testimone diretto (pur non facendone una regola, chiaro).
Nel processo di esportazione dei segretissimi stili marziali deve essere stata inclusa anche questa caratteristica, perchè ancora oggi i più infervorati maestroni di AMT piuttosto di farsi cogliere impreparati dalle domande delle nuove allieve con gli occhioni grandi grandi, preferiscono assumere un' aria da uomini di mondo e dare risposte inventate e fumose.
L' importante è che la figura di Maestrone Sapiente non venga intaccata.

I danni maggiori si hanno quando i maestroni pretendono di consigliare su questioni di salute (perchè si sa, la conoscenza dei punti da colpire in cui fluisce l' "energia vitale" fa di loro anche dei medici...), ma si assiste ad episodi esilaranti quando affrontano gli argomenti più disparati: un maestro di AMT di quelli Veri è capace di inventarsi un sermone sul senso della vita, con tanto di parabole, poesie e aneddoti profondissimi partendo da una domanda su quando passa il prossimo tram.
Sono prodighi di consigli per i propri allievi (soprattutto allieve) e quando lo fanno si sentono un pò come dei Gesù redivivi.
Vediamo ragazzi nemmeno trentenni convinti sul serio di poter consigliare sessantenni su questioni personali o raccontare aneddoti di vita vissuta con toni da grande saggio.

Ovviamente questi tuttologi danno il meglio di sè quando inseriti in gruppi di cui sono i leader indiscussi, quando trovano sudditi.. ehm allievi disposti ad idolatrarli (anche di questo parlerò in futuro).
Sono talmente calati nel ruolo da non riuscire più a comportarsi come persone normali, con i propri limiti e debolezze: devono apparire in un certo modo e quindi non gli è consentito farsi trovare impreparati alle domande.
Oltretutto sono capaci di rigirare i discorsi riconducendoli sempre a qualche principio filosofico proprio dell' AMT che insegnano, per alimentare il settarismo tipico.

Il loro orgasmo definitivo è raggiunto quando prendono parola alla cena di fine anno, con tutte le discepole riunite e tutti i presenti che li ascoltano in silenzio, perchè quando il Maestro parla gli apostoli hanno sempre da imparare.
E nelle parabole del Maestro Tuttologo è sempre nascosto un significato profondo...

giovedì 26 maggio 2011

I Maestri fannulloni

Ogni giorno, ogni santo giorno mi capita di finire sui forum di arti marziali e provare un senso di mortificazione per quante stronzate, truffe e idiozie vengono allegramente diffuse da esperti e non.
Oggi è toccato ad un ormai noto truffatore (di quelli alla Wanna Marchi) che piano piano si sta costruendo una credibilità e scommetto che un giorno prenderà posizione da qualche parte come presidente o megamaestro; Poi tocca all' ennesimo megamaestro di 20 discipline diverse che però viene difeso a spada tratta da un suo "allievo" (si si come no...) per quanto sia umile, generoso, onesto, incredibile...

Ma proseguiamo con l' argomento del titolo: dopo i Maestri esaltati discutiamo dei Maestri fannulloni.

Ne ho conosciuti un paio e mi ci sono allenato per tanto tempo quindi so di cosa parlo.
Questi Maestroni di AMT si distinguono per il fatto di non partecipare mai, dico mai, ad un allenamento che sia uno e in ogni caso per far di tutto pur di evitare di allenarsi.
Solitamente hanno gradi molto alti, condizione sfruttata per affermare di "aver già dato"; Oppure affermano di non aver più bisogno di allenare il fisico grazie alle loro abilità che non richiedono sforzo, o ancora dicono di essere talmente pieni di infortuni (per via degli innumerevoli combattimenti mortali sostenuti per anni) da non riuscire più ad allenarsi come vorrebbero.
E così quando arrivano in palestra fanno un pò come i vecchietti che guardano i cantieri stradali, dando indicazioni agli altri su come e cosa fare ma senza rimboccarsi le maniche e sudare un pò a loro volta.

Secondo i sacri valori delle AMT il Maestro è deve essere una figura intoccabile e assolutamente di livello superiore, quindi si fa passare per normale il fatto che non si alleni con "le cinture basse".
Eh già, lui non può mica sprecare tempo, lui si allena con i suoi pari livello.
Che spesso non ci sono, o abitano in altre città: se ne deduce che l' allenamento di un Maestrone abbia luogo giusto una volta al mese (se va bene) e rigorosamente a porte chiuse.

Questi Maestri hanno spesso una preparazione fisica talmente scadente che anche quelle rare volte che si abbassano a fare qualche esercizio con gli allievi (tipo 10 piegamenti, 5 minuti di corsetta nel dojo, etc) li si vede ansimare e sforzarsi con gli occhi strabuzzati; A quel punto si fermano e inventano un altro esercizio più semplice o dove possano limitarsi a "correggere" gli allievi.
Ovviamente sto parlando di uomini e donne nel fior fiore degli anni, mica di settantenni.

Per evitare queste figure spesso delegano ad atleti più giovani e prestanti la parte di ginnastica: e così se ne restano a bordo tatami con l' aria seria sperando che nessuno gli faccia mai domande dirette sul perchè non li si veda mai allenarsi, o perchè non si preoccupino di tutta quella ciccia e quel culo enorme!
Ma no, nelle AMT si dice e non si dice, si fa e non si fa... tutto può essere abilmente spiegato (o dribblato) chiamando in causa qualche storiella sulla Via, sui vecchietti eremiti che spaccavano le pietre pur senza aver mai fatto preparazione fisica, etc.

E così questi maestri riescono col tempo a costruirsi una credibilità basata su verità di fede:

"Io mi sono fatto il culo molto più di un alteta per anni, tu non lo sai perchè eri troppo giovane... non ho bisogno di giustificare nulla a te, Oh discepolo stolto e irriverente... ma aspetta, come osi rivolgerti così al Tuo Maestro? Taci Cita e abbassa lo sguardo!"

Col tempo si creano delle congreghe di Maestri Fannulloni, riconoscibili immediatamente negli incontri ufficiali: trovano sempre una scusa per non allenarsi, o non confrontarsi; Si coprono le spalle a vicenda alimentando leggende sulle presunte capacità di ciascuno, del tipo

"Lui è uno bravo, adesso lo vedi così perchè si è rotto il menisco quando aveva 16 anni... ma prima era un belva te l' assicuro!".

In compenso adorano essere presentati alle manifestazioni come maestri espertissimi della scuola taldeitali, adorano essere al centro dell' attenzione quando il pubblico è formato da incapaci, adorano tutti i titoli, i gingilli, gli optional, i vantaggi e tutto ciò che serva a costruirne un' immagine di grandi esperti di AMT.

E allora io penso agli handicappati che vanno alle paraolimpiadi.
Penso a quelli che hanno fatto un brutto incidente in auto, o hanno avuto una malattia, tutte quelle persone a cui i medici dicevano che non sarebbero più tornate a camminare, correre, saltare, etc. per poi essere smentiti.
Ne conosco di persona, e senza fare retorica piagnosa da Studio Aperto francamente trovo ridicolo che questi maestroni parlino di sacrifici e impossibilità di allenarsi adeguatamente.
Io conosco gente appassionata sul serio di ciò che faceva (non necessariamente arti marziali) che in barba a qualunque problema, o rischio, ha continuato imperterrita a praticarla attivamente, e non solo per i "vantaggi sociali" che la cosa comportava.

Nelle favolose AMT, con tutti i miti sulle ragazzine di 40kg che "con la sola tecnica" fanno volare via Batista e Brock Lesnar messi insieme, i colpi segreti che dopo 3 giorni muori, cazzate abnormi sull' energia e il radicamento e il posizionamento e il sarcazzo, le tecniche che funzionano "se le fai nel modo giusto"... è normale che i buoni a nulla trovino la loro realizzazione.

La prossima volta che osservate un maestro di AMT, giudicate cosa faccia, come lo faccia, con chi lo faccia e cosa dica di saper fare: si scoprono verità di cui sarebbe bene tener conto.

mercoledì 25 maggio 2011

I Maestri esaltati

Più osservo il fantastico mondo delle AMT dopo esserne uscito e più mi rendo conto, con la mente libera da condizionamenti, di quante situazioni inverosimili si vivano al suo interno.
I primi fautori di queste situazioni in bilico tra il ridicolo e il patetico sono proprio i maestri e gli istruttori dei vari corsi, coloro che rappresentano i modelli di riferimento per ogni praticante.
Facciamo allora una breve indagine sui tipici personaggi che si trovano in questo ambiente.

Abbiamo per primi i maestri esaltati, personaggi che in virtù delle loro capacità, grado e posizione "sociale" (nel microcosmo della pratica marziale) si permettono di trattare i propri allievi come dei manichini per "dimostrare" la spaventosa efficacia delle proprie tecniche.

Prima di tutto va chiarito un aspetto: i maestri di AMT non sono solo degli allenatori di un' attività sportiva.
O meglio, loro ci tengono, fanno di tutto per non essere considerati tali, perchè vogliono che l' AMT venga considerata qualcosa di più che un corso di danza ed autostima (vedi post precedente).
Per ottenere questo obiettivo è quindi importante porsi in un certo modo, forti delle varie formalità presenti nell' AMT: deve essere chiaro da subito che il maestro sia la Legge all' interno del corso, e vada rispettato e riverito indipendentemente da quanto sia meritevole e capace.

E' ovvio che se scelgo di entrare in un gruppo con delle regole, sta a me rispettarle per farne parte. Questo è logico e giusto.
Ma la cosa che mi indispone è che queste regole vengano imposte e pretese da persone che per prime non le rispettano, o le sfruttano a proprio vantaggio quando più torna comodo.
Come se un prete che professi una religione fatta di rispetto per il prossimo, astensione dai piaceri carnali e materiali, etc si scoprisse pedofilo, drogato... Oops! Ma questa è un' altra storia... :-)

Ma torniamo a parlare del nostro istruttore esaltato, quello che si può permettere di mostrare con forza e violenza le proprie tecniche senza che il povero allievo possa reagire con altrettanta libertà.
La situazione tipica è questa: il maestrone di AMT vuole spiegare la tecnica X, prende un allievo e gli chiede di attaccare nel modo stabilito.
Quello attacca proprio come gli è stato chiesto, e senza reale determinazione: dopotutto si sta studiando, no?
Peccato che il maestro si senta invece libero di applicare ciò che vuole con una forza, velocità ed intenzione fuoriluogo: avete presente lo spot "ti piace vincere facile?".
Il punto è questo: si fa presto ad applicare le più fantasiose tecniche su qualcuno che non sia libero di reagire come voglia, oltretutto vittima di una notevole sudditanza psicologica.
Con queste condizioni funziona tutto, grazie al cazzo aggiungo.

La sudditanza psicologica, nelle AMT è una costante assoluta.
Come sottolineavo, nel momento in cui si accetta di praticare AMT si è destinati a subire questa pressione psicologica, essendo il rispetto per i maestri imposto da regolamento.
Non sto dicendo che ognuno debba fare ciò che voglia o mettere sempre in discussione le parole dell' insegnante, ma trovo veramente sbagliato il modo morboso e autoritario con cui ciò venga imposto, senza lasciare possibilità di replica.
Io Tarzan, tu Cita, stai zitta Cita e abbassa lo sguardo.
 
Parliamoci chiaro: un maestro meritevole otterrà automaticamente il rispetto dei suoi allievi.
Anzi, guardando più in grande, avrà il rispetto in generale delle persone.
Non stavamo parlando di una pratica di miglioramento dell' uomo, che non debba limitarsi alla sola palestra come quei luridi sport da combattimento?
Non dovrebbe insegnare a stare al mondo e non soltanto a fare a botte?
Ebbene, a maggior ragione un maestro di AMT dovrebbe, con tutti i limiti degli esseri umani, tendere ad impersonificare ciò che divulga, che se parliamo di buone azioni e atteggiamenti alimenteranno da sole la stima degli altri.

Ma io conosco ed ho conosciuto un sacco di maestri di AMT che decantano in continuazione le proprie capacità e valore morale ma nella sostanza sono solo dei pomposi palloni gonfiati bravi giusto a mettersi su un piedistallo con gli allievi.
Basta fare un salto sui forum di arti marziali per farsene un' idea: sono davvero pochi i sedicenti maestri che mantengano un profilo basso e non facciano uscite a dir poco imbarazzanti, senza però perdere occasione per sottolineare quanto nel loro dojo si facciano le cose giuste, quelle più tradizionali e quindi concrete (ahahaha!), si rispettino valori autentici e tutti imparino nel modo giusto...

Ultimamente ho letto di maestri che raccontano con entusiasmo di come abbiano quasi messo KO ragazzini di 16 anni o ragazze venute per una lezione di prova, in una forma di autocompiacimento che vorrebbero venisse condivisa ma non fa altro che confermare quanto sto dicendo.

Altri casi patologici arrivano dai video "di presentazione" disponibili in rete: in questo caso i maestri danno il peggio di sè stessi, perchè esponendosi pubblicamente si sforzano a tutti i costi di apparire forti e cazzuti.
Ecco allora maestri (tipicamente di Wing Chun) che pestano con aggressività allievi totalmente remissivi, facendo la faccia cattiva e persino producendo suoni onomatopeici (FU FU FU! PAM! TUM!) pur di dare più credibilità ai loro movimenti; karateka più preoccupati di urlare kiai fortissimi finendo le tecniche in posizioni perfettamente immobili (per rimarcare presunti colpi di grazia), o maestroni che sbeffeggiano gli allievi fingendo di poter reggere i loro colpi (finti) con tale facilità da non degnarsi nemmeno di guardarli negli occhi.

La verità è che i maestri di AMT godono come dei maiali quando possono mettersi in mostra contro allievi inermi, ma non accettano per nessuna ragione di provarci con gente che sappia attaccare sul serio.
Non lo ammetteranno mai in quanto devono anche sostenere l' illusione della pratica di vita fatta di rispetto, bontà e saggezza... ma a chi non piacerebbe sentirsi un supereroe depositario di tecniche mortali e oceano di saggezza?

Fare il "maestro di arti marziali" è una posizione sociale ambìta, nel suo piccolo: anche il più sfigato degli impiegati può crearsi un piccolo mondo in cui essere il Padrone, il Capo, il Presidente... il maschio alpha, che rende più l' idea.
La differenza è che un maschio alpha guadagna questa posizione confrontandosi regolarmente con tutti gli altri, e può essere spodestato non appena perda un confronto: nelle AMT invece il Maestro non può mai essere messo in discussione, e non si abbasserà mai ad un confronto attivo con gli altri.
E così è libero di rimarcare la sua superiorità prodigando consigli di saggezza orientale (e magari è lo zimbello dell' ufficio), "combattendo" contro allievi inermi ed incapaci e imponendo il rispetto delle regole del suo piccolo mondo.

martedì 24 maggio 2011

Sempre sulla Via e derivati

Rileggendo il precedente post mi sono reso conto di essere finito fuori argomento senza arrivare al senso del titolo.
Non avevo voglia di correggere il post, considerato che ne sono nati altri spunti, però ora vorrei tornare sul tema.
Si parlava del Do, questo percorso di saggezza che i Veri praticanti di AMT decantano ogni volta che vogliano compiacersi per la loro pratica "elevata" rispetto a chi fa solo sport.

Quello che volevo sottolineare è che questo Do, questa "via dell' arte marziale", viene chiamata in causa come se fosse un' esclusiva delle AMT, senza però chiarire che cosa sia effettivamente.
Perchè in pratica ognuno ci plasma quello che vuole, se ne esce con questa trovata della Via per darsi un tono quando parla con gli amici o quando si deve confrontare con chi pesta come un fabbro, non avendo altre argomentazioni se non ammettere di non essere altrettanto capace.

"Guarda che le arti marziali non sono violente, non sono mica una zuffa tra ubriachi!
Chi segue veramente i dettàmi delle nobili AMT accede a livelli di saggezza e consapevolezza superiore!"

Quante volte ho sentito discussioni con questo messaggio di fondo..
Il problema è di chi sostiene questa argomentazione perchè io posso accettare che guerrieri del passato abbiano maturato una filosofia e mentalità di vita particolari in seguito ad una vita fatta di scontri spesso mortali, ma che l' impiegato di Reggio Calabria (che inizia a praticare per calare la pancetta e va in palestra a fare ginnastica marziale per due sere a settimana se va bene) possa arrogarsi il diritto di vivere la stessa esperienza... Beh permettetemi di dissentire.

Il fatto che oggi nelle AMT si dia molta meno importanza all' applicazione realistica di ciò che si impara (ergo: non si combatte mai per non farsi la bua), ha alimentato a dismisura questo aspetto "filosofico" della pratica, cosicchè gran parte dei praticanti si nasconde dietro a questa scusa per giustificare la propria paura del confronto reale, fatto di botte, lividi e dolore.
Le AMT sono così diventate una pratica piacevole e appagante, effettivamente "per tutti" (come piace molto sottolineare nei volantini pubblicitari) anche se gli allenamenti, ridotti a mera ginnastica, vengono vissuti come sessioni faticosissime di esercizi speciali, manco a Tana delle Tigri..

Prima che qualcuno si inalberi per difendere il proprio orticello, facciamo la solita riflessione banale: cosa si fa, mediamente, in un allenamento di AMT?

- Si fa un pò di riscaldamento (ginnastica)
- Si provano per ore dei movimenti mimati chiamati tecniche (ginnastica)
- Li si ripetono fino alla nausea per renderli esteticamente perfetti (ginnastica artistica)
- Si suppone che più questi siano belli da vedere, più saranno efficaci quando Paolino il Camionista ti metterà le mani addosso perchè gli hai fregato la morosa (illusione mista onanismo puro)
- Si ripetono delle sequenze di posizioni chiamate forme (danza)
- Si rispettano un sacco di formalità pseudoreligiose-militari in nome del rispetto per un maestro che spesso è un altro impiegato di provincia privo di quell' esperienza che però gli piace ostentare con le ragazzine dagli occhioni grandi grandi (autolesionismo)
- Si ascoltano senza possibilità di replica delle nozioni di "filosofia orientale" prive di fondamenti storici, competenza reale o analisi da parte di chi le ha redatte (filosofia spiccia, settarismo).
- Sì, ogni tanto chi è fortunato fa anche qualche minuto di sparring, in cui senza rendersene conto si muoverà in modo completamente diverso da come abbia provato dieci minuti prima (e nelle precedenti venti lezioni), ma illudendosi che questi pochi minuti di libero lo trasformino in un grande guerriero samurai (onanismo).

E così quando qualcuno si permette di far notare che forse, per onestà, non sia il caso di sentirsi delle macchine da battaglia se poi in media si pratica questo, il praticante di AMT si offende e chiama in causa la famosa "Via", il rispetto per i maestri a prescindere, e tutta quella serie di argomentazioni a parole in difesa di questa loro visione "superiore" della vita, la morte, le vacche (cit.).

Spesso il marzialista tradizionale rifugge il confronto fisico-atletico non perchè abbia sperimentato per troppo tempo il dolore o abbia già ammazzato decine di poveri cristi per concludere infine che il mondo sarebbe un posto migliore senza trucidazioni varie, come presumibilmente fecero gli antichi maestri: no, lui si appropria da subito di questa morale, ma si prende per induzione anche la parte in cui ha scuoiato o spezzato vite in giovinezza... E se ne gonfia l' ego.

Rifugge lo scontro perchè in realtà ha paura di farsi male, di scoprirsi incapace, di svegliarsi all' improvviso in una realtà in cui non si è più supereroi rispettati che vincono sempre con tecniche micidiali e armoniose ma si è solo uomini che fanno a botte.

E allora ecco che la "Via" diventa lo scopo principale per cui loro praticano questa affascinante attività.
Fanno ginnastica marziale e la associano a valori morali e insegnamenti di vita.
Hanno visto tanti bei film in cui il saggio maestro cinese è prodigo di consigli per i suoi adepti e vogliono anche loro sentirsi come lui.
La loro diventa a tutti gli effetti un' attività che non ha più nulla a che vedere con "lo studio e l' applicazione di tecniche di combattimento", in cui la "Via" sia una conseguenza del percorso: la "Via" stessa diventa il credo da seguire e nel frattempo, già che ci siamo, fanno anche una ginnastica che gli dona autostima e li rende fighi agli occhi delle ragazzine dagli occhi grandi grandi e quelli degli amici ignoranti!

A questo punto tutta l' AMT diventa un' opera di bene, un' associazione profit dei buoni sentimenti dove tutti sono meritevoli e non importa se non sappiano fare mezza cosa di ciò che studiano (anche se in giro raccontano di essere temibili guerrieri, andando pure ad insegnare).
E' un pò come se tutti gli universitari dovessero sentirsi automaticamente laureati per il semplice fatto di essere iscritti ed impegnarsi nello studio.

Il fatto è che possiamo attribuire un percorso di vita molto filosofico e affascinante a qualunque attività umana.
Chi coltiva piante per passione, chi segue una religione con fervore, chi fa sport estremi, chi abbandona la città per tornare a coltivare campi... ognuna di queste "esperienze" può avere significati profondi che possiamo esportare per renderli appetibili agli occhi di qualcuno abbastanza suggestionabile.
Ma diamo alle cose il nome che devono avere.

Io non metterò mai in discussione la positività del praticare qualsiasi cosa per puro piacere, e nemmeno per ingenuità d' intenti: se la signora Cesira si sente felice nel credere a tutte queste storie di saggezza e introspezione, se è semplicemente affascinata dalla cultura esotica o le piace fare una ginnastica originale... va benissimo così.
Ma non posso accettare chi invece si riempia la bocca di morale, valori ed etica solo per darsi un tono e per sentirsi un combattente senza averne alcuna capacità.

lunedì 23 maggio 2011

le Vie del signore sono infinite, quella del Do pure

Ieri sera mi è capitato di vedere un bel film, "Mongol", che narra la storia di Temujin, il futuro Genghis Khan.
Mentre guardavo il film mi facevo qualche domanda sul fatto che, data l' ambientazione, il popolo e il contesto storico trattati, quegli uomini dovevano essere veri praticanti di arti marziali tradizionali, nel senso di antiche, originali, autentiche.
Certo, se vogliamo dirla tutta qualunque essere umano dai tempi dei Neanderthal (compresi) praticavano in qualche modo una loro arte marziale "tradizionale", perchè guerreggiavano dalla mattina alla sera e in genere risolvevano i loro casini ammazzandosi!
Insomma, è chiaro che se vogliamo metterla sul piano delle botte, questi nostri antenati non avevano nulla da dimostrare, anzi.
Loro imparavano a menarsi perchè altrimenti venivano menati.
Quello che imparavano doveva funzionare perchè della posizione delle stambecco fatta come dio comanda non gliene fregava un benemerito accidenti.
Poi arrivò la VIA....

Oggi si fa un gran parlare di questa Via, il Do, il Tao o come cazzo vogliate chiamarla: resta il fatto che i mistici praticanti di AMT siano completamente assuefatti all' idea che praticare AMT sia soprattutto il percorso di questa Via.
Ora, visto che spesso risulta difficile proprio il capirsi, l' intendersi sul "di cosa si stia parlando", vorrei ripetere un' osservazione banale.

Se chiedo ad una persona qualunque "cosa siano le arti marziali", la risposta probabilmente sarà, in sintesi, "un sistema di combattimento".Se voglio imparare a giocare a calcio vado alla scuola di calcio;
Se voglio studiare psicologia vado all' università o ad un corso dedicato, etc.
Se voglio imparare a difendermi a mani nude o a combattere, la gente normale mette in conto di andare a praticare arti marziali.
Il malinteso disastroso è che, come già sottolineato più volte, ormai lo scopo originario e imprescindibile per cui queste pratiche sono state create è stato ampiamente abbandonato: lo studio di tecniche di combattimento.
Giratela come volete, che si parli di armi bianche, di lotta nella neve, di tecniche di spionaggio Ninja... Giratela come diavolo volete ma se parliamo di arti marziali, è ragionevole far riferimento ad arti del combattimento.

Non ho mai conosciuto nessuno che chiedesse di fare arti marziali aspettandosi di sedere ad un banco per ascoltare lezioni di filosofia, o la messa, o il sarcazzo.
La pratica avviene, chi più chi meno, attraverso l' allenamento di tecniche di combattimento (o presunte tali...).

Per qualche ragione però si è diffusa l' idea balorda che le AMT debbano essere anche una pratica di vita per il raggiungimento di una Via, che nessuno sa spiegare cosa sia esattamente ma per semplificare diremo che sia una cosa buona e giusta; Non dico l' "illuminazione" ma almeno un percorso positivo ed utile per sè stessi e gli altri: saggezza di vita insomma.
Bene, mi sembra giusto e ragionevole e più che rispettabile.
Ma qualcuno mi vuole spiegare perchè questa "Via", che ha connotati in effetti piuttosto filosofici, dovrebbe essere raggiunta studiando tecniche di combattimento?
Cioè io imparo ad ammazzare la gente e di conseguenza diventerei saggio e buono per la società?
Sarebbe bello chiederlo a Temujin, o agli imperatori romani, o cinesi o conquistatori e guerrieri di qualunque epoca e luogo... davvero, mi piacerebbe un sacco chiedere a loro quanto lo studio delle arti del combattimento, quelle in cui ci si ammazzava per davvero, abbia influito positivamente nella loro utilità "per il popolo".
Il loro di popolo, magari :)

Invece oggi leggo schiere di praticanti assuefatti all' idea che l' AMT sia quasi una religione, un qualcosa che miri alla formazione dell' individuo in maniera esclusiva, rendendo quindi poco importante l' applicabilità delle tecniche di combattimento.
Oggi questa gente da importanza solo all' impegno (o presunto tale), al fatto di muovere il culo per andare in palestra quelle due o tre sere, al fatto di fare propaganda e prodigarsi per l' insegnamento o la diffusione del tale stile.... non importa se poi si muova come una medusa al sole, mimi colpi senza averli mai messi in pratica (e magari insegnandoli!) e abbia una preparazione fisica degna di Homer Simpson: insomma c'è poco da stupirsi che questi divengano esponenti e rappresentanti di un' AMT ma poi nel concreto dimostrino solo una gran incoerenza di fondo.

Se io andassi sull' Isola di Pasqua a propormi come mastro pizzaiolo, immagino che dovrei saper fare le pizze.
Se andassi in Brasile ad insegnare in una scuola calcio, penso che i miei allievi presto o tardi dovrebbero saper giocare a calcio.
O ancora, se andassi ad insegnare filosofia ad Harvard, credo sia abbastanza importante che io abbia studiato a mia volta seriamente.

No, probabilmente mi sbaglio: dovrei essere accettato così come sono perchè in fondo sono una brava persona, leggo libri colti e quando ho tempo porto i bambini al parco giochi... Insomma dai fate fare le pizze, il mister o l' insegnante anche a me!
Prometto che poi imparerò, ma nel frattempo voglio insegnare ed essere considerato uno che ci sa fare!

Se le AMT di oggi si sono trasformate in circoli ricreativi volti alla ricerca del benessere psico-fisico attraverso una ginnastica, sta bene.
Ma che nessuno si azzardi a raccontare che gli antichi fossero grandi guerriei e uomini saggi perchè praticavano nello stesso modo, ricercando una qualche illuminazione celeste.
Perchè non è vero.

venerdì 20 maggio 2011

Aneddoti II - Ancora sulle scenette

Sempre sull' argomento esibizioni di AMT.
Dovevamo partecipare ad un evento nel palazzetto sportivo in cui aveva sede il nostro corso, una specie di saggio di fine anno al quale partecipavano tutte le discipline sportive praticate nel centro.
Come da prassi noi dedicammo alcune lezioni alla preparazione di una coreografia da mostrare, e che coinvolgesse il maggior numero di allievi anche per "stimolarli".

Venne il giorno dello spettacolino e cominciarono le esibizioni: prima il pattinaggio, poi la ginnastica artistica, etc. e poi arrivammo noi con qualche bella forma, qualche dimostrazione di tecniche mortali (tanto poi si resuscita) per finire con il pezzo forte, la onnipresente scenetta di "difesa personale femminile".
Una cosa simile a quanto visto nel precedente link, con tante mosse campate per aria in cui la ragazzina 17enne si difende a suon di calci volanti, salti rimbalzanti e pugni perforanti (non importa se nella realtà non avrebbe arrecato danno nemmeno ad un Oompa Loompa).
Ovviamente ovazione del pubblico... Chi non sogna di sgominare le bande di teppisti pedofili e stupratori mulinando calci danzanti? :)

Subito dopo capitò l' esibizione di quelli del Karate.
Il loro maestro presentò l' esibizione dichiarando che "noi non abbiamo preparato nessuna scenetta perchè di solito ci alleniamo e basta, perciò mostreremo alcune cose di una tipica lezione".
Ne risultò una cosa piuttosto pallosa, che già è palloso il Karate in sè; ma il pubblico aveva appena visto una fantastica scenetta di calci danzanti e voli volanti, come avrebbe potuto apprezzare quei robottini che si muovevano a scatti gridando all' aria?

A quel tempo noi ce la ridemmo di gusto, pienamente consapevoli del tono denigratorio nella presentazione del maestro di Karate, e proprio per questo ancora più soddisfatti del nostro "successo", del fatto che noi facevamo cose più stimolanti e fighe; Era solo un invidioso che non sapendo fare nulla di tanto spettacolare si era rifugiato nell' attacco verbale.

Questo episodio diventò uno di quei tormentoni da raccontarsi ogni tanto per fare due risate alla faccia degli altri.

Adesso che il mio punto di vista è cambiato radicalmente, condivido invece ciò che disse il maestro di Karate.
Non che adesso mi vada di decantare il Karate, quanto il senso delle sue parole, e della sua pratica, certamente più "pallosa" e meno avvincente ma più attinente al vero senso di un' arte marziale.

Mi spiego meglio: per preparare le esibizioni ci vuole tempo, e quel tempo lo si deve prendere dalle lezioni normali.
Preparare una scenetta non significa allenarsi! Significa preparare una scenetta.
Si decide cosa fare, si scelgono le tecniche e la loro sequenza, si decide chi fa cosa e poi si comincia a provare: io ti attacco così, tu fai cosà, qui metti una capriola, qui voli via, qui fai la faccia in quel modo...
E' proprio come recitare per un teatro! E' proprio recitare.
Il livello dei praticanti non è importante perchè tanto si sta recitando e in una recita anche una ragazzina di 40kg può sfiorare con le ditine del piede un gigante ciccione che quello salta via, fa la faccia contrita dal dolore e innesca scrosci di applausi tra le mamme sugli spalti che manderanno volentieri le figlie a fare AMT, così impareranno a difendersi in questo mondo di stupratori grazie al testamento tecnico lasciatoci da santi omini orientali di 2000 anni fa!

Il maestro di Karate certo non brillò per savoir faire ma oggi posso capire perfettamente il suo punto di vista.
Uno pratica arti marziali (aspetta lo riscrivo: ARTI - MARZIALI) e si ritrova altra gente che fa piroette e spettacolini circensi raccogliendo le ovazioni del pubblico ignorante; Poi deve proporre lui qualcosa che non però regge il confronto scenico, nonostante sia più coerente con quello che uno si deve aspettare di fare nel suo corso.

Posso capire la frustrazione di chi dica "io mi faccio il culo da anni allenandomi e basta e poi arrivano questi saltimbanchi che fanno calcetti mimati e piroette prendendosi un sacco di applausi, e io ora come posso far capire a quegli idioti nel pubblico che per imparare a combattere devi farti il culo facendo cose pallose, noiose e per nulla scenografiche?".

Posso capire la sua delusione, è un pò la delusione di chi oggi vede i ragazzini che crescono a pane, grande fratello, veline tette e culi, immagine, apparire, avere... e poi non hanno sostanza, sono ignoranti superficiali senza il senso della realtà.

Le arti marziali che danno così tanta importanza all' aspetto scenografico delle proprie esibizioni peccano di sostanza e mostrano esattamente cosa non si dovrebbe illudersi di fare.

giovedì 19 maggio 2011

Roba da alzare bandiera bianca..

Poi mi chiedono perchè io mi accanisca tanto, perchè dovrei rompere le balle a chi fa il suo divertendosi e basta.
Eh no cari miei, non rompo proprio le palle a chi si diverte, sono un burlone e mi piace pensare che nella vita ci si debba prendere meno seriamente, arti marziali o no...

Poi però navigando a caso in Internet capito in discorsi del genere:

http://www.wayne2k1.com/showthread.php?t=64478&page=12

E mi cadono davvero le balle perchè non riesco a capacitarmi di quanta boria, arroganza, IGNORANZA, incapacità di capire, sudditanza psicologica.. Quanto marcio sia presente nei mistici praticanti di AMT.

Mi dicono "Cazzo te ne frega lasciali fare...".
Ma a me piace credere che questo blog possa aiutare qualcuno ad aprire gli occhi.
Non dico per indirizzarsi necessariamente verso gli sport da combattimento, semplicemente verso una visione obiettiva ed onesta della pratica.

Ma come si fa a discutere con gente che ragiona così? :)

Andiamo a commentare I - Esibizioni circensi

Inizio con questo post una serie di commenti a ciò che è reperibile in rete riguardo alle arti marziali in generale.
Perchè mi rendo conto che spesso ci si possa fraintendere e sembrare polemici a priori, e senza argomentazioni ogni osservazione diventa inutile.
In realtà mi rendo anche conto che a chi non vive questo mondo da tanto tempo, o non lo vive allo stesso modo, diventa difficile persino capire certe osservazioni.
Perciò chiarisco subito che si tratta delle mie osservazioni, e che quello di cui parlo io è volto in particolare all' utilità, allo scopo che teoricamente si prefigge un' arte marziale ovvero allenare tecniche di combattimento corpo a corpo o armato.
Quindi non mi si venga a dire che le AMT mirino alla creazione di uomini migliori e bla bla bla, perchè semplicemente non mi interessa.
Per come la vedo io oggi, anche giocare a bocce può creare persone migliori, soprattutto se ci costruiamo intorno un mucchio di pirlate pseudofilosofiche pur di far sembrare il gioco delle bocce qualcosa di mistico ed elevato... senza offesa si intende.

Oggi parliamo di questo video:
http://videocombattimento.com/grangala-delle-arti-marziali-treviso-2006-4-animali/

Quello a cui si assiste è una buona rappresentazione coreografata di una specie di scena da film, ma di quelli di serie B di Hong Kong che si vedevano sui canali locali nei primi '90.
Francamente ho visto cose atleticamente più impressionanti negli spettacoli di pattinaggio sul ghiaccio, nel circo o anche in alcuni saggi di fine anno dei corsi di danza.
Non me ne vogliano gli interpreti di questa tipica esibizione ma ci vuole davvero poco per capire che tutto quello che hanno preparato sia solo coreografia fine a sè stessa: si vedono calci che nemmeno arrivano a bersaglio (ma chi subisce chissà perchè vola via, da solo), pugni velocissimi quanto totalmente privi di potenza (ma chi subisce chissà perchè fa smorfie di dolore immenso), combinazioni talmente elaborate e finte da non risultare credibili nemmeno a volerlo.
Chi attacca aspetta pazientemente il suo turno, e lo fa in modo da permettere all' eroe di far riuscire proprio quello che vuole, aspettando i tempi giusti per muoversi.

Dove vediamo solitamente questo tipo di rappresentazione? Esatto, nel circo.
Lo scopo del circo è intrattenere e basta? Benissimo, allora chiamiamo le cose col loro nome, questa esibizione è puro intrattenimento.
Peccato che il praticante di AMT non la pensi proprio così, ma ci creda davvero.
Chi fa AMT non va in palestra a sudare pensando di apprendere un balletto, non ci va con lo spirito di chi studia danza: si allena con in testa l' idea di diventare un temibile guerriero, di imparare a difendersi, di essere... un praticante valoroso di arti mortali!

Vediamo che gli interpreti "applicano" (?) tecniche proprie di stili derivati dagli animali (e già qui ci sarebbe da chiedersi perchè dovrei imparare a combattere interpretando uno stambecco)... Ma anche ad un occhio poco esperto appare chiaro quanto si sforzino di muoversi in un modo che non ha niente a che vedere con un combattimento realistico.
Non dico "reale", dico solo realistico.

Gli attacchi sono completamente privi di forza e velocità, sono praticamente mimati, mentre l' eroe si permette piroette funamboliche e atteggiamenti da guerriero.
Che dire poi delle famose "forbici in salto"?
Che senso possono avere, aldilà del circo, nel momento in cui chi le subisce resta perfettamente immobile ad aspettare di essere "cavalcato" e proiettato come se fosse un sacco di patate?
Ho fatto spesso questo tipo di dimostrazioni e so perfettamente quanta preparazione ci voglia; Non critico l' impegno o la passione di chi si allena ma, ragazzi, so anche quanto sia fondamentale ricordarsi a memoria la propria sequenza e preparasi a fare giusto quella, sincronizzando i movimenti con quelli del compagno.
E soprattutto, ed è questo il punto, non pensiate che le persone del video sappiano applicare davvero quelle fantasiose tecniche!

L' equivoco è anche questo, ci si nasconde dietro ad un filo d' erba dicendo che quella sia solo una demo, chiaramente coreografata... "ma quando fanno davvero..."
Spiacente, non funziona così!
Essere agili e atleticamente ben messi non si traduce automaticamente nell' essere abili a combattere; Saper eseguire quelle coreografie non significa affatto saperle applicarle davvero.

Eppure queste dimostrazioni sono esattamente ciò che affascina la gente, me compreso a suo tempo.
Se il loro scopo fosse dichiaratamente di mero intrattenimento lo accetterei senza domande.
Peccato che ciò che si alleni normalmente sia persino più falsato.

Le esibizioni di AMT in genere sono responsabili degli equivoci e delle illusioni di chi poi inizia a praticare perchè lo spettatore medio non è in grado di capire la differenza tra esercizi da circo e situazioni reali.
Non sa distinguerlo perchè spesso non vuole distinguerlo, ma questo non giustifica comunque tali sceneggiate.
Le esibizioni, soprattutto quelle così coreografate e spettacolari, danno un' immagine completamente falsata di cosa sia il combattimento perchè, per quanto bravi siano gli interpreti, il messaggio che passa è che con un solo calcio danzante si possa mettere fine ad' un aggressione; Oppure si illude che gli aggressori ci attacchino con sberle telefonate come se fossero dei burattini zombie, incapaci di reagire.
Questo alimenta la pessima qualità di informazione che circonda le AMT, fatta di miti, colpi speciali, pugni mortali, il tutto eseguito in modo affascinante ed armonioso quasi fosse una danza.

Ma leggiamo alcuni dei commenti al video:

Amo il Kung Fu, però mi spiace, non mi sono piaciuti gli atleti di questo video, lo praticano come se fosse Karate. Il Kung Fu è molto più fluido nei movimenti, per non parlare della velocità eccezionale dei maestri cinesi.

Cioè... Vediamo di capirci:  il Kung Fu sarebbe più "fluido nei movimenti"??
Ma soprattutto vogliamo parlare della "velocità eccezionale dei maestri cinesi"?!?!?!
AHAHAHAHHAHAHAHAH!!!!!

Non mi si venga a dire che stia pontificando sul commento di un ragazzino, perchè questo è proprio quello che passa normalmente in questo mondo bacato!
L' AMT X è più "fluida, potente, veloce..." dell' AMT Y.
Mi ricorda una scena di "L' ultimo combattimento di Chen", quando Bruce Lee dimostra a dei tizi che si allenano nel Karate che il Kung Fu sia più potente... Torniamo quindi a propaganda da film, a discorsi da bambini.
Sostenuti però a gran voce anche da degli adulti.
Che dire invece dell' eccezionale velocità dei maestri cinesi?
Altro tipico sintomo della sudditanza psicologica diffusa nelle AMT, in cui il maestro sia sempre un essere umano dotato di poteri speciali, superiore ai comuni mortali.
Questi poteri spesso gli derivano dal fatto stesso di essere orientale, mica perchè sia veloce per davvero.
Se incontrassimo un nigeriano che tirasse pugni a velocità curvatura non sarebbe comunque veloce quanto un maestro cinese!!!

Un’altra cosa che non mi è piaciuta, è il fatto che gli atleti fossero a piedi scalzi (come se fosse Karate).

Sorrido della superficialità di questa affermazione ma mi soffermo su questo tono snob che mostra un altro caposaldo dell' ambiente: il mio è sempre "più" del tuo.
Io faccio una cosa sensata, figa e mortale, tu fai una misera ciofeca.

Veniamo infine al colpo da KO:

In alcune vecchie riviste di Samurai Banzai (se non ricordo male erano degli anni 80, me le avevano regalate), c’erano quaderni tecnici di un maestro vietnamita.
Non ricordo il nome del maestro, ma era piuttosto bravo. Con una spada riusciva a tagliare un frutto posto sulla gola di un suo allievo. (il maestro mi pare fosse bendato).


Altra vera perla esplicativa di quanta ignoranza e mancanza di obiettività sia diffusa tra i praticanti.
Intanto saper giudicare le capacità di un maestro da fotografie su di una rivista è davvero notevole.
Come se giudicassi le abilità amatorie di una showgirl avendola vista in foto sulla copertina di Max.
Ma se poi basiamo questa supposizione sul fatto che tagliasse un frutto posto sulla gola di un allievo.... Allora tutto è chiaro: Moira Orfei & figli possono entrare nell' Olimpo dei Gran Maestri di AMT!!!

mercoledì 18 maggio 2011

Aneddoti I - Tecniche impossibili

Ero già entrato in una fase piuttosto critica della mia pratica di AMT.
Avevo sostenuto da tempo l' esame di cintura nera e iniziavo a pormi dei dubbi su quello che stavo imparando: con quel grado addosso, in fondo, la gente si aspettava qualcosa da me, dovevo dimostrare di essere una vera cintura nera di arti marziali.
Uno tosto.
Uno che sa difendersi.
Uno che fa le mosse che ti uccidono.
E invece mi rendevo conto che benchè fossi unanimamente considerato il migliore in palestra, in verità mi sentivo tutt' altro che capace (e senza presunzione ho saputo che molti nel corso prendevano me come riferimento, non il mio maestro...).
Certo, conoscevo a memoria tutti gli esercizi del programma e sapevo eseguirli piuttosto bene, le forme di posizioni poi erano la mia specialità.
Ma da qualche tempo mi chiedevo perchè tutta la pratica si focalizzasse esclusivamente sull' apprendimento della prossima forma o nel perfezionamento degli stessi esercizi che ormai conoscevo a menadito.
Vedevo intorno a me ragazzi e ragazze che si impegnavano per imparare quei movimenti, ma io che li avevo già ripetuti migliaia di volte mi dicevo: "perchè ora non posso allenarmi nella loro applicazione realistica?".

Quella sera stavamo provando alcune tecniche a coppie, di quelle in cui ognuno deve imparare la propria parte per farle riuscire in modo esteticamente corretto.
Già su questo ci sarebbe da discutere parecchio ma lo farò in futuro.
Stavamo provando per l' ennesima volta queste cose quando, lontani dal maestro, io e il mio amico decidemmo di provare in modo più libero.
Trattandosi di tecniche di lotta, decidemmo di provare a fare resistenza per opporsi alla riuscita del tal attacco o contrattacco.

Non ne riusciva uno che fosse uno.

Ovviamente noi sapevamo come funzionasse la tecnica e questo in qualche maniera giustificava questa difficoltà; Ma anche provando a fregarci a vicenda, cambiando qualche passaggio al volo, la cosa semplicemente non riusciva perchè era costruita su movimenti e accorgimenti troppo minuziosi (o impossibili) e abilità che non ci appartenevano.

Eravamo a conoscenza del principio di sbilanciamento dell' avversario, sentendo il suo peso e direzione di spinta  per approffittare di questi vuoti: solo che mai, in nessuna lezione ci si allenava per migliorare questa sensibilità.
Come diavolo è possibile imparare una cosa senza mai farla?
L' allenamento di queste tecniche era solo ed esclusivamente mnemonico!

E così sperimentammo che contro un avversario realmente libero di reagire diventava evidente come la ricerca di quei perfezionismi, oltre a non raggiungere lo scopo, risultava proprio controproducente: ci rendavamo vulnerabili a vari colpi o ci ritrovavamo in posizioni per nulla naturali e troppo vulnerabili se la tecnica non fosse entrata.

Poi arrivò il maestro.
Per rispetto (il rispetto è tutto nelle AMT!) ci guardammo dal dire che non funzionava niente.
Ci limitammo a farfugliare qualche osservazione, sentendoci pure colpevoli di aver provato qualcosa di diverso dalla sequenza di programma.
Allora il maestro se ne uscì con altre belle chiacchere tecniche sullo sbilanciamento, sul fatto che bisognasse fare così e cosà, prese me per dimostrare la tecnica che naturalmente riuscì.
Ma come sempre io mi guardai bene dall' opporre resistenza durante quel test.
Mettere in difficoltà il maestro nelle AMT è un affronto imperdonabile!

Tuttavia percepivo chiaramente che se avessi voluto resistere quella cosa non sarebbe venuta nemmeno a lui.
Se poi avessi voluto improvvisare (che ne so, prendergli i capelli e tirare, aggrapparmi con tutta la forza per non essere proiettato, reagire come potrebbe fare chiunque pur di opporsi) lo avrei messo proprio in ridicolo, perchè lui non si poneva mai domande su queste evenienze.

E così, per l' ennesima volta, restammo dell' idea che se le tecniche allenate non ci riuscivano, era solo colpa nostra.
Sarebbe bastato allenarsi di più ovvero... ripetere per altre mille volte la recita.

Le cose vanno per forza come dicono loro, se le alleni abbastanza.
Lo dicono saggi maestri di 100 anni fa!

lunedì 16 maggio 2011

Che facciamo?

Domanda: cosa differenzia esattamente un praticante di AMT da uno di SDC o DP?
(leggasi SDC= Sport Da Combattimento; DP= Difesa Personale, o meglio dire "sistema di difesa personale")

Lo scenario tipico è questo: un praticante di AMT è uno che studia per anni forme, posizioni e applicazioni in modo meticoloso e curando moltissimo i dettagli ma se poi si mette a fare un pò di "combattimento libero" lo vedi smanacciare e fare quella che io definisco la "simil-kick", ovvero un qualcosa di assimilabile alla kick boxing ma che non lo è in quanto fatta da gente che non sa cosa stia dietro alla kick boxing.
La curiosità infatti è quella: perchè uno che si allena a tirare pugni secondo precisi canoni (decantandone l' assoluta efficacia) poi si trova a tirare diretti, ganci, jab e compagnia bella?
Perchè se si allena a fare combinazioni di pugni, calci, spazzate e capriole, poi al massimo la sua combo sarà jab diretto middle kick?

Lo dico io perchè: perchè qui non si tratta di stabilire se gli SDC siano "meglio" delle AMT; Si sta solo dicendo che l' anatomia umana è unica e i colpi più veloci, pratici , potenti ed efficaci nell' insieme siano sempre quelli.

Detto per inciso TUTTI gli SDC derivano dalle AMT: non potrebbe essere altrimenti.
Ma aldilà delle regole specifiche di un determinato sport, gira e rigira i colpi sono e restano quelli, perchè selezionati tra quelli efficaci quando si combatte realmente.
Che si possano ideare varianti di colpi e prese è comprensibile, ma che questi siano ragionevolmente applicabili contro un avversario che, ricordiamolo, farà di tutto per non essere colpito e colpire a sua volta... ce ne passa.

Il mio primo passo verso l' abbandono di ciò che facevo è nato da questa considerazione tanto banale quanto disarmante: quello che alleno corrisponde a quello che faccio nel "libero"?

Lasciamo perdere tutti i discorsi su combattimenti mortali per le strade manco fossimo in Fuga da New York, e in cui sembra che con una "mossa" si termini lo scontro entro i primi 2 secondi, perchè sono tutte grandi cagate.
Libero è uno scontro che può durare 2 secondi come 10 minuti.
Anzi, è ragionevole presumere che se pratico un' arte marziale in cui si enfatizzano princìpi e tecniche che neutralizzino l' avversario in pochi gesti non dovrebbe interessarmi che l' altro attacchi di sorpresa o si prepari in guardia per un lungo scambio: dovrei essere preparato a terminare lo scontro al primo attacco.
E' questo che studio, no?

Se questa è la filosofia di base di tutte le AMT "da difesa personale", come mai i loro esponenti non mostrano questa tendenza in comune?
Perchè non appena vengono messi alle strette finiscono per fare la simil-kick boxing?
Questo dovrebbe far riflettere molto...

Ho allenato per tanti anni forme di posizioni, mi dicevano che rappresentassero combattimenti immaginari. Beh, più immaginari di così si muore!
Combinazioni "di studio" in cui uno tira un pugno, si incanta per qualche secondo mentre noi facciamo quattro o cinque movimenti tra parate, schivate, posizionamenti, colpi "micidiali"... il tutto rigorosamente a velocità ridotta e sapendo già che colpo arriverà.
E poi la prima volta che provi liberamente, ti accorgi che tutte queste cagate non funzionano.
Ma non nel senso che vadano allenate di più, nel senso che si fondano proprio su delle basi campate per aria, riescono solo ed esclusivamente finchè provate a velocità lumaca.

Nelle AMT l' "avversario" non è mai libero di attaccare come diavolo voglia.
Ovviamente la cosa è necessaria nella fase didattica, ma poi dovrebbe essere scontata una progressione di velocità e intenzione fino ad arrivare all' applicazione full contact nello sparring libero.
Invece no, più prosegui nella "Via" e più ti verranno proposti esercizi ancora più complicati e artificiosi.

Cominciate a mettervi in gioco, provando a fare sparring con qualcuno.
Chiedetevi se vi venga naturale assumere quelle posizioni, usare quei colpi, e se il vostro mindset sia focalizzato all' applicazione di certe tecniche, in quel modo, oppure ad altro.
Riprendetevi mentre combattete e giudicatevi con onestà per capire quanto si riconosca delle cose che avete allenato.
Chiedetevi se quella simil-kick non sarebbe a questo punto più efficace e consapevole andando ad allenare direttamente la kick boxing.

Ma se anche non vi interessasse minimamente lo scontro uno ad uno, provate a farvi "aggredire" a caso da un amico che non sia Topolino, dicendogli di opporre tutta la resistenza che gli riesca.
Giudicate se quello che ne è uscito sia davvero così armonioso e stilisticamente affascinante come si vede nelle esibizioni e... negli esercizi che studiate.
Chiedetevi se quella specie di rissa non sarebbe a questo punto più efficace e consapevole andando ad allenare direttamente un sistema di difesa personale.

Se nonostante questo pensate ancora che il combattimento sia qualcosa di molto cavalleresco, onorevole, bello da vedere, stilisticamente raffinato, che le tecniche classiche siano applicabili e sia solo questione di allenarsi di più, che il fisico non conti, che una ragazzina di 40 kg possa avere la meglio su un pugile di 90 grazie alla tecnica o a colpi proibiti occhi-palle-gola.... beh, in fondo vi rispetto perchè praticate con passione un piacevole passatempo...
Ma state illudendo voi stessi.

giovedì 12 maggio 2011

Perchè ho aperto gli occhi

Cosa mi ha portato dall' essere per anni un fermo sostenitore delle AMT al diventare oggi un loro "denigratore"?
Che cosa mi ha spinto ad "aprire gli occhi" e perchè ora dovrei presumere di aver capito come stanno le cose se anni fa lo pensavo delle AMT?

Raccontiamo allora la mia storiella.
Ho iniziato a praticare da bambino, chiaramente a quei tempi l' idea che avevo delle arti marziali era la stessa che hanno i mocciosi anche oggi.
Beh oddio, iniziai ben prima delle tartarughe ninja e degli odiosi bambocci volanti con i capelli gialli e lo sguardo sempre incazzato (DETESTO Dragonball in modo feroce), ma venivo ugualmente da luoghi comuni che un bambino apprende da film e cartoni animati.
Perciò le arti marziali per me dovevano essere qualcosa di più dell' "imparare a fare a botte": c' era tutto il corollario fatto di rispetto per il prossimo, saggezza orientale, colpi segreti e spiritualità.

Per anni ho praticato con in testa questa visione edulcorata del combattimento, in cui non devi mai azzardarti a provare sul serio ciò che alleni perchè potresti fare male al tuo prossimo.
Il metodo di allenamento non era in discussione: se le AMT si praticano così, con ripetizioni esasperanti degli stessi movimenti ginnici per ore, a vuoto o con compagni collaborativi, è perchè.. si fa così.
Dal momento che praticavo una vera AMT quello era il metodo di allenamento tramandato da antichi maestri fino ai giorni nostri.
Appartenevo ad un' associazione internazionale, perciò doveva essere qualcosa di serio e comprovato.
Tutte le osservazioni che faccio oggi riguardo a

- difesa personale obiettivamente realistica ed attuale
- preparazione fisica
- metodi di apprendimento efficaci
- reale valore dei gradi e del metodo di esaminazione
- applicabilità in combattimenti liberi delle tecniche studiate
- applicabilità delle tecniche contro praticanti di altre discipline
- attendibilità storica dello stile
- competenza dei maestri nella vera filosofia (o persino nella storia delle proprie origini!)

semplicemente non mi passavano per la testa.

Nessuno si metteva mai in discussione, figuriamoci instaurare un senso critico negli allievi... si fa così, punto.
"E' efficace anche se non l' ho mai visto applicare, tantomeno l' ho applicato io."
"Non serve sudare come maiali per farsi il fisico perchè questa è un' arte mortale nata per permettere ai deboli di vincere i forti: la tecnica è già più che sufficiente."
"Le cinture nere sono guerrieri sulla Via e tu devi rispettarli in quanto tuoi superiori."
"Devi prepararti agli esami per eseguire sequenze esteticamente perfette perchè questo è sinonimo di efficacia."
"Non c'è bisogno di fare sparring continuamente per provare se quello che facciamo funziona, facendo le forme il tuo corpo apprenderà meglio."
"Non c'è bisogno di confrontarsi con altri stili, noi abbiamo tutto e di più e fra dieci anni tu sarai più completo di loro che provano solo poche cose. Li batterai fra dieci anni, non preoccuparti."

Ditemi voi se con questi presupposti sia possibile parlare onestamente di abilità al combattimento... ma il bello è che non te ne rendi conto fino a che non ti metti davvero in discussione per i fatti tuoi.

Perchè allenarsi con queste idee in testa è molto più semplice, è appagante senza risultare pericoloso o darci l' idea che forse non siamo tagliati per "le botte".
Con questi metodi chiunque può effettivamente praticare le nobili e temibili AMT, che però si riducono ad una ginnastica in cui si mimano colpi micidiali senza mai provarli davvero.
Sulla carta funziona tutto, finchè si fa piano riesce tutto.
Più una tecnica lascia a bocca aperta, più è complicata e arzigogolata e maggiore sarà la sua presunta efficacia.
Tirare calci ad altezza lampadina del salotto, fare piroette carpiate seguite da combinazioni infinite di calcetti e pugnetti nell' aria diventa sinonimo di abilità speciali nel combattimento.
Ricordare a memoria venti forme o esercizi preordinati diventa sinonimo di "grande esperienza".

E allora un giorno mi sono rotto le palle: cominciai a pretendere di mettere in pratica ogni singola baggianata che mi venisse insegnata, perchè i maestri per primi non avevano mai dimostrato di saperlo fare.
A quel punto, un pò alla volta, granello dopo granello, il castello di sabbia si sgretolò rivelando le sue fondamenta basate su tante parole e pochissimi fatti.
Iniziai a farmi una cultura diversa da quella propagandistica che mi veniva propinata dai maestri e in generale da altri praticanti di AMT, per avere un nuovo punto di vista: e mi divenne chiaro che quelli veramente capaci si allenavano in altri modi, in altre cose, e con un altro spirito.
Ma soprattutto feci la cosa più semplice e banale che potessi fare: osservare, ragionare e provare.

Ho iniziato a chiedermi perchè le tecniche che studiavo con impegno da anni fossero tanto difficili da applicare contro persone libere di reagire come volessero.
Forse ero io a non essere abbastanza bravo?
Questo è quello di cui cercano di convincerti i maestroni: "se una cosa non riesce è perchè non la sai fare ancora bene, non l' hai capita, non l' hai assimilata".
Peccato che pure loro non fossero capaci di mostrarla (al massimo col solito manichino collaborativo) ma in virtù del loro status nessuno si azzardava a chiederglielo: sarebbe stata un' imperdonabile mancanza di rispetto, e si sa che nelle AMT il rispetto è tutto!

Facendo sparring libero con amici appariva evidente come il mio corpo cercasse di fare altre cose, mentre io lo ingabbiavo negli schemi che pensavo dovessero funzionare meglio.
Non mi riusciva nessuna di quelle tecniche o strategie, e quand' anche fosse lo facevano in un modo esageratamente diverso e sbrodolato, per nulla efficiente.
Mi accorgevo sempre di più che non fosse tanto il movimento a fare la differenza, piuttosto le abilità intrinseche: essere veloci, saper valutare le distanze e il timing giusto, essere determinati e convinti, saper colpire davvero forte, saper parare colpi davvero forti, e così via.
Tutte queste abilità, che facevano la differenza, non erano allenabili nei modi classici, o comunque non in modo scientifico e diretto.
Non mi sentivo veramente capace di affrontare qualcuno con la sicurezza con cui si vedono i maestroni sconfiggere quattro persone alla volta nelle dimostrazioni.
L' arte marziale non aveva nulla a che vedere con quella facciata confortante.
E quindi cominciai a praticare altre cose e a mettere in discussione quelle che, nonostante tutto, continuavo a fare.

Se oggi dico di aver aperto gli occhi, non è per gettare fango per partito preso nei confronti di qualcosa che mi è andato bene per tanto tempo.
Ma perchè mi rendo conto di riuscire a giudicare il tutto come una persona intelligente, in modo obiettivo e libero da fanatismi di parte.

Se vogliamo parlare di combattimento esiste un solo modo per verificare cosa funzioni e cosa no: provarlo.
Se vogliamo mettere in dubbio una tecnica, basta testarla, ma solo a contatto pieno e nel libero.
Una volta pensavo che tutte le arti marziali fossero buone ed efficaci a prescindere, e che la differenza la facesse solo il praticante; Oggi penso che ci siano praticanti bravi e meno bravi, ma la scelta di cosa e come allenarlo rappresenta un chiaro ed evidente gap tra chi presume di saper fare e chi invece sa fare per davvero.

martedì 10 maggio 2011

L' origine del male

Cosa c'è che non va nelle arti marziali tradizionali?

Per prima cosa direi di definire cosa intenda io per "arti marziali tradizionali".
Perchè non sarebbe nemmeno giusto stabilire una distinzione così netta tra queste e gli sport da combattimento e farne un calderone accomunato da cose negative.
Diciamo che per Arti Marziali Tradizionali (da adesso le indicherò come "AMT") di solito si intendono quelle arti marziali di origine orientale che hanno radici in (presunte) scuole antiche tramandate, e in cui la pratica viene intesa come qualcosa che vada aldilà dello studio del combattimento.
Nel luogo comune chi pratica AMT non solo diventa una specie di macchina da guerra capace di sconfiggere i bruti, ma allo stesso tempo raggiunge la comunione con il Creato e diventa ambasciatore della pace nel mondo.
Non si capisce perchè per arrivare a questi propositi degni di un missionario africano si debba passare per le botte e lo studio di tecniche assassine, ma pare che funzioni così...

Le AMT quindi nascono in Asia, in culture profondamente diverse da quella Occidentale, e in contesti storici e sociali profondamente diversi da quello odierno.
Questo è un dato di fatto.
Le ragioni per cui un' AMT si sia sviluppata in un certo modo dipendono da molti fattori legati a questi punti.
Non ho dubbio che le AMT andassero più che bene nei modi, nei luoghi e nei tempi in cui sono nate e sono state usate.
La domanda quindi è cosa siano diventate oggi, nel nostro contesto sociale e come vengano praticate e diffuse.
Questi sono i veri problemi e ciò che affronto in questo blog.

Le AMT da noi:
La cultura orientale ed occidentale sono molto diverse.

Queste radici culturali modificano notevolmente l' approccio didattico, le aspettative, i metodi di insegnamento e diffusione ed ogni altro aspetto sul come e perchè si pratichi in un certo modo.
Ci sono dojo giapponesi in cui vige la regola del silenzio, dove ogni sgarro viene severamente punito anche a livello corporale, tutto in nome di una tradizione e cultura educativa di difficile comprensione per un occidentale.
Se avete mai visto documentari di come si allenino i bambini all' Opera di Pechino, ci vuole poco a capire che da noi quel metodo sia semplicemente improponibile: per le mamme occidentali il bambino è un sofficiotto teneroso che deve solo giocare ed essere protetto.
Per un cinese praticare ed essere abile nel Kung Fu può anche essere una questione di orgoglio nazionale, mentre per l' impiegato del paesino nel perugino è solo un' occasione per togliere la pancetta e fare un pò di movimento...

Una delle caratteristiche più evidenti delle AMT è che vengano praticate secondo canoni orientali: ci si veste in un modo che non ci appartiene, si eseguono cerimonie di cui spesso non si sa nulla di autentico (però fa molta scena), e si parla persino in altre lingue solo per sentito dire.
A tutti gli effetti si tratta di uno scimmiottamento di usi e costumi che non hanno nulla a che vedere con l' Occidente, pretendendo di capirli e saperla lunga a riguardo senza averne reale competenza.

Alcuni si sentono guerrieri samurai e si vestono come tali, maneggiando spade e curandole come sorelle di vita, farneticando sul senso dell' onore del Giappone medievale.
Altri si vestono con costumini di seta dai colori sgargianti e straparlano di energia vitale, meridiani e cucina macrobiotica "allenandosi" a spingere l' aria.
Altri hanno visto le foto di buontemponi che meditano sotto alle cascate e quindi vanno in cerca di un ruscello sull' Aspromonte per farsi immortalare anche loro in una fotografia fica da mettere sul profilo in Facebook.
E ancora, c'è chi insegna (con lo sguardo serissimo e un' aria grave) micidiali colpi da fra-tre-giorni-muori a ragazzini esagitati, chi va nei boschi di notte conciato come un ninja dei film anni '80 credendo di essere in missione per lo Shogun, chi si distrugge l' alluce del piede per "condizionarlo" a spaccare tavolette al solo sfiorarle per poi non vedere l' ora di sfoggiare le nuove Nike da running che userà il 99% del tempo che passerà all' aperto, laddove "si annidano i pericoli della strada"...

Le AMT oggi:
La definizione stessa di Arti Marziali Tradizionali implica lo studio di qualcosa che non si è evoluto.
Non che questo sia un male a prescindere, intendiamoci: una pratica è rispettabilissima finchè dichiara apertamente il proprio contesto storico di applicazione.
Ma il punto è che questo contesto è cambiato di molto ed è un grave errore credere che una qualunque di queste favolose arti "antiche" sia migliore degli stili più moderni, magari proprio in virtù della sua "antichità".
Al contrario l' evoluzione sociale, culturale e, che ci crediate o no, anche antropologica, hanno portato a qualcos' altro.
Se è vero che l' uomo ha due braccia e due gambe dalla notte dei tempi non è vero che i metodi e le tecniche utilizzati nel Giappone del periodo Sengoku siano validi anche nella New York del 2011.
Persino in tempi più recenti si è assistito ad un livellamento globale delle tecniche e metodi di allenamento utilizzati, man mano che i praticanti venivano in contatto con altri stili di altri paesi.
Anche un' arte marziale come la Muay Thai, che non aveva nulla da invidiare a nessuno quanto ad efficacia, venne modernizzata quando i Thai videro l' efficacia della Boxe occidentale.
Senza contare l' evoluzione della scienza dell' allenamento, contrapposta a metodologie "medievali" che ormai fanno più scena che altro (quando non sono propriamente dannose per l' organismo).
Va detto che ormai le conoscenze e i contatti globalizzati hanno finito per alterare più o meno direttamente anche le presunte pratiche tradizionali, ragion per cui oggi molti maestroni si allenano con metodi moderni credendo di preservare chissà quale antico sapere. 

Le AMT nel nostro contesto:
Non è possibile prendere per buono tutto ciò che si studia in un' AMT calandolo nel contesto del mondo attuale.
Spesso le AMT trattano tecniche o situazioni che non sono proponibili in una città moderna, si va dall' uso di armi improbabili a tecniche assassine o fattibili solo con un certo abbigliamento.
Viene sorvolato completamente l' aspetto sociale o legale della cosa ma ancora si pretende di parlare di difesa personale, addirittura c' è chi afferma che certe pratiche siano nate a questo scopo.
Beh, se anche fosse la difesa personale oggi è tutt' altra cosa.


Come vengono praticate:
Altro aspetto pesante della cosa: praticare AMT oggi è qualcosa alla portata di tutti, perchè questa è stata la domanda del mercato.
Ormai esse sono fondamentalmente una variante fica di un palloso corso di fitness, la richiesta di corsi di difesa personale per tutti poi ha fatto il resto.
L' idea è che tutti grazie alle arti marziali possano diventare abili combattenti.
E già che ci siamo facciamo anche che, grazie ad esse, si migliori la qualità della vita in ogni campo.
Anzi dai, aggiungiamo che grazie ad esse si possa raggiungere il Nirvana e capire l' Essere Umano nella sua interezza.
Il tutto comodamente disponibile in pacchetti da 3 ore a settimana, di cui 30 minuti di riscaldamento blando e 2.30 h di esercizi figurati ripetuti alla nausea.
Ah, e mi raccomando, guai a combattere o anche solo provarci!
Le AMT insegnano a combattere per non doverlo fare, e... senza mai farlo!

Come vengono diffuse:
Non parlo soltanto dell' aspetto commerciale che ha portato alla nascita di migliaia di associazioni e scuole come se fossero una cancrena in metastasi.
Parlo anche e soprattutto del deprecabile e odioso modo di porsi dei vari esponenti di queste discipline che, come abbiamo visto, sulla carta dovrebbero formare cittadini modello ma nella pratica sono una vera fucina di esaltati e casi umani che neanche in un programma Mediaset della domenica pomeriggio.
Nelle AMT troverete maestri che a trent' anni parlano e si pongono come veterani della Seconda Guerra Mondiale, oppure elargiscono consigli di vita ad allievi sessantenni.
Troverete pagliacci convinti di possedere capacità di combattimento che neanche Kenshiro quando rompe la maglietta, salvo scoprire che non hanno mai fatto a botte nemmeno alle elementari.
Truffatori che dopo quattro anni di pratica si sentono pronti a fondare il nuovo stile definitivo, quello vero, quello che finalmente è arrivato, quello che se mi paghi le lezioni private in un anno faccio diventare istruttore pure te, quello che noi insegnamo anche ai corpi speciali dei Navy Seals Scelti e quindi anche tu, omino della strada, puoi portare la stessa maglietta!

Insomma, con queste premesse possiamo cominciare ad addentrarci nel fantastico mondo delle AMT!

Introduzione alla delusione

Questo blog nasce sia come sfogo che come cronaca di un cambiamento.
Un cambiamento che mi ha portato dalle arti marziali cosidette tradizionali verso gli sport da combattimento, anche se questo paragone non è propriamente corretto.

In realtà sarebbe più corretto dire che sono passato da una ginnastica filosofica legata in qualche modo al combattimento ad un' attività fisica volta all' apprendimento del combattimento vero, perchè a conti fatti non denigrerò le "arti marziali tradizionali" in sè quanto i loro programmi tecnici, i metodi e i luoghi comuni che oggi sono associati ad esse.

Non nascondo il tono polemico di questo blog, non potrei farlo.
Allo stesso tempo però cercherò di rimanere il più obiettivo possibile, parlando senza riferimenti troppo diretti per dare informazioni disinteressate.

Ma chi sono io per dare giudizi?
In effetti NESSUNO.
Il mondo delle arti marziali è già saturo di pomposi esaltati dall' ego smisurato, che si mettono su piedistalli a sparare sentenze sugli altri.
Non voglio essere l' ennesimo chiaccherone convinto di aver scoperto lo stile migliore di tutti, non si tratta di una rivalsa da adolescenti.
Esprimo solo le mie opinioni, condivisibili o meno, riguardo a cose che nel bene e nel male pratico da più di 20 anni e che ho dovuto riconsiderare completamente, non senza difficoltà.
Con tutti i limiti o il valore che questo può avere.

Detto questo resti ben inteso che la maggior parte dei post saranno tendenzialmente sarcastici, distruttivi, strafottenti.
Perchè sono STANCO delle stronzate che vengono ancora vendute (in tutti i sensi) a gente come me, che si è illusa per anni di aver praticato qualcosa di autentico, utile e sincero per poi scoprire i mille altarini che stanno all' origine delle arti marziali.

Definisco qui anche una fondamentale chiave di lettura dell' intero blog.
La mia polemica riguarda:

- L' efficacia di quello che si pratica:
Quanto sono credibili le tecniche di uno stile;
Cosa si dichiara di fare e quanto questo è riscontrabile nella pratica;
Quale livello di credibilità ha in generale uno stile in relazione al tema della cosidetta difesa personale o comunque del combattimento libero contro un avversario determinato a vincere.

- La sua storia:
Perchè si fa un gran parlare di arti tradizionali o stili millenari ma la realtà è che quello che si insegna oggi, nelle nostre palestrine di paese, spesso ha ben poco a che fare sia con la storia orientale che con presunti valori aggiunti della stessa.
Spesso e volentieri gli stili sono inventati di sana pianta da paesanotti (anche esperti di qualcosa per carità) che danno un nuovo nome a quello che fanno con contorno di filosofie e formalità inventate giusto per darsi importanza.

- La filosofia:
Perchè anni di pagliacciate new age tra film e cartoni animati hanno instaurato l' idea che fare arti marziali sia prima di tutto una questione morale, filosofica, tantrica... e chi più ne ha più ne metta;
Dimenticando che il primo scopo di un' arte marziale forse dovrebbe essere l' imparare a combattere o difendersi.

- L' arroganza degli esponenti:
Perchè dal momento che le arti marziali affrontano (almeno in teoria...) una questione eccitante e temibile quale il combattimento corpo a corpo, formano degli esaltati pieni di sè a livelli di psicoterapia, convinti di avere una posizione sociale superiore alla media perchè si ritengono appartententi ad una specie di "casta guerriera".
Dimenticandosi che non viviamo nel mondo di Conan il Barbaro e magari nella vita privata sono degli emeriti buoni a nulla.

Approfondirò i miei punti di vista nei post, intanto vi auguro buona lettura nella speranza che qualcuno possa trarre ispirazione dai miei racconti per districarsi nella ricerca di una pratica sana, onesta e piacevolmente utile ai propri fini.
Ma prima di tutto onesta.