venerdì 2 settembre 2016

Risposta - 8

L' ultimo commento di Anonimo merita un approfondimento, quindi rispondo con un post come al solito

"il metodo di combattimento moderno nel karate jka (così ha detto il mio maestro) consiste non più nel cercare il singolo colpo risolutivo, ma nell'andare avanti con diverse combinazioni anche dopo i primi colpi andati a segno, quindi forse anche il karate si è rinnovato in questo senso (anche se nelle gare ci si ferma per forza al fischio dell'arbitro)."

Vedi, il punto non è supporlo: se ti alleni per un obiettivo specifico (in questo caso la velocità e il timing per arrivare per primi a contatto, con un colpo singolo) finisci inevitabilmente per addestrare il tuo corpo a quel tipo di combattimento.
Non facciamone un assolutismo eh, che non siamo robottini; Ma un conto è allenarsi tutte le sere a dare e prendere botte in tutti i modi, un altro è specializzarsi in un gesto tecnico preciso.
I fanatici delle AMT amano giocare su questo punto, sostenendo che loro si allenino a combattere per la vita, contro più avversari, usando colpi proibiti, usando combinazioni non ortodosse e così via, poi finiscono alle mani e smanacciano disordinatamente.

Un appunto: il punto stop, il colpo "risolutivo" non è affatto un' idea stupida, anzi; E' il sogno di chiunque chiudere uno scontro al primo assalto, e sarebbe anche un' eccellente strategia in ambito di autodifesa.
Perciò il problema non è tanto allenarsi in quello, piuttosto la triste realtà che la maggior parte delle volte le cose non vadano così.

"nel corso di kung fu che ho frequentato oltre alle cose che ho scritto si faceva ovviamente combattimento libero e questo era in stile sanda (non lo stile della mantide o cazzate del genere)"

In pratica allora facevate la Simil-Kick®... è tipico.
Il Sanda, Sanshou che dir si voglia, alla fine è uno sport da combattimento tale e quale alla kick + proiezioni.
Possono infarcirlo di tutte le cinesate che vogliono, possono raccontare che nello stile del Pikachu Ubriaco sia racchiuso il segreto di quella tal proiezione ma gli atleti che si allenano a buon livello fanno inequivocabilmente uno SPORT, allenato nei soliti modi.
Il fatto che significhi "combattimento libero" non giustifica le bugie di chi si allena per nove quinti dell' anno in forme e capriole e poi racconta di combattere.

"[...] so che (le proiezioni) nella kick non si usano (non sono sicuro della muay thai)"

Nella kick no, nella Muay Thai ci sono tecniche dal clinch che non sono propriamente proiezioni ma portano a importanti sbilanciamenti o transizioni, in questo caso però per colpire meglio.
La lotta vera e propria ovviamente è altro con altri obiettivi.

"[...]in allenamento a karate i colpi al corpo tendiamo a darceli senza sconti (tranne magari i calci circolari alle costole), mentre al viso, sebbene si dica di controllare un pò di piu, spesso arrivano praticamente a piena potenza perchè non sempre è possibile calcolare bene la distanza (a volte anche i calci arrivano al viso, ma quelli mai a potenza piena)."

Faccio un pò fatica a credere che vi tiriate full contact in allenamento.
Nemmeno i professionisti dell' UFC si allenano full contact in allenamento.
Tantissima gente presume di tirarsi full contact in allenamento...
Ti spiego perchè: se vi colpiste veramente a piena potenza, il vostro allenamento finirebbe al pronto soccorso ogni sera. Anzi, solo la prima, le altre non potreste più allenarvi.
E' importante chiarire che full contact si colpisce solo durante un match oppure se vi stanno stuprando la morosa in un vicolo buio.
Ricordo ancora il mio aneddoto di quando credevo di tirare bordate micidiali, credevo di allenarmi full contact, poi ho fatto un allenamento di Muay Thai...
Poi oh, mica ti conosco, magari ti alleni a Tana delle Tigri eh :)

"Nella muay thai ci si spara low kick a piena potenza alle ginocchia in allenamento?"

No, e la domanda è più che lecita: in nessuno sport da combattimento si fanno cose del genere, l' allenamento serve AD ALLENARSI.
Se ti fai male mentre sei in palestra, o fai male al tuo compagno di allenamento, vuol dire che tu o lui dovrete poi saltare qualche sessione, ergo non imparare.
Secondo te ha senso?
Sì, lo so che purtroppo esistono anche ambienti di perfetti imbecilli che credono davvero che si debba far così e si sentono più Action Jackson se vengono via mezzi scassati dalla palestra, ma quelli guarda caso non li vedi mai ad alti livelli.
Più il livello e la serietà si alza e più un atleta deve essere tutelato dal farsi male, che tanto se ne farà già abbastanza sul ring.

Per la cronaca i low kick non si tirano alle ginocchia, è uno dei classici errori di chi non conosce la tecnica e tipicamente allenato così nelle AMT...
La cosa divertente è che una delle difese da low kick mira proprio a far impattare la tibia sul ginocchio... per rompergliela.
Per i più testoni spero sia chiaro che non parli del ginocchio esterno, che al contrario è un bersaglio proibito proprio perchè invalidante.
Insomma ok, è uno dei famosi bersagli dei colpi mortali da corso di Crab Magra Killa Paua Monsta Israeli Palestinian Isis Fighting...
EDIT: un collega mi ha fatto notare che nel regolamento della Muay Thai e delle MMA i calci ad altezza ginocchio esterno siano consentiti.

"Nel kyokushinkai ci si manda a k.o. a suon di calci in allenamento o nelle gare, escluse quelle mondiali?"

Stesso discorso, in allenamento non si fa, anche se da mia esperienza i karateka del Kyokushin sono un pò troppo invasati con sto mito del corpo d' acciaio e bla bla bla ed amano farsi del male per sentirsi più macho.
Boh, io non condivido, però certo li rispetto mille volte tanto quelli che si mimano i colpi mortali nel Tai Chi...
In gara è tutto un altro discorso, in gara ci si ammazza di botte.

"È vero che ci si allena a piena potenza al sacco e con i pao, e già questo potrebbe rendere in grado di sviluppare una potenza maggiore,"

Occhio, questo è l' u n i c o modo di allenarsi nel modo giusto a colpire full contact.
E' per questo che a me fa tanto pena chi si alleni con presunte metodologie speciali tramandate dai saggi delle pianure del Sichuan, o quelli che vogliono convincere le ragazzine procacissime in hot pants dagli occhioni grandi grandi che le loro palmatine siano capaci di mandar a terra Conan il Barbaro in persona...
Giusto per chiarire un altro aspetto, colpire a pugni una quercia non rende più duri, però manifesta una certa volontà di sbriciolarsi le mani.
Vince la quercia.
Allenarsi nel modo corretto significa anche tutelare il proprio fisico, non spaccarselo.
Non lo sapeva un certo Briuuuus Liiiii tanto decantato dai ragazzini... (ora mi aspetto millemila commenti, che cancellerò tra grasse risate).

"per curiosità volevo sapere c'è una cosi grande differenza tra un karate in cui ci si allena per un combattimento semi-contact e una kick dove ci si allena per un full contact"

SI, la differenza è gargantuesca.
Mi è sempre piaciuto l' aggettivo "gargantuesco", succede raramente di poterlo usare in una frase.
A mio avviso ti trovi in quel punto della mia esperienza in cui dentro di me adoravo l' idea di essere una cintura nera cazzuta capace di pestare tutti come polpi sugli scogli, ero campione nazionale di combattimento (semi-contact...) del mio stile, gli amici e le amiche (dagli occhioni etc...) mi etichettavano come uno pericoloso pur senza avermi mai visto menare le mani, guardavo con presunzione la gente sui ring pensando di condividerne la pasta ma poi qualche gentile collega del corso a fianco mi chiese di fare un pò di sparring amichevole.
E al primo diretto al 30% con un guanto da 16 once sul naso iniziai a capire perchè tutte quelle farneticazioni di colpi parati al volo, deviazioni, combinazioni fiorite, movimenti ampi ed eleganti non avevano alcuna ragione di esistere nel contesto.
Perchè se quei colpi passavano le mie difese come nulla e facevano già un sacco di male, cosa diavolo poteva significare subire le fucilate che quei ragazzi allenavano ai pao o al sacco?
Dovevo provare, mi sono preparato poco, e sono andato a fare un match full contact e lì... ho visto la luce.

A parte gli scherzi, cambia tutto: cambia la strategia di attacco e difesa, cambiano le tecniche, una moltitudine di dettagli minuscoli che fanno la differenza tra il finire all' ospedale o meno, lo spirito con cui affronti l' intera cosa, lo spirito con cui affronti la vita, e cosa più bella entri in un mondo in cui cominci anche tu a guardare con compassione la marmaglia di sedicenti maestroni che da una vita promuovono tecniche astruse senza aver mai... visto la luce.

venerdì 19 agosto 2016

Size matters, age matters...

Mi devo scusare per aver promesso di scrivere dei post riguardanti alcune interessanti riflessioni nei commenti senza poi dar seguito, ho avuto un pò da fare ultimamente.
Recupero ora con un post riguardante un paio di questioni tipicamente fraintese (o meglio dire, volutamente fraintese) nel mondo delle arti marziali:

"Le arti marziali sono alla portata di tutti, indipendentemente dall' età."
"Le arti marziali colmano il gap fisico, il piccolo sarà in grado di vincere il grosso."

Ed è superfluo ribadire come questo messaggio venga ben pubblicizzato soprattutto nelle AMT.
Prima di tutto ritengo importante chiarire un aspetto dell' affermazione a costo di sembrare banale: tutti possono scegliere di praticare arti marziali, così come tutti possano scegliere di andare a praticare rock acrobatico, free climbing o immersioni subacquee.
Inutile aggiungere la differenza tra il provarci e il riuscirci, perchè alcune attività fisiche semplicemente non sono alla portata di tutti per età, struttura fisica, predisposizione mentale e capacità pregresse.

Non mi va di fare un post noioso per spiegare l' ovvio, mi limiterò a raccontare degli aneddoti, alcuni dei quali già presenti nei commenti passati ma mi rendo conto che siano di difficile reperimento.

Il primo esempio che mi viene in mente è quello di un paio di signore che vennero a provare una lezione, parliamo di svariati anni fa quando ancora praticavo AMT.
Naturalmente era uso pubblicizzare l' inizio dei corsi con i soliti volantini e dichiarazioni sul web in cui si assicurava la possibilità di praticare per tutti "dai 0 ai 90 anni, senza distinzioni di sesso, età o costituzione fisica", nella sottintesa speranza che colpisse soprattutto ragazze procacissime in hot pants con gli occhioni grandi grandi.
E' ancora oggi un must delle AMT, lo vedete tranquillamente ovunque soprattutto in questo periodo.
Tornando alle nostre signore, ricordo che quando le vidi all' ingresso nemmeno presi in considerazione l' idea che fossero lì a provare ma venni smentito con profondo orrore non appena entrarono in sala con noi.
Immaginate due signore più verso i 60 che i 50, coi capelli visibilmente tinti, ad occhio 1,50m di altezza per una settantina di chili, vestite come per la sagra di paese con tanto di ampia scollatura ricamata, collane ed orecchini tipo Baracus... lì per imparare le favolose arti marziali con capriolette, calci in faccia, bastoni roteanti e magli perforanti.
Si sconvolsero all' idea di dover praticare a piedi nudi (rimasero in calzette che ovviamente si smerdarono entro due metri), si fermarono dopo un giro di corsa della sala, mostrar loro una capriola a terra prese non meno di cinque minuti a tentativo con tutti gli altri in attesa del loro turno...

Non riesco a spiegare la sensazione di profondissimo disagio che si prova quando qualcosa è completamente fuori posto, sbagliata, fraintesa nel più sconvolgente dei modi.
E badate, non ne faccio una questione offensiva verso la loro persona, tra l' altro erano lì in spirito e chissà quanto se la saranno risa il giorno dopo; Ma era più che evidente che il messaggio promozionale tanto abusato aveva infine portato ad un fraintendimento piuttosto imbarazzante.
Non certo da parte delle signore, del tutto "incolpevoli" in quella circostanza, ma da parte nostra che continuavamo a promuovere lo stile con questa apertura.
Come del resto facevano tutti gli altri e piaceva ribadire ai maestri nell' esaltare lo stile.

Oppure c' è stato un signore altrettanto su di età che dopo aver raccontato di quanto fosse figo ed atletico settantordici anni prima non possedeva letteralmente la coordinazione per saltare a piedi pari un ostacolo di 20cm da terra.
Era talmente scoordinato che ingarbugliava le sue stesse braccia provando ad imparare le parate base, gli dicevi di fare un movimento in senso orario e pur avendo capito il concetto partiva con l' altra mano e nel senso opposto.
Se non altro alcuni di questi episodi mi fecero riflettere sull' assurdità di certi metodi didattici, spesso lontani dalla logica, dalla biomeccanica e dal semplice buonsenso.

Aldilà di questi aneddoti ho imparato quanto sia falsa l' affermazione che si possano praticare arti marziali a tutte le età, figuriamoci iniziarle da zero in età già avanzata.
Ho amici pieni di acciacchi che con tutta la passione possibile non possono più permettersi certi movimenti, una certa intensità o velocità, certi tecnicismi.
E non è nemmeno questione di arti funzionali, dove al contrario la cosa è ancora più marcata, semplicemente certi traguardi non sono più ottenibili.
E vorrei ricordare che quando l' obiettivo è "sapersi difendere da un aggressore", l' intensità, la cattiveria e tutte le brutte cose possibili restano le stesse.... sì, ma per l' aggressore.

Quella della stazza che non faccia testo è poi un classico dei classici, una delle bugie più dure a morire nell' ambiente marziale.
L' idea è che per quanto tu sia piccolo e fisicamente insignificante grazie ai colpi cinesi sia comunque in grado di abbattere Boagrius il Tessalico.
In questo senso mi torna alla mente un episodio abbastanza recente, durante una lezione di difesa personale alla quale ho assistito.
Studiavano lo scenario di una donna schiena a terra con un uomo sopra e di quello che avrebbe potuto fare per disimpegnarsi.
Immagino che i più esperti avranno visualizzato chissà quante tecniche di BJJ, o JuJutsu, o Judo, o Killer-Paua-Israeli-Mothafucka-Jeet-Cul-Do-Defense....
Il problema è che sotto stava questa signora di 1,40m e sopra un ragazzone più alto di 50cm buoni.
Le tecniche provate semplicemente non le erano possibili. A livello proprio meccanico, mancavano i presupposti per eseguire i movimenti, la forza, l' agilità, la lunghezza degli arti, la distanza.
Nella situazione reale il ragazzo l' avrebbe anche colpita, o l' avrebbe asfissiata semplicemente scaricandole addosso il peso: hai voglia a venirne fuori da lì.
Poi come da copione scoppiarono tutti a ridere.

Io sono tutt' altro che misogino (non ho ancora nemmeno capito cosa sia in effetti la misoginia, giuro) ma ho assistito a scene simili durante tutto il mio percorso marziale, negli ultimi anni anche nel contesto lottatorio, sai, quello "che funziona" e dove le ragazze che si impegnano imparano "per davvero".
E beh, non ho mai avuto dubbi sul fatto che mettendo da parte regolamenti sportivi vari quando ti trovi davanti un avversario oggettivamente più leggero, dalla struttura fisica più sottile, più basso... insomma, le probabilità di vincerlo anche per pura Forza Cinghiale® sono troppe.
Valeva per loro, vale per me, che quando mi sono confrontato con gente al limite dell' obeso (ma cosciente di cosa dover fare) non di rado ho avuto la meglio solo per una questione di fiato ma se solo mi salivano sopra ero come un pulcino sotto un camion.
Ed eviterei di chiamare in causa atlete di livello internazionale di arti funzionali a sostegno del contrario, come continuo a ripetere a me piace parlare di persone normali che puoi trovare in qualsiasi corso medio nei nostri paesi.
(Tra l' altro anni fa ho avuto anche modo di confrontarmi con un' atleta che poi ha raggiunto traguardi di livello mondiale nella sua specialità, e ricordo di come andassi col freno a mano durante lo sparring proprio per non renderlo inutile; La mia abilità tecnica era inferiore alla sua, ma se avessi voluto sopraffarla a tutti i costi mi sarebbe bastato poco).

Quindi le donne sono destinate a soccombere alle aggressioni in quanto donne?
Proviamo a ribaltare la situazione con un altro aneddoto vissuto e altrettanto sconsolante.
Stavo lavorando e mio malgrado una cliente venne a sapere della mia pratica di arti marziali, al che iniziò a raccontare una sua esperienza.
Mi raccontò con grande enfasi di come un giorno se ne stava passeggiando tranquillamente in centro ed un marocchino (non chiedetemi come lo sapesse) le passò di fianco in corsa, scippandola della borsetta.
Con movimento fulmineo lei riuscì a dargli una sberla, o forse gli tirò una scarpa non ricordo bene, ma la sostanza non cambia: il delinquente si diede alla fuga dolorante lasciando il maltolto.
Quale grande dimostrazione di autodifesa!
Mentre ascoltavo sconsolato il racconto, nella mia testa i tasselli della contestualizzazione erano già andati al loro posto: la tizia era un essere abnorme, più di 1,80m di altezza, obesa ma non flaccida, con le braccia più spesse delle mie gambe.
A completare il quadro, e non è poco, dichiaratamente lesbica "lato-maschile", capelli gialli canarino a spazzola, indole aggressiva nei modi, nelle parole e negli atteggiamenti: insomma, non raccontiamoci che una donna del genere possa far testo nella questione.
(Non so se esista una parola per definire "lesbica lato-maschile", boh.)
O vogliamo raccontare che una donna simile non si sia difesa con efficacia soprattutto grazie alla sua stazza ed indole?
Vogliamo raccontare all' omino mingherlino e spaurito, quello patito di manga e cosplay metrosessuali che rifugge la violenza tranne che nei telefilm di Xena, vogliamo dire anche a lui che possa avere la meglio sulla donna descritta grazie ai segreti del kung fu?

Purtroppo stazza ed età sono parametri che fanno la differenza, non in senso assoluto questo sì, ma invito a fare una riflessione sul punto affrontato prima: come mai nessun anziano si presenta ad un corso di arrampicata?
Niente signore in tenuta da balera al corso di base jumping?
Nessun obeso al corso di kayak, di ginnastica artistica o di parapendio; Nessun rachitico che si presenti per fare rugby, nessun nano che voglia giocare a volley o basket, nessuna vecchietta che voglia provare speleologia...
Lo capiscono da soli che non sia cosa; E invece vedi pratiche di combattimento violento corpo a corpo pubblicizzate come alla portata di tutti.
Forse c' è qualcosa che non va.

giovedì 11 agosto 2016

Elogio all' infondatezza

Vedere le gare di Judo in questi giorni è edificante nella comprensione della quantità di cazzate che si raccontano nei corsi di AMT o di difesa personale.
Il Judo è l' arte della cedevolezza per definizione, lo sfruttamento del peso e della forza dell' avversario, il timing per sbilanciarlo e schiantarlo, e
blaaa, blaaa, blaaa....

Chi crede ancora in queste cose nell' ottica con cui vengono pubblicizzate in certi corsi dovrebbe spendere qualche minuto in più grazie a questa occasione e stabilire da sè quanto ci sia di vero.
Vedere e giudicare dove stiano tutte queste promesse quando poi in sostanza non vedi una (e sottolineo UNA, di numero UNO) tecnica che non venga portata all' estremo della forza e in sostanza riesca proprio grazie alla potenza degli atleti, altro che cedevolezza.
Vedere e giudicare questi atleti ai massimi livelli, che lavorano per davvero ore ed ore al giorno sul tatami per ANNI, e poi finiscono letteralmente stremati dalla stanchezza.
Vedere e giudicare quanto tempo ci voglia per riuscire anche solo ad afferrare nel modo giusto l' avversario, quante tecniche vadano a vuoto quando non mettano proprio in condizione di svantaggio, quante volte gli atleti finiscano in posizioni potenzialmente letali in circostanze diverse.

E nonostante tutto questo, ogni singolo judoka lì presente sarebbe in grado di togliere la vita a metà della popolazione mondiale, anche nella famigerata "strada", proprio grazie a quella preparazione.

Appare evidente una volta di più quanto NON sia possibile applicare le arti marziali senza l' uso della forza;
Quanto sia necessaria una preparazione fisica di un certo tipo, che non è la corsetta alla domenica per far calare la panza;
Quanto le tecniche più pratiche ed effettive vadano comunque difficilmente a segno come ci si aspetta, figuriamoci quelle ridicole combinazioni cinesoidi con pugni intercettati al volo, quattoridici controtecniche che entrano proprio come si studia, forbici al collo, palmate energetiche e punti di pressione.
Quanto la difficoltà del combattimento cresca drammaticamente se dall' altra parte c'è qualcuno che ne sappia altrettanto;
Quanto sia complicato applicare due, tre tecniche allenate al vomito per anni se dall' altra parte c'è qualcuno che reagisce, rispetto alle migliaia di idiozie cinestetiche "allenate" in vari stili;
Quanto in sostanza nessuno di questi superatleti vinca l' incontro nel senso che ci si aspetta, l' avversario non è KO, non è finalizzato, non è impossibilitato a continuare, ma in certi stili si vuol ancora far credere di poter abbattere un umano (no mi correggo, vari umani!) in due secondi senza subire un graffio;
Quanto la differenza di peso conti, e tanto, ma mentre una judoka di 50kg dopo anni ed anni di distruzione letterale del proprio fisico grazie ad allenamenti che farebbero vomitare tanti ometti, qualche chance di schiantare un baldo giovinotto di 80kg potrebbe anche averla, vogliono far credere che la ragazzina fighetta possa fare altrettanto con pugnetti a catena o palmate allenate due volte a settimana se c'ha voglia.

Purtroppo chi non ha mai lottato non è in grado di comprendere le mille sfaccettature di una gara di Judo, non sente le dita che si spaccano per quegli strattoni, non percepisce la spinta, il timing, l' esplosività, la fatica enorme, la concentrazione, le botte che non si vedono ma si sentono eccome, i capelli strappati, le abrasioni, il sangue nel naso o in bocca per uno scontro... vede solo due che giocano a strattonarsi come gorilla.
Beh, solo dopo aver provato questo si è in grado di valutare l' attendibilità di certe AMT che lavorano in modo diametralmente opposto.

domenica 1 maggio 2016

Di nuovo a bomba sulla Difesa Personale "che funziona"!

L' altro giorno mi trovavo con amici insieme ad altre persone e tra una cosa e l' altra siamo finiti a parlare di vari episodi avvenuti in passato.
Nello specifico questi amici si sono messi a decantare le incredibili capacità del loro maestro di Wing Chun, al che ho drizzato le orecchie.
Si trattava di aneddoti che già conoscevo o ho vissuto di persona, però mi interessava vedere la reazione di queste altre persone a certe storie.

Il mio amico in particolare è un tipo grosso, un passato da bodybuilder, kick boxer (non ad un livello agonistico importante) e buttafuori.
Raccontava divertito di come ad una lezione il maestro (tipo piuttosto normale, per niente atletico) spiegava di come ci si potesse liberare dalla classica presa al collo a prescindere dalla muscolatura dell' avversario.
In quell' occasione il mio amico già se la rideva perchè ai tempi era al culmine della forma e non credeva affatto che i suoi quasi 100kg non avrebbero fatto la differenza.
E venne chiamato proprio lui per avere una dimostrazione!

Con il sorriso stampato si avvicinò al maestro e si misero in posizione, chiedendo rassicurazioni sulla sua volontà di fare sul serio.
"Si si, vai con tutta la tua forza!"
E così si mise a stringere come se non ci fosse un domani!

In un attimo gli occhi del maestro strabuzzarono, lo stava davvero mettendo in difficoltà!
A quel punto si rivolse alle antiche conoscenze segrete dei monaci shaolin e agli insegnamenti misteriosi della piccola monaca Ng Mui e applicò la più segreta delle tecniche difensive del Wing Chun: lo strizzacapezzoli!
E funzionò!
Il gigante muscoloso era in ginocchio dal dolore e ormai alla mercè dei famigerati pugni a catena e cazzilli vari.

Seguono altri aneddoti di episodi analoghi in cui il piccolo maestro sconfisse l' aggressore a suon di:

- capezzoli strizzati con le unghie
- indice inserito a mò di amo in bocca tirando come per pescare un Black Marlin
- varie palle strette fino a farne uscire una mousse
- etc

Ora.
Che gli ascoltatori rimanessero affascinati da questi racconti era abbastanza scontato.
Che il maestro fosse effettivamente riuscito ad avere la meglio sull' amico colosso, pure.
Ed infatti non ho mai messo in discussione il fatto che le possibilità di fare del male agli altri non si limitino di certo a pugni, calci o armbar.
Ma continuo a voler sottolineare con forza un aspetto che proprio non mi riesce di accettare: dove diavolo sta il valore di un' arte marziale se in sostanza le tecniche buone, quelle efficaci per davvero, quelle che risolvono le situazioni si riducono a questo?

Che razza di preparazione ci vuole per mordere, graffiare, strizzare, mettere le dita negli orifizi più disparati di un Homo Sapiens?
Dove stanno i famigerati insegnamenti dei saggi cinesini se dopo decenni a mimare esercizi finisci per cavartela con "tecniche" che si spiegano in cinque secondi cinque?

Perchè a quel punto qualsiasi arte marziale diventa buona, tanto un cazzotto o un calcio alla come viene riesci a tirarlo una volta che hai infastidito il tuo aggressore.
Ed ecco schiere di marzialisti pronti a spergiurare sull' estrema efficacia del loro stile e sentirsi in qualche modo più acuti e micidiali del povero atleta da ring/tatami.

E' per questo che quando si parla di difesa personale mi si rizzano i capelli, che tanto con un dito nell' occhio in pratica mettiamo a tacere anche Brock Lesnar (ed è così), se non fosse che magari pure lui quel giorno decida di fare altrettanto.
E tutte le arti marziali di questo mondo finiscono nel cesso nella risultante battaglia tra scimmie impazzite i cui colpi più elaborati passano dallo strapparsi i capelli al cercarsi le palle a vicenda per farne un soufflè.

Qualsiasi pincopallino svelto di mani e con abbastanza infamia diventa un super maestrone di quelli Veri, bullandosi però del valore dei propri allenamenti fatti di posizioni astruse o anni spesi a picchiare l' aria.
Quando vengono alle mani finiscono per smanacciare fino a che non si presenti l' occasione per tirare un normalissimo diretto o gancio (tecnica peculiare degli antichi orientali); E mai che venga applicata per davvero una delle mirabolanti deviazioni, controlli o parate non ortodosse allenate e presentate nei loro corsi.
Quando finiscono nel corpo a corpo se la cavano a rutti, scoregge, morsi ai testicoli o grida impietose; E mai che la loro decantata scioltezza si riveli decisiva (ricordo ancora con un senso di pietà la dimostrazione di come si potesse evitare di essere proiettati semplicemente rimanendo sciolti... vallo a fare ad un judoka di quelli giusti, per carità...).

Di solito piace anche raccontare le origini geografiche di questi personaggi, città o quartieri di gangster dove "dovevi saperci fare per davvero perchè altrimenti ti ammazzavano".
E io continuo a chiedermi se sia l' unico che accenda la tv e senta parlare di omicidi o regolamenti di conti a suon di pistolettate, nei quartieri che dicono loro.
Mai sentito di gente che si sia difesa da un proiettile, a parte Poliziotto SuperPiù si intende...

Perciò prima che vi incantiate davanti ai racconti di chi si sia difeso a suon di arti marziali, provate sempre ad analizzare con obiettività che cosa abbia fatto per riuscirci e se sia davvero riconducibile al tal stile.
E, il più delle volte, non è così.

mercoledì 20 gennaio 2016

La punta dell' iceberg

Praticando per anni ci si accorge di come le varie scuole od associazioni di arti marziali crescendo finiscano per stare strette ai vari esponenti che infine decidono di andarsene per fondare nuove ramificazioni.
Sono sicuro di aver già trattato l' argomento ma non in modo specifico, ed episodi recenti mi hanno fatto tornare in mente la questione.
Io ho vissuto personalmente delle scissioni almeno un paio di volte, entrambe clamorose, e sono tra le ragioni che mi hanno fatto perdere la fiducia in questo modo di praticare e vivere le arti marziali; Tuttavia anche grazie a queste situazioni ho potuto aprire gli occhi ed iniziare a giudicare obiettivamente il tutto.

Il concetto è semplice: più una scuola diventa importante, maggiori saranno le pretese.
E per pretese intendo soprattutto a livello economico.
Perchè è inutile nascondere la verità, la pratica delle arti marziali in qualsiasi loro forma sportiva, salutistica, tradizionale, militare, ludica, alla fine gira intorno ai soldi come qualsiasi altra organizzazione.

Gli esempi che ho in mente riguardano due importanti scuole e due loro esponenti di livello internazionale.
Non parlo di arti cosidette tradizionali, il che è indicativo di come nessuno si salvi dal problema.

In un caso c' era un grande esperto stimato e riconosciuto, che ho conosciuto personalmente e del quale non ho dubbi sulla credibilità applicativa di ciò che insegna.
Se devo dirla tutta la mia sensazione è che questo esperto ad un certo punto si sia reso conto di essere talmente bravo da meritare di più dell' essere solo "un importante istruttore del sistema X con a capo il signor Y".
E così un bel giorno ha pensato di porgere i saluti e dare l' addio al suo rango elevato... per diventare lui stesso la punta di un nuovo iceberg.

Nell' altro caso c' era un campione internazionale di quelli che hanno contribuito attivamente al successo della scuola, che proprio in virtù di questo successo è entrato nel malato meccanismo della notorietà: più una scuola è nota, più farne parte è considerato di valore; La diretta conseguenza è che se vuoi insegnare sotto quell' egidia devi pagare di più.
Da lì il salto all' abbandono è quasi scontato.

Io ho visto cosa significhi diventare degli importanti istruttori, dei punti di riferimento, dei capisaldi di un' organizzazione.
Perchè uno pensa che sia tutta questione di abilità tecnica ma in realtà le persone che vedete per così dire ai piani alti di un' associazione si sono fatte un culo tanto anche per mille altri aspetti promozionali, divulgativi e burocratici.

Uno crede che basti frequentare regolarmente le lezioni settimanali e fare bene ma in effetti più si entra in un gruppo e più aumenta l' impegno richiesto a livello associativo.
E' lì che avviene la scrematura: c'è chi non ha la possibilità, le competenze o più semplicemente non è interessato a dedicarci più tempo di quanto già faccia e viene pian piano relegato in una sorta di club dei dissidenti, magari bravissimi a livello tecnico ma ritenuti come dei mercenari che non possano avere voce in capitolo od essere degni rappresentanti.
Dall' altra parte ci sono invece quei praticanti che oltre alle normali lezioni decidono di investire una buona parte della loro vita in questa passione e per questo acquisiscono importanza, a maggior ragione se sono anche validi tecnicamente (e ci mancherebbe... ma spesso questo aspetto non è il più importante).

Già, la passione.
Non fraintendiamoci, è piuttosto normale che le cose vadano così ma appare chiaro che quella che era nata come una passione finisca per diventare una responsabilità, un impegno quasi lavorativo sia in tempo che in denaro.
Tanto denaro.
E quando una persona inizia ad investire una parte importante delle proprie risorse, della propria vita, in qualcosa che in fondo appartiene a qualcun' altro, aumenta anche il rischio che disapprovi le scelte di chi gli stia gerarchicamente al di sopra.
Soprattutto quando si tratta di dargli dei soldi...

Con buona pace di tutti i bei discorsi sui maestri da rispettare, le grandi famiglie, la fratellanza dei praticanti, l' umiltà, l' impegno disinteressato e genuino e compagnia bella.