mercoledì 12 agosto 2015

Risposta - 6

Rispondo ad Angelo D' Avanzo che ha avuto la pazienza di scrivere un' interessante punto di vista riguardo al post "Liberarsi di Bruce Lee".
Riporto per intero il suo commento per renderlo più leggibile in quanto era spezzato in più parti (mi spiace per la limitazione di caratteri nei commenti, è davvero noiosa).


Solo adesso mi è capitato di imbattermi in questo post. L'ho letto attentamente, come anche molti dei commenti e l'ho trovato interessante, condivisibile sotto alcuni punti, e meno sotto altri, ed ho pensato di dire la mia.
Innanzitutto chiedo venia per la lunghezza del mio post ma iil tema Li Xiaolong mi ha sempre affascinato proprio per le diatribe che genera.
Li è diventato un mito, ovviamente, per molti (ma compreso), e questo è probabilmente ciò che più l'ha rovinato.
Mi spiego.
Mi ritengo una persona molto critica e dotata, nei miei limiti, di un buon discernimento e quindi, come molti, passata l'epoca adolescenziale del BruceLeeSuperman, anch'io ho cercato di capire, nel mio piccolo, dove finisce l'uomo e dove invece inizia il mito.
Ciò a cui sono giunto è figlio di una serie di ricerche di notizie, somme di informazioni disparate e ragionamenti logici e, a volte, anche fisici e (da psichiatra quale sono) psicologici.
Per essere precisi: video e footage vari lasciano il tempo che trovano, io ho solo cercato di mettere assieme dei pezzi di un puzzle.

Vediamo:
Una delle principali critiche mosse al mito Bruce Lee, critica/osservazione anche dell'autore del post, è che non ha mai dimostrato di saper combattere.
Vero.
Questa è stata probabilmente la più grande furbata di Li Xiaolong. Quella che, forse più di tutte, ha contribuito a creare il suo mito.
Molti pensano che l'unico "incontro", avuto da Li, di cui si abbia testimonianza sia quello con Wong Jack Man.
Non è così.
Ad essere precisi, quello con Jack Man è il meno affidabile possibile dei vari racconti su Bruce.
C'è un'altra testimonianza, a mio parere, molto più affidabile; Wong Shun Leung che fece da giudice al primo Beimo di Li.
Ma ne parlerò dopo.
Per ora vorrei toccare un altro argomento molto discusso: le abilità oggettive di Li nelle arti marziali.
Personalmente, purtroppo, non ho mai praticato nessuna arte marziale quindi non posso parlare per esperienze dirette.
Conosco, però, un po' di fisica. Abbastanza da chiarire un punto toccato nel dibattito scaturito dal post iniziale: la velocità.

Facciamo un piccolo preambolo:
Quando comunemente parliamo della velocità di un colpo stiamo in realtà, secondo la fisica, parlando non di "velocità" (che è una variabile in relazione a spazio e tempo), bensì di "accelerazione". L'impulso, cioè, iniziale o costante, che imprime il moto ad un corpo.
Prendendo per vera, quindi, la teoria di Einsten sulla "relatività ristretta", la forza (F) è in relazione alla massa del corpo in movimento (m) ed all' accelerazione (a), in questa equazione:
m = F/a

dando per scontato che un mio pugno abbia sempre la stessa massa, va da sé che il valore di Forza muterà al mutare dell'accelerazione, nella formula seguente:
F = m x a
formula che, volgarmente ci dice: due corpi di massa uguale avranno un impatto diverso a seconda della propria accelerazione.
Terminata la digressione fisica, torniamo a Li Xialong.
Una delle cose su cui concordavano tutti i marzialisti (Norris e Wall in primis) del suo tempo, e che con lui avevano collaborato o fatto allenamenti, era il fatto che Li fosse probabilmente l'uomo più muscolarmente forte in rapporto pound x pound, e sicuramente il più veloce.
Ricordando, quindi, che per velocità di un colpo in fisica si intende l'accelerazione, vien fuori che i colpi di Li erano i più forti (leggi: con impatto maggiore) tra tutti i pari massa (generalmente "stessa categoria di peso").
Questo lo rende un buon fighter?
Assolutamente no.
Ci dice che avrebbe potuto esserlo?
Probabilmente si:
Avere colpi più potenti di quelli dei tuoi avversari, sicuramente aiuta.
Anche nell'aspetto della difesa, la maggiore velocità d'esecuzione di un movimento aiuta.
Andiamo a vedere come:
è ormai noto che i tempi di risposta dei riflessi ad uno stimolo girano intorno ai 0,5 secondi.
Questo vuol dire che prima che io mi accorga che un pugno sta arrivando verso di me, passeranno 0,5 secondi alla fine dei quali il mio avversario avrà a tutti gli effetti un vantaggio temporale.
A questi 0,5 secondi bisogna sommarci il tempo di elaborazione della risposta motoria (da 0,1 ad infinito; a seconda dell'automatismo raggiunto con l'allenamento), ed il tempo di attuazione (ancora una volta l'accelerazione).
Dando per scontato che, ad alti livelli, tutti siano abbastanza allenati da portare a 0,1 l'automatismo dell'elaborazione della risposta, e che, salvo anomalie nervose, resta valido per tutti lo 0,5 secondi di riflesso, vien fuori che anche qui la velocità d'esecuzione fa la differenza.
Ovvero: più è rapida l'esecuzione di un movimento, meno sarà il vantaggio temporale del tuo avversario, e quindi più facile sarà evitare un colpo diretto.

Ovviamente il discorso vale anche al contrario: più veloce sarà il mio colpo, più difficile sarà per l'avversario evitarlo in quanto accorcerò il tempo a disposizione del mio avversario per compiere riflesso + elaborazione + attuazione

Tornando ancora a Li Xiaolong, e riassumendo quanto espresso fin'ora:
Godendo di una maggiore velocità d'esecuzione, Li poteva contare su:
- maggiore possibilità di portare un colpo a segno
- maggiore forza dei colpi
- maggiori possibilità di evitare i colpi.

Questo fa di lui un buon fighter?
Assolutamente no.
Ci dice che avrebbe potuto esserlo?
Probabilmente si.
Prima ho accennato ad una testimonianza di Wong Shun Leung, bene: il "primo allievo" di Ip Man lasciò una lunga e dettagliata testimonianza su quello che fu il primo Beimo (sfide senza regole, solitamente tra scuole diverse) di un giovanissimo, ed ancora novellino, Li Xiaolong ed uno dei principali allievi di un'altra scuola di Hong Kong.
Evito di riportare tutta la testimonianza, e mi limito a riassumere quello che accadde:
al termine del "primo round", in seguito ad un colpo diretto al viso, Li andò in panico. Tranquillizzato, quindi, dallo stesso Leung, nella seconda ripresa "si liberò facilmente" (cit. da un altro post) del suo avversario.
Pare che, dopo quella volta, Li non prese più parte ai Beimo.
A questo punto, nelle mie elucubrazioni alla ricerca di una "verità" su Li Xiaolong, ho iniziato a cercare di mettere assieme i pezzi con un approccio più psicopatologico (più appartenente alla mia branca di studi, quindi) :
Li si allenava in modo compulsivo (testimonianze di chiunque l'abbia conosciuto). Oggi verrebbe clinicamente definito vigoressico.
La sua continua ricerca ossessiva anche per la nutrizione (ortoressia) e per la "fisiologia umana", denotavano una psicologia ossessiva dedita al controllo. Ed il suo ego narcisistico lo conferma.
È facile pensare, quindi, che una siffatta personalità soffrisse di "ansia da discontrollo". Ed andrei a ricercare proprio in questa, ed alla paura di un crollo narcisistico, il rifiuto della competizione agonistica.

Probabilmente non sapremo mai se Li Xiaolong sarebbe stato un grande fighter.
Se vogliamo guardare ai fatti (dedotti, certo, non "documentati"), i numeri poteva averli ma, per quanto possiamo saperne, poteva anche avere la proverbiale "mascella di vetro" e finire tramortito al primo colpo.
Una cosa è certa: non è dai suoi film che ci si può fare un'idea delle sue abilità (Dan Inosanto, in una intervista della seconda metà dei '70, dichiarò che il kung fu di Lee non era quello che mostrava nei film ma era votato esclusivamente all' effectiveness).

Il problema è che tutti quelli che lo osannano, spesso, lo fanno fermandosi ai suoi film ed ai racconti da leggenda.
E, su questo, Arte Mortale ha tutte le ragioni di questo mondo.

Angelo




Bene, prima di tutto vorrei rispondere alla digressione sulla fisica relazionata alle abilità di velocità e quindi potenza di Bruce Lee.
Abilità presunte, perchè in effetti basate su impressioni raccontate da chi lo ha conosciuto ma anche da alcuni rari video. E naturalmente dai film.
Penso che si possa dire che Lee fosse particolarmente veloce nel tirare i suoi colpi (e nel muoversi in generale).
Il punto però non è quanto fosse veloce, piuttosto quanta di questa velocità avesse effetto sulle sue abilità di combattente, perchè come ho già specificato altrove esistono migliaia di altre persone veloci al mondo.

Qui cadiamo in un banale errore di valutazione: ci stiamo concentrando su di una persona, Lee, prendendola a riferimento per tutto il resto.
In realtà nessuno si è mai premurato di giudicare con la stessa attenzione che ne so, la velocità di un pugile professionista dei suoi tempi, anche perchè nessun pugile (e appassionato di pugilato) si sognerebbe di giudicare la capacità di combattere di qualcuno in base a quanto sia veloce, fosse anche documentato con strumenti di precisione.
Nel mondo degli sport da combattimento, dove le qualità individuali contano eccome, nessuno si sogna di farlo.
Al massimo si osserva che uno sia molto veloce. Fine.
Mentre in questo caso, e in molti altri legati a leggendari personaggi del kung fu, si vuole decretare il valore di qualcuno sottolineando questi parametri di giudizio, come dire che una Ferrari sia l' auto più vincente della storia perchè raggiunge i 360 Km/h.
Ma la velocità, la potenza, la forza... sono tutti soltanto parametri, numeri, che non si traducono automaticamente nella vittoria o meno su di un avversario...

La tua analisi non fa una piega, ma resta una sensazione in quanto non è realmente possibile (nè significativo) stabilire che Lee avesse un vantaggio oggettivo in termini di velocità o riflessi contro altra gente altrettanto preparata.
E lo voglio sottolineare, il mito di Bruce Lee si basa anche sulla sua ossessione per la preparazione fisica insinuando che solo lui la facesse o avesse gli strumenti per farla in un certo modo; In effetti era solo quello sotto i riflettori.
Io stesso ho combattuto contro gente fisicamente più preparata di me, ed ho vinto.

In sostanza parlare di queste cose non ha alcun valore se non quello di alimentare supposizioni e fantasie.
Non so se mi spiego, torno al confronto calcistico perchè penso sia più facile da capire: se uno è velocissimo nella corsa, non vuol dire che sia un fuoriclasse del pallone, magari la palla non sa nemmeno calciarla bene.
Figuriamoci se poi abbia giocato solo all' oratorio contro la squadra di paese.
E in paese si fa presto a sembrare dei fuoriclasse, ma il mondo è grande...

E qui veniamo alla seconda questione: contro chi ha combattuto Bruce Lee?
Citi i famigerati Beimo sui tetti di Hong Kong. Ok, e chi erano i partecipanti di queste... risse tra ragazzini?
Dei perfetti sconosciuti.
Ed è abbastanza inutile menarla col fatto che si ammazzassero di botte o tirassero fuori le lame, come per dare un tono più estremo alla cosa, che tanto ovunque nel mondo accadeva lo stesso, dall' Italia al Brasile alla Malesia...
Queste sfide tra gang cinesi non avevano davvero nulla di più rispetto ad altre in una favela o in un quartiere del Sud Italia.
E' abbastanza tipico dei cultori delle AMT raccontare di combattimenti all' ultimo sangue ove qualcuno fosse un dio del combattimento, ma gira e rigira di scazzottate stiamo parlando.
Quelle che anche oggi puoi vivere in qualsiasi parte del mondo, senza che nessuno ci costruisca una mitologia dietro.

Oltretutto parlare di sfide senza regole è capzioso, dal momento che i veri combattimenti senza regole sono quelli che avvengono ogni singolo giorno durante stupri, omicidi et similia, dove una persona cerca con ogni mezzo possibile di liberarsi/sopraffare l' altro, usando soprattutto i ben noti colpi scorretti, se così li vogliamo chiamare.
Non certo sfide a suon di kung fu tra esponenti di scuole diverse.
Tra ragazzini che smanacciano.

Video dei micidiali Beimo di Bruce Lee
Se questo è il livello dei mortali combattimenti di cui parliamo, qualsiasi ragazzino odierno tra 30 anni sarà osannato quale abilissimo combattente.

Io sono d' accordo col fatto che FORSE Bruce Lee, con una testa diversa e una storia diversa, avrebbe potuto diventare un grande combattente ma resta il fatto che con i "se" non si va da nessuna parte e la realtà è questa: Bruce Lee non ha dimostrato proprio un bel nulla in questo campo, non più di milioni di altri pincopallini.

Ho trovato interessante la tua analisi sulla sua psicologia, credo anche io che fosse prima di tutto un narcisista pieno di sè che grazie al suo indubbio carisma fece carriera nello spettacolo.
La cosa che fa sorridere è che se conosci i veri cultori delle arti marziali, intese come combattimento, ti rendi conto immediatamente di cosa abbiano in comune: il desiderio, la precisa volontà spesso anche deleteria di COMBATTERE CONTRO ALTRA GENTE.
Eh già, è questo che accomuna i campioni delle varie specialità, e non parlo solo dei fuoriclasse mondiali; C'è gente che passa la propria vita ad allenarsi per combattere il più possibile, non per insegnare o girare la scena del film.
Gente che racconta con orgoglio di come si sia spaccata i denti o rotta le ossa per aver COMBATTUTO contro il tale.
Ossessione indirizzata da tutt' altra parte, nè verso la cultura del fisico (culturisti), nè dell' ego (istruttori), nè della fama (attori).
Sono portato a considerare combattenti questo tipo di persone, non certo Bruce Lee.
E chi invece non sale sui ring, magari anche per disinteresse, un modo di combattere lo trova comunque ma a quel punto scadiamo nei 300 combattimenti "senza regole" di Boztepe (non documentabili e sicuramente contro tizi qualsiasi) o in storie di autentica delinquenza.

Grazie per il tuo intervento.