venerdì 25 dicembre 2015

Un ringraziamento

Con questo post di servizio vorrei ringraziarvi per aver contribuito al raggiungimento di ben 7,77€ di fatturato pubblicitario a cinque anni dall' apertura del blog!
Grazie a questo sono riuscito a regalare i crocchini speciali al gatto, giusto in tempo per le feste!

Il gatto ringrazia e invita a cliccare tantissime altre volte sul banner che si trova in alto a destra o ovunque altro sia :)
NB: i banner sono assolutamente al di fuori del mio controllo, pertanto mi capita di vederci pubblicizzati corsi di arti marziali, e spesso si tratta delle più immonde boiate sulle quali tanto ironizzo.
Spiacente, se potessi selezionarli lo farei: magari cliccateci giusto per avere un' idea di quanto siano ridicole le affermazioni roboanti riportate nei vari siti.




I diritti dell' immagine sono del rispettivo proprietario.
Rendeva l' idea dell' espressione del gatto alla vista dei crocchini speciali.

Risposta - 7

Rispondo al commento di Anonimo nel post "Focus on: l' Aikido".
Solita modalità sperando di non decontestualizzare ciò che ha scritto.

- "circa venti minuti di corsa, flessioni e addominali di vari tipi a non finire (su dita, polsi, con una mano, in verticale, e corti, completi, da rialzati, addirittura a volte "appesi" a un'altra persona), potenziamento gambe nei modi più disparati (dal passo della rana - nome amichevole, quello vero non lo ricordo, insomma da accucciati - a caricarsi sulle spalle un compagno e fare cira 200 volte sali-scendi da un gradino di 30 cm), strch quasi ogni volta, esercizi (insopportabili) di respirazione, esercizi di tensione (tipo stare x minuti appoggiati solo sulle chiappe, distesi senza toccare terra con testa/talloni, e col maestro che ti salta - letteralmente aime - sulla pancia), e boh sto dimenticando qulcosa, poi in periodo pre-gara si andava sul pesante (anche per i poveracci come me che di gare non ne volevano sentir parlare). il tutto tre volte a settimana."

Non ho capito che stile praticassi, ma l' accenno alle gare mi fa supporre che si trattasse quantomeno di Karate.
Ovviamente posso dare un giudizio basato solo su quanto scrivi, i venti minuti di cui parli sono abbastanza tipici di tutti i corsi anche se di solito sono almeno trenta (dipende molto dalla durata della lezione).

All' inizio avevo capito proprio "20 minuti di corsa" e mi ero sorpreso, poi ho capito che era il totale di tutto (giusto?).
Beh, venti minuti in pratica sono un riscaldamento...
Non è che non sia allenamento, non è che non serva a niente, solo non è preparazione atletica.
La preparazione di cui parlo si fa soprattutto al di fuori della lezione e la si fa in modo scientifico.
Pesistica volta all' aumento della forza e velocità, corsa DOPO, drills vari, functional training...
Non fraintendiamo, non sto parlando dell' allenamento di Ivan Drago ma di esercizi, tempi e modalità studiate scientificamente contrapposte ad esercizi tipici delle AMT che spesso sembrano molto macho ma in pratica sono solo inutili quando non proprio dannosi.
L' esempio del maestro che salta sulla pancia è indicativo, anche io l' ho visto fare (e subìto) ed è una delle stronzate più tipiche di chi non ha capito veramente niente di allenamento, senza contare il rischio a cui sottopone le persone fosse anche per gioco.
A me ste cose oggi fanno incazzare.
Poi sia chiaro, io non sto cercando di dimostrare che nelle AMT non si faccia nulla, perciò invito la gente a partecipare a qualche lezione di AMT e a qualche lezione di SdC.
Traete da soli le conclusioni sulla differenza di modalità.

- "Le leve articoari, che trovo un modo raffinato e masochista di far male alle altre persone, se è vero che sono di difficile applicazione pratica, è anche vero che sono molto efficaci, SE riescono, ossia se ti trovi nella condizione di poterle applicare."

Le leve articolari sono efficacissime, che si faccia TurboKillaPalestinianJiuDao o non si conosca un bel nulla.
La differenza di applicazione tra stili funzionali (es. Brazilian Jiu Jitsu) e stili "meno funzionali" (es. Aikido) sta in tutto il corollario che porta nella condizione di cui parli.
In effetti potremmo dire che tutto il BJJ, o il Grappling, non si basi sulle leve ma sul come arrivarci. Ed è una differenza molto significativa.
Nell' Aikido manca questa parte soprattutto per la diversità intrinseca delle modalità di allenamento e per le estreme stilizzazioni e imposizioni d' etichetta.
Non vuol dire che una leva studiata nell' Aikido non funzioni, vuol solo dire che l' aikidoka medio abbia un' esperienza di applicazione migliaia di volte inferiore.
E' davvero tanto.

- "il punto è che se le eserciti molto, ti viene automatico applicarle SE sono applicabili, altrimenti cambi tencina. e ciò senza dimenticare che nel frattempo, più colpi dai e meglio è."

E io sono d' accordo ma se parliamo nello specifico delle tecniche visibili nei programmi tecnici di certi stili marziali stiamo sempre discutendo di situazioni altamente improbabili: gente che ti stringe il polso, che ti attacca dall' alto a mò di bastonata... senza il bastone, che tira pugni perfettamente in linea retta verso lo sterno (wtf?!) e cose del genere.
Giustamente dici che nel frattempo devi colpire: sì ma l' Aikido non dice questo e se per cavarsela con l' Aikido è necessario "ricordarsi che bisogna anche colpire", beh...
Al contrario un Jiujitero medio è ben capace di terminare uno scontro senza dover usare un singolo colpo, ma di nuovo invito a provare e vederlo da sè.
Una volta chiusa la distanza il Jiujitero si trova esattamente nel suo mondo, che sia in piedi o a terra (dove vuole portarti, e lo farà).
Quello che si vede fare dalla maggior parte dei marzialisti tradizionali è invece un disperato tentativo di applicare tecniche che in teoria conosce, ma in pratica... non ha mai allenato nella situazione pratica.

- "INsomma l'aikido non è molto efficacie,concordo pienamente, ma sviluppa una certa sensibilità che, untia ad altre cose, può tornare utile."

Tutto è utile, e le AMT possono essere benissimo più utili degli stili funzionali in un dato campo e contesto. Io discuto in termini generali di situazioni riscontrabili da ciascuno. Non vorrei passasse il solito messaggio facilone per cui l' aikidoka sia automaticamente un incapace e il jiujitero automaticamente un campione.

- "ebbene quel pugile, che tirava diretti a velocita e da posizioni sorprendenti, ad esempio, di leve ne periva (chiaramente mai portate alla rottura dell'arto...), oltre che di calci."

Non ne dubito, infatti il pugile puro spesso nemmeno è consapevole della varietà di leve e calci che potrebbe subire.
Però permettimi di osservare, le botte divertenti tra amici ce le siamo date un pò tutti, e si fa per gioco. Non c'è nè intenzione nè cattiveria.
Non voglio banalizzare l' importanza dello sparring amichevole, anzi, però ci vuole anche l' intelligenza per capire che il contesto sia piuttosto sfalsato.
Dal momento che un solo, singolo pugno tirato full ti manda al tappeto, è anche giusto sottolineare che lo sparring amichevole non sia il metodo migliore per dimostrare la validità dello striking, che al contrario premia moltissimo i lottatori.
Perciò dico: iscrivetevi ad un torneino di paese di MMA, oppure andate a fare lo stesso gioco nella palestra di qualcuno che NON conoscete e che quindi avrà un pò più interesse a non farci brutta figura.
I valori in campo cambiano sensibilmente, fermo restando la validità della tua osservazione.

- "senza considerare che (questa è esperienza perzsonale) un calcio improvviso a uno che ti corre dietro è devastante. e, tanto per dire, se è assurdo disarmare con le braccia per via della distanza, le gambe tendono ad essere più lunghe di un braccio armato di coltello."

Spero che non ti riferisca al "poderoso" calcio mostrato da Maltese nel suo iconico video...
Quella delle gambe invece non l' ho capita, stai forse dicendo che contro un tizio armato di coltello i calci siano una buona soluzione?
Continuo a sottolineare quanto le aggressioni armate vengano drammaticamente immaginate nei modi più lontani dalla realtà, spesso rifacendosi a scenette da telefilm anni '80 perchè per la stragrande maggioranza della popolazione sono gli unici riferimenti del contesto.
I calci non sono affatto una buona idea perchè:
- ci vuole molta tecnica perchè siano davvero incisivi, figuriamoci in una situazione di altissimo stress nella consapevolezza che quel tizio ti possa affondare una lama nelle budella.
Quello che fanno tutti è scalciare, ed è ben diverso.
- si espone la gamba ai tagli e anche se io dubito che l' aggressore medio sia un esperto capace di sfruttare l' occasione per colpire la femorale (altra baggianata che si sente spesso) si tratta comunque di un colpo disperato.
- spazio. I calci richiedono troppo spazio e le aggressioni armate non avvengono nei parchi come piace raccontare da tanti espertoni di difesa personale.
- come dicevo, un calcio per essere considerato risolutivo deve mandare KO l' aggressore, o comunque neutralizzare la minaccia.
Se non lo fa, e non lo farà, l' altro per tonto che sia chiuderà la distanza e comincerà a preparare la cena a base di te con un piatto di fave e un buon Chianti.

Saluti

domenica 13 dicembre 2015

Figli di un dio malato

Su suggerimento di un lettore vado ad affrontare un argomento divertente che ben si integra con lo spirito del blog: l' opinione della gente comune riguardo ai praticanti di arti marziali.
Proprio qualche giorno fa riflettevo sul fatto di non aver mai conosciuto nessuno che a sua volta non avesse un qualche amico o parente praticante di arti marziali, quando non egli stesso abbia praticato almeno in passato una qualche disciplina affine.
Anche tra le persone più improbabili vi si trova sempre qualcuno/a che presto o tardi sia venuto in contatto con questo mondo malato, per esperienze perlopiù brevi e disastrose.
Perciò va considerato che al giorno d' oggi è abbastanza facile trovare gente che si sia già fatta una qualche idea a riguardo anche se naturalmente questa sarà il più delle volte ancora molto popolare e romantica.

Per comodità dividerò le tipologie di persone in base al grado di conoscenza ed esperienze specifiche.

Quelli a digiuno totale
Sono quelle persone che non avendo alcuna conoscenza basano la propria idea sui luoghi comuni più beceri e superficiali diffusi dai mass-media.
Non che questo sia una colpa, intesi.
Per non tornare a ripetere le solite cose, dividiamo il gruppo in quelli in qualche modo affascinati dalle arti marziali, che vedono come eroi invincibili i loro praticanti (soprattutto se fanno qualche cazzata cinesoide, contrapposta ai "truzzi-minchia-porcoddue" degli SdC) da quelli che al contrario ne sono disgustati per partito preso soprattutto per questioni morali e idealiste nei confronti della violenza.

Apro parentesi, ricordo con sincero divertimento un volantino dell' oratorio che girava in classe quando andavo a scuola, in cui si sosteneva il problema delle arti marziali non tanto come non-soluzione alla violenza ma in quanto... vi si divulgano concetti di religioni differenti da quella cattolica!

Questo tipo di persone vivono nel mondo dei Minipony ed Iridella, hanno perlopiù una cultura formazione borghese medio-alta e vedono la vita in un modo molto altezzoso, convinti intimamente di essere più evoluti degli Homo Sapiens medi.
Sono persone molto ipocrite, sono quelli che pensano che ai cattivi ci debba pensare solo la polizia e tutti i mali si risolvano con avvocati, a parole o grazie alla Divina Provvidenza.
A me piace definirli mezzi-uomini.
Spesso inorridiscono al solo pensiero del contatto fisico o delle botte giocose patrimonio di ogni mammifero sano, salvo poi essere i primi a fare le peggio maialate sadomaso con lolite minorenni...

Inutile dire che in base all' opinone degli interlocutori si possano avere confronti diametralmente opposti: quelli affascinati ti chiederanno quante tavolette di compensato tu riesca a rompere e se possa mostrargli qualche "mossa" (della quale resteranno meravigliati a prescindere, soprattutto mostrandogli kote gaeshi); Dall' altro canto i fighetti moralisti ti tratteranno come un pària nazista e stupratore seriale, non importa se magari tu sia un filantropo ricercatore del Cern con un semplice hobby alternativo agli scambi di coppie a loro cari.

In realtà esiste anche un terzo gruppo, fatto da tutte quelle persone genuinamente indifferenti e disinteressate e che proprio in virtù di questo riescano ancora ad avere buonsenso ed obiettività nel giudicare e valutare ciò che il marzialista di turno gli va raccontando.

E sono proprio queste attitudini che io ho dovuto recuperare per spurgarmi da anni di condizionamento mentale indotto sia dagli altri che da me stesso, perchè è solo grazie ad esse che si ottiene una visione serena ed onesta della propria pratica, qualunque essa sia.

Quelli che hanno praticato per qualche mese
La prerogativa di questa categoria di persone è quella di aver capito tutto delle arti marziali.
Non importa se abbiano praticato Karate a cinque anni, giocando tutta la lezione coi palloni di spugna sul tatami, o a cinquant' anni facendo il 5% degli esercizi per colpa di presunti acciacchi causati dalla WWII (di cui il più grave era la pigrizia): loro conoscono il Karate.
E' una cosa tipo Matrix, dopo numero dieci ore totali di esercizi loro hanno già capito tutto ciò che serva e se ne bullano con le amichette dagli occhioni grandi grandi.
Il top dell' ilarità si raggiunge nei gruppi di persone in cui solo una abbia questa breve esperienza marziale, perchè comprensibilmente diventerà il punto di riferimento per tutti, quello che "ha fatto o' caratè!".
Discutere con uno di questi personaggi è spesso frustrante, ti propinano un pentolone di cazzate che la metà basta e ogni tentativo di fargli capire che in sostanza non ne sappiano nulla è vano.
Il loro maestro è sempre un mostro di bravura, il loro stile aveva tutte le risposte, il tizio che c' era nel loro corso ha sconfitto la peste nera a suon di forme o calci volanti.
La loro idea delle arti marziali resterà per sempre legata a quell' esperienza e ovviamente giudicheranno tutto il resto partendo da quell' unico punto di riferimento.

Naturalmente ci sono anche gli umili, quelli che ammettono senza timore di averci provato per curiosità e non essere mai stati per nulla bravi, senza ricordare nemmeno come si facesse il saluto iniziale.
E quando parlo con questa gente mi sale sempre un sorriso nel pensare a tutti quelli che vanno ai corsi di difesa personale con la convinzione di imparare meglio in quanto "più facili, alla portata di tutti, che non richiedono forza fisica o stazza, con movimenti semplici e diretti, etc." e alla fine praticano persino per meno tempo...

Quelli che praticano ancora
Questa è la categoria più difficile, anche perchè la grande differenza è data dal tipo di pratica.
Quando un uomo che pratica AMT parla con un uomo che pratica SDC, l' uomo che pratica AMT è un uomo morto.
E non voglio star di nuovo a spiegare il perchè.
Tutti sono convinti di essere degli esperti, il punto è che la stragrande maggioranza dei praticanti, e parliamo di centinaia di persone solo nella propria città, sono tutto meno che tali.
E mi spiace sottolineare di nuovo come non sia una questione di partito preso: semplicemente chi le botte le allena per davvero mettendosi in gioco attivamente ha per forza di cose una visione più sincera dell' argomento.
Tutto il corollario di stupidate metafilosofiche, racconti di leggende esotiche o tecniche "fatte come si deve" se ne va a farsi benedire fino a che non vengano dimostrate o accertate.
E nessuno lo fa. Mai.
Il marzialista medio è intriso di queste idiozie e adora raccontarle agli altri, finchè non trova qualcuno capace di metterlo in discussione... e non parlo per forza di botte, bastano le argomentazioni.

Va detto che dall' altro canto anche il praticante medio di SDC diventa con estrema facilità borioso ed arrogante, convinto che la propria capacità di picchiare il uinciuncoso medio renda lui e il suo stile automaticamente l' arma definitiva per vincere la guerra.
Spero di non dover ricordare come la stupidità delle persone non dipenda dallo stile praticato.
Al massimo viene plasmata:)

Da questa breve analisi possiamo dedurre che a prescindere dal livello di competenza dell' interlocutore l' universo marziale sia di difficile interpretazione e proprio per questo ci tengo a sottolineare l' importanza dei dati dimostrabili, delle esperienze personali dirette e della forte necessità di giudicare il tutto in modo distaccato.


Chi non pratica arti marziali è per forza di cose condizionato dall' idea popolare e prende per buona qualsiasi dichiarazione venga fatta da un sedicente esperto.
E appare ancora più evidente quanto siano soprattutto i cazzari e gli inesperti a sfruttare questa situazione.

domenica 15 novembre 2015

Aggressioni armate: cronache di suicidi

Avevo promesso che mi sarei occupato della questione dell' autodifesa da aggressioni armate e uno degli ultimi commenti mi ha dato un buono spunto per parlarne.
Premetto che nel trattare l' argomento mi riferirò esclusivamente all' uso del coltello ed affini e non alle armi da fuoco.
Tratterò a parte l' argomento, sempre che la cosa abbia senso parlando di arti marziali.

Il video suggerito dal commentatore mi permette di bypassare buona parte delle considerazioni che avrei fatto tali e quali, perciò lo riporto qui ed invito a vederlo tutto:

https://www.youtube.com/watch?v=qVVx0SKCjHM

specificando che non so chi sia l' autore nè sono andato a vederne altri video (non ho tempo, sorry) ma spiega molto bene e il messaggio appare chiaro.
Mi permetto però di fare un' osservazione: c'è sempre un problema di fondo ogni volta che un esperto spiega i limiti di una tecnica o strategia di difesa, e questo vale per chiunque in qualunque stile.
Il problema è che nel video il ragazzo spiega come sia facile per l' aggressore inibire i classici blocchi... utilizzando tecniche specifiche di chi studia l' uso del coltello!
Sono tecniche che personalmente ho visto fare solo nel Silat, e che prima di allora non avevo nemmeno immaginato, il che mi porta a pensare che a meno che l' aggressore sia un praticante di qualche cosa di affine difficilmente conoscerà.

Perciò se è vero che tentare disarmi, blocchi, mirare alla mano armata, etc. non siano sempre delle soluzioni ideali, è anche vero che mediamente gli aggressori non sono praticanti regolari di stili armati, non so se mi spiego.
E' un pò lo stesso motivo per cui un kungufcoso riesca a difendersi con la tecnica della cicindela per poi raccontarlo nei secoli: mica per strada becchi tutti agonisti di Muay Thai...

In ogni caso il concetto è molto chiaro: tutto ciò che siamo abituati a vedere nelle favolose demo di AMT, con gente che neutralizza attacchi di coltello con assoluta precisione, sono sostanzialmente fantasie.
Pericolose fantasie, perchè quelle tecniche vengono insegnate da decenni a schiere di marzialisti e a furia di provarle poi si finisce per crederci.

Togliamoci subito il pensiero: difendersi a mani nude da qualcuno armato e competente, è impossibile.
Lasciamo stare i casi fortunati della vita, non sono quelli a fare statistica.
Se avete una minima idea di come usi il coltello qualcuno capace, capirete che non esiste via d' uscita, finirete comunque sul tavolo della Coop sezione carni grasse.
Certo viene da chiedersi perchè dobbiate trovarvi ad affrontare un tizio del genere, quindi escluderei anche questi casi.

Resta il fatto che ogni giorno io guardo dei TG a caso e sento di gente ammazzata.
Ogni. Singolo. Giorno.
E come ci finisce ammazzata? Dopo scazzottate o combattimenti a colpi di kung fu?
No, per aggressioni armate, e nonostante la diffusione delle armi da fuoco la gente si accoltella ancora alla grande, del resto le pistole da noi restano ancora poco diffuse nella media della popolazione.
E questo ci dà un' idea molto precisa di quale sia la pericolosità del coltello nel cassetto della cucina, e ancor di più di quanto siano pericolose le persone incazzate.
Mi viene da dire che la prima difesa da coltello sia non fare incazzare amici, mogli, mariti, fidanzati, gatti, cani e cicindele.
Quindi troviamo tutte queste persone che, senza alcuna preparazione "marziale", sono perfettamente in grado di ammazzare e per contro ne troviamo decine e decine di altre che ci lasciano la pelle tentando invano di difendersi.
Questa paura sociale trova il suo naturale sfogo nei corsi di difesa, che pullulano di persone indifese e indifendibili pronte ad apprendere qualsiasi cosa gli si dica pur di compensarla.
Tutta gente che tipicamente non pratica alcuna attività sportiva, non ha mai avuto a che fare con la violenza e vive in condizioni agiate.
Vittime predestinate che non hanno la benchè minima idea di come funzioni nemmeno uno scontro a mani nude controllato, ma che pretendono di poter apprendere la più estrema e statisticamente ingestibile delle situazioni di autodifesa... perchè gli istruttori glielo lasciano volentieri credere (vista anche la spropositata quantità di ragazzine in hot-pants con gli occhioni grandi grandi che pascolano in certi corsi).

Dal lato delle arti marziali non è che le cose stiano meglio, anzi: proprio in virtù di una pratica regolare, con insegnamenti tramandati da saggi cinesini di miliardi di anni fa, il praticante di AMT allena quelle tecniche e combinazioni convincendosi che abbiano una buona percentuale di riuscita; Fa nulla se poi racconteranno a chiunque sollevi dubbi che "l' importante sono i princìpi", che "quello è un esercizio, nella realtà farebbe altro" e altre forme di autolesionismo del genere.

Gli stili "militari" invece scadono nell' altisonante dichiarazione di utilizzo di certe tecniche da parte dei marines spaziali, come se l' impiegata della Fiat abbia lo stesso mindset, preparazione fisica, stazza, motivazione, determinazione, background e contestualizzazione.

Mi sembra evidente quanto lo studio della difesa da coltello sia un onanismo puro per la stragrande maggioranza della popolazione, tale da non giustificarne nemmeno l' esistenza se non a fini puramente folcloristici.
Da una parte ci sono persone che studiano stili armati come il Kalì, in cui si apprende una delle più letali arti marziali possibili, talmente letale da non poter essere usata (pena finire in carcere con una maschera da Hockey sul viso).
Dall' altra abbiamo persone che studiano tecniche di disarmo talmente improbabili da non essere nemmeno considerate nei film di Van Damme.
In mezzo abbiamo persone che studiano la difesa da coltello senza però poterla mai testare nelle condizioni in cui potrebbe servire, senza il terrore di finire ammazzati, l' adrenalina, l' aggressore impazzito, il sangue e tutto il resto.

Nei miei anni di AMT allenavo tecniche di disimpegno tanto assurde quanto spettacolari, alcune delle quali sfidavano letteralmente le leggi dell' universo: il compagno doveva imparare esattamente il suo schema di attacco, altrimenti ci si faceva male da soli persino nel muoversi (con i coltelli di gomma)...
Il problema è lo stesso che riguarda le tecniche a mani nude: la teoria è corretta, spesso sembrano tecniche geniali che sfruttano in modo convincente i punti deboli e le posizioni dell' aggressore; Ma non appena si lasci quest' ultimo libero di attaccare come voglia e di fare tutto ciò che gli venga in mente per vincere, si mostrano in tutta la loro inefficacia.
Perchè il nocciolo della questione è sempre lo stesso: a che serve allenarsi per decenni in un' arte marziale se poi non vi sia mai occasione di sperimentarne l' utilizzo contro un avversario libero e smaliziato?
Comprendere dei princìpi di movimento e saperli applicare anche come un fulmine durante l' esercizio stilistico non è affatto una garanzia di saperlo fare in quelle condizioni, anzi.
Lo stesso meccanismo dell' apprendimento umano rema contro a questa metodologia così diffusa.
Figuriamoci quando di mezzo ci sia un' arma tanto temibile e soprattutto avversari per nulla accondiscendenti, contro i quali il più banale errore possa avere conseguenze nefaste.

Ogni tanto parlo di un sito che mostra senza censure i più terribili avvenimenti di ogni giorno nel mondo, tra i quali degli attacchi all' arma bianca.
Quando al tg parlano di nuovi omicidi perpetrati con un coltello a me vengono in mente quei video e subito dopo il calderone di cazzate che insegnano sedicenti esperti nei loro corsi di arti marziali.
Il problema del coltello non sta tanto nella pericolosità intrinseca dell' oggetto ma nel genere di persona che decida di utilizzarla, nel suo stato d' animo e nel contesto.
Chi muore accoltellato il più delle volte è stato preso alla sprovvista e già la prima coltellata a segno porta ad uno stato di shock emotivo non replicabile in allenamento.
Sopravvivere ad un' aggressione armata è più una questione di fattori esterni o volontà dell' aggressore più che di abilità dell' aggredito; Se analizzate i fatti di cronaca quotidiani, quando Cicillo Pizzapasta decide di ammazzare la moglie o il vicino ci riesce.
Ma anche quando il tizio vendicativo decide di far fuori Rambo in persona, visto che studierà una strategia per impedirgli una reazione.

E allora qualcuno se ne viene fuori con quell' episodio del cinese "maestro di kung fu" che si è difeso ed ha pure ammazzato i suoi aggressori, come prova della validità delle arti marziali.
Poi salta fuori che in quel caso il "cinese" era proprio un esperto di Kalì e torniamo al punto di prima: voi siete esperti di Kalì?
Senza contare la differenza che passa tra uno che allena regolarmente proprio quel tipo di scontro, quasi in modo esclusivo, rispetto a chi passa tre quarti del proprio tempo in palestra a fare forme e tecniche robotiche, e quella volta che studia la difesa da coltello lo fa in modo completamente falsato.

Il famoso test del pennarello, divenuto famoso con Vunak, è qualcosa che qualunque marzialista in cerca di risposte dovrebbe fare, non solo immaginare.
Dovete rendervi conto da voi di quanto sia assurdo sperare di applicare qualunque tecnica vista in demo o film vari, ma nemmeno in stage ed allenamenti specifici.
Fate un bel tabellone e segnateci (già che avete il pennarello) tutte le volte che riuscite ad intercettare la coltellata senza "tagliarvi", con il buongusto di ricordare che quello sia un gioco preparato, in condizioni ideali, tra amici, senza nulla di più in gioco, senza vero dolore, veri tagli, vero sangue.

Una volta a casa, qualche giorno dopo, alla prima occasione in cui NON stiate pensando alle arti marziali (mentre guardate la tv, mentre siete nel letto, mentre passeggiate) sarete mentalmente vulnerabili: ecco, sono quelli i momenti in cui la gente subisce le aggressioni armate.
Oppure la prossima volta che litigate furiosamente con qualcuno, provate per un attimo ad immaginare come VOI lo attacchereste con un coltello o come vi difendereste se lo avesse lui e vi aggredisse con furia.
(E' una scena immaginaria, non fatelo! Prima che qualcuno mi minacci di morte per aver istigato all' omicidio :) ).
In tutto questo provate a focalizzare le scenette che vedete da anni nelle esibizioni o le persone che vi abbiano spiegato "in modo convincente" come fare per difendersi...

Ovviamente esistono accorgimenti e strategie per *provare* a non soccombere ad un' aggressione armata, ma la fortuna continua a giocare un ruolo troppo determinante in questi casi, senza contare l' esperienza di pratica necessaria.
E per quanto mi riguarda continuo a nutrire delle perplessità nel dedicare il poco tempo libero allo studio di qualcosa che non si sa nemmeno se servirà o si riuscirà ad applicare quell' unica volta che servisse.

mercoledì 11 novembre 2015

Facciamo di nuovo il punto

Ho deciso di scrivere questo post per tornare a fare un pò di chiarezza sull' argomento del blog perchè mi sto davvero stancando di rispiegare a tutti i nuovi arrivati cose già trattate milioni di volte.
Da ora in poi se sarà il caso risponderò ai commenti con il link a questo post, dopodichè se troverò ulteriori risposte che dimostrino la poca volontà di seguire queste linee guida le cancellerò senza ulteriori spiegazioni.
Andate nei forum a giocare con le parole e a far perdere tempo.

Questi punti riguardano alcune delle osservazioni che più spesso mi vengono fatte e relative risposte.
Mi preoccuperò di aggiornare questo post man mano che nuove osservazioni meritino una rinfrescata.

1) Prima di commentare, leggete almeno un pò il dannato blog.
Sia chiaro, lo capisco che uno capiti qui, legga una cosa e decida di commentarla d' impulso; Non pretendo che uno legga anni di post e commenti prima di esprimere un suo parere.
Ma siccome sono davvero seccato dalla gente che viene qui e mi vede come una specie di quindicenne dedito a sparare a zero sulle AMT giusto per trollare o per fare il saputello, a questo punto pretendo che gli sforzi che ho fatto per chiarire la mia posizione vengano quantomeno tenuti da conto.

2) Quello che sono, quello che non sono.
Lo ribadisco per l' ultima volta: niente domande su chi sia o cosa faccia, niente profili psicologici da Donna Moderna, niente sfide o inviti a provare il vostro stile vero autentico 100%® o il vostro maestrone unico depositario dei sacri insegnamenti e tecniche "fatti come si deve".
Lo scopo delle mie riflessioni non ha niente a che vedere con cosa pratichi o abbia praticato, anche se i più attenti lo avranno capito (e naturalmente c'è gente che lo sa benissimo): ripeto, questo non cambia una virgola perchè le mie osservazioni sono generali e alla portata di chiunque abbia il dono dell' obiettività.
Infatti il divertimento che provo nel leggere le accuse di quelli piccati perchè gli si è toccato il giocattolino delle AMT, è proprio l' implicita ammissione di non essere dotati di obiettività. Che devo dire, fatevi un esame di coscienza...
Poi ci sono quelli che mi accusano di non aver capito niente, o non saper fare niente, perchè non ho praticato il loro specifico stile o con il loro Vero Autentico Maestro®...
Pensatelo pure, sta bene così.
Come ho già avuto modo di dire io non sono affatto un campione, ma ritengo di avere un bel pò di esperienza nell' ambiente, spaziando dalle AMT agli SdC ai sistemi di difesa.
No, non li conosco tutti, non li ho praticati tutti. Ma mi ci alleno fin da bambino e ho vissuto esperienze specifiche in tutti i campi.
Questo basta e avanza, dal mio punto di vista, per poter esprimere delle opinioni, e il blog tutto le riporta.
Delle cazzo di osservazioni con lo scopo di ridere del pomposo mondo delle arti marziali e dei suoi succubi interpreti e magari mettere la pulce nell' orecchio di quelli che vogliano farsi delle domande riguardo a quello che praticano o vedono praticare, esattamente come è successo a me.
Riguardo alle sfide o agli inviti a provare, dico ma siete seri?
Mi accusate di essere un ragazzino guerriero da tastiera e di tutta risposta reagite come ragazzini guerrieri da tastiera...
Se venissi da voi, ci picchiassimo e vinceste voi, questo cosa dimostrerebbe? Che nel vostro stile non si raccontino stronzate di cinesine che massacravano di botte dei titani? Che il vostro maestro non sia un ipocrita? Che non sia vero che non facciate preparazione atletica?
Eh già, perchè qui veniamo al terzo punto,

3) Cosa intendo precisamente per tecniche non applicabili
Questo è il concetto più difficile da spiegare (oddio.. a me sembra tanto banale..) ma anche il più importante in assoluto.
Lo riscrivo per enfatizzarlo: il più importante in assoluto.
Le persone dotate di intelletto ed esperienza ad un certo punto realizzano che quando due esseri umani si scontrano, fanno a botte insomma, i colpi e le tecniche utilizzati finiscano per uniformarsi un pò tutti.
Mettici di mezzo anche l' aggressività, la furia, la velocità con cui avviene il tutto (non parlando più di scenette prestabilite) ed ecco che tutto il corollario di combinazioni, controlli, colpi precisissimi, punti di pressione, prese improbabili se ne va a quel paese e lo scontro diventa qualcosa di completamente disordinato con colpi feroci fuori bersaglio e così via.
Quella che io ho definito come Simil-Kick Boxing, ovvero un turbinare di calci e pugni di chi però non li abbia allenati in modo funzionale, e tuttavia si renda conto di come i movimenti istintivi del proprio corpo e la strategia stessa di combattimento volgano in quella direzione.

No, non sto parlando di risse da stadio, ma di normalissimi scontri in cui ci si voglia far male davvero.
Ecco, nei programmi tecnici delle AMT ci sono migliaia di tecniche ed esercizi che non trovano un' applicabilità diretta in uno scontro simile, che poi è la realtà che si dovrebbe affrontare.
E no, non sto parlando di "calcio circolare", "pugno diretto" e tecniche chiaramente efficaci sia che le si imparino nel kung fu o nella Muay Thai, perchè per l' appunto quelle sono già assodate.
Ma capisci che se un' arte marziale basa tre quarti del suo programma su forme di posizioni, esercizi prestabiliti con compagni che debbano recitare una parte, assurdità su respirazioni che dovrebbero dare chissà quale potere superiore, combinazioni in cui si pretende che l' avversario non reagisca liberamente, tecniche che non riuscirebbero una volta su mille, farneticazioni di colpi parati o deviati senza che vengano mai provati sul serio, dichiarazioni roboanti di ossa rotte con un calcio speciale... Beh, qualche dubbio sulla loro bontà ce lo si pone.

E ribadisco il concetto: a me non interessa nulla parlare di come con lo stile X sia possibile riempire di botte chi pratichi lo stile Y.
La faccio semplice, non discuto del fatto che il uinciunman possa vincere sul Nak Muay, il kungufcoso possa vincere sul Jujitero & C.: io sto parlando di gente che dimostri di riuscire ad applicare con precisione le tecniche che studia per anni nel proprio stile specifico.

Non è affatto un gioco di parole, non sto cercando il cavillo per autenticare le mie osservazioni, qui si parla di arti marziali nelle quali si studino situazioni specifiche, tecniche specifiche, concetti specifici per anni e questi rappresentino non di rado le peculiarità che le differenziano dalle altre.
Andate in un corso qualsiasi di AMT ed osservate come si allenano e cosa allenino i praticanti: difesa da pugno, combinazione di contrattacco da calcio, difesa da presa così e cosà, forma che in questo punto simula l' attacco così e il contrattacco colà, etc.
Ecco, io voglio che qualcuno dimostri l' applicabilità di quelle cose.
A vincere a pugni, calci e tirate di capelli siamo buoni tutti e questo ribadisce soltanto l' efficacia delle tecniche funzionali.

4) Definiamo cosa io intenda per scontro libero.
Anche qui mi sa che spesso chi legge abbia una visione diversa dalla mia, perciò la chiarisco una volta per tutte.
L' applicabilità di un sistema di combattimento si dimostra nel suo contesto finale, che è... il combattimento.
Il combattimento sportivo lo mettiamo subito da parte in quanto circoscritto in un regolamento specifico a seconda dello stile: ah, gli sportivi proprio per questo studiano solo tecniche dimostrate e dimostrabili nel loro contesto. Bon.
Quello di cui parlo più in generale è il combattimento libero, in cui entrambe le parti in causa siano libere di fare ciò che più le aggrada per sconfiggere l' avversario, applicando le proprie tecniche senza subirne a loro volta.
Qui veniamo ad un' importante precisazione.
Combattere in modo "totale", dove tutto sia veramente concesso, ci porta al tanto decantato combattimento per la vita, riconducibile esclusivamente ad una situazione gravissima di aggressione.
In questo tipo di situazione si usano quindi tutte quelle "tecniche" (se così possiamo chiamarle...) volte a danneggiare anche in modo permanente l' aggressore: dita negli occhi, sputi di catarro, calci nelle palle, parolacce brutte, capelli strappati, morsi, graffi, uso di oggetti trovati per caso proprio lì (karambit, bastoni lunghi e corti, nunchaku, bottiglie rotte, tirapugni, pistole, tazer, sedie volanti, liocorni, zii pugili, etc.) e naturalmente tutte le tecniche vietate nei match sportivi proprio perchè particolarmente pericolose (proiezioni particolari, leve particolari, colpi a bersagli particolari).
Il buonsenso mi porta a dare per scontato che generalmente non si parli di questa situazione estrema, che al contrario alcuni praticanti pretendono di avere come unico obiettivo, di solito solo per sentirsi più macho e letali.
Anche perchè fondare arti marziali da allenare una vita per poi ridursi ad usare certe cose per farle funzionare è una sincera ammissione di inconsistenza di tutto il resto.
Perciò ci resta un sincero combattimento libero in cui due persone possano fare tutto ciò che è in loro potere per vincere senza storpiare l' altro.
Ed ecco che improvvisamente tutti quegli esercizi allenati per anni nelle AMT svaniscano nel nulla, di solito in seguito al primo diretto stampato sul naso.
Ah, giusto per la cronaca: prima di arrivare alle dita negli occhi, ai calci nelle palle e tutto il resto, è dimostrato e dimostrabile come le tecniche degli stili funzionali permettano di concludere agilmente uno scontro.
Non dico sempre, niente è certo, ma provate a dare una ditata mentre subite un middle kick o a mordere mentre vi stanno spaccando il gomito con un armbar.
L' altro non si fa bene, ma scommetto che a terra ci resti il guerriero dei colpi sporchi...

5) Il mio maestro, il tuo maestro, io pratico così, tu pratichi cosà, bla bla bla...
Capita spesso che qualcuno mi riporti la sua esperienza in questa o quella arte marziale e finisca inevitabilmente per darmi dell' incompetente.
Pratico arti marziali da così tanto tempo che mi piacerebbe davvero un giorno scoprire le carte e vedere, e testare, chi abbia più... diritto di esprimere un parere?!? Stiamo scherzando, vero?
Siamo di nuovo lì: ci sono milioni di persone che ne sanno più di me, che praticano da più tempo, hanno più e variegate esperienze... Se mai mi fossi posto come il più grande esperto mondiale di arti marziali avreste motivo di risentirvi, ma anche se non è così qualcuno pretende di saperne di più con tanto di anni di pratica riportati ed altre amenità (e allo stato attuale, a leggere i commenti, parliamo di svariati anni in meno dei miei. Svariati...).
Io detesto fare certe affermazioni, ma alla centesima volta sono anche stanco di essere accusato da gente che almeno sulla carta non abbia la mia esperienza.
Che poi è un' esperienza alla portata di tutti, perchè in effetti non dipende dagli anni di allenamento: è una questione di normalissima obiettività, ricerca ed osservazione dell' ambiente, cose che chiunque può avere anche adesso.

E' uno switch che ti scatta in testa solo dopo aver testato sul campo l' attendibilità di ciò che hai allenato, dopo aver fatto ricerche disinteressate sulle origini degli stili e su quanto vi si dica, dopo aver analizzato con onestà il valore morale ed etico delle persone che idolatravi, dopo aver studiato, provato e verificato cosa siano le aggressioni per cui la gente va a studiare "autodifesa", dopo aver deciso una mattina di mettere nero su bianco ogni singola affermazione per poter dire "ok, questo è vero e questo no", dopo essersi confrontati con decine di altre persone arrivate alle stesse conclusioni.

Io sono solo uno che bazzicandoci da tanto tempo si è fatto un' idea più precisa, e la riporto.
Non ha davvero alcuna utilità spiegarmi come voi siate bravi, esperti, abbiate capito tutto del tal stile, è pura noia per me leggere certe cose, perchè è esattamente quello di cui sto parlando: pomposi saccenti che difendono a spada tratta il proprio orticello in quanto di tutto il ragionamento capiscono solo "il tuo stile fa cagare, gnè gnè!".
Se il livello di cognizione è questo, il bambino non sono di certo io.
Francamente se Tyson in persona commentasse sul blog dicendomi che il kung fu spacca, non cambierebbe nulla: a chi ha orecchie per intendere, intenda...

6) Non mi importa nulla delle MMA o degli Sport da Combattimento.
Vedo ancora che l' utente medio, praticante di AMT, legge un articolo e subito si precipita a commentare pensando di avere a che fare con l' ennesimo bamboccio pro-SdC e anti-AMT in virtù del machismo che ruota intorno a questi ambienti.
Penso che da ragazzino avrei reagito anche io così, anzi ho descritto proprio un episodio del genere nei primi post.
Adesso invece non me ne può fregare di meno, non mi tange proprio.
Io parlo di osservazioni molto obiettive e dimostrabili su cose che funzionano o no, cose che si dicono di fare o no, tipologie di praticanti ed altre, tipologie di ambienti ed altri.
Se tutto quello che capite è che io sia un promotore delle MMA, cambiate aria.

7) Non sto cercando di far cambiare idea a nessuno.
Qualcuno mi spieghi quale interesse potrei mai avere nel convincere una persona a sostenere le mie posizioni.
Io faccio delle cose, voi fate delle cose, tutti fanno quello che gli pare e piace.
Io parlo di mie esperienze ed un mio punto di vista, voi vi incazzate come cerberi perchè non coincidono con le vostre.
Ah, e sarei io a cercar di far cambiare idea agli altri?
Fate un bel respiro e chiudete la pagina, che nessuno intaccherà le vostre credenze, a meno che non siate voi stessi a volerle verificare.

8) Il post "Liberarsi di Bruce Lee"
Trovo davvero triste e allo stesso tempo emblematico il fatto che la stragrande maggioranza delle visite e dei commenti sul blog riguardino il post specifico riguardante Bruce Lee.
E' deprimente.
Ho provato in tutti i modi ad argomentare il mio punto di vista, ho cercato di dare una definizione chiara di cosa intendessi, ho addirittura dedicato un altro post per spiegare daccapo la riflessione ma niente da fare, continuo a ricevere commenti piccati nel pieno rispetto dei punti qui sopra:

- Gente che mi vuole spiegare quanto Briuuus Liiii fosse figo, bello, forte, audace, oceano di saggezza, etc. senza argomentare i punti discussi.
- Gente che conosce e mi racconta la storia di Briuuus Liii meglio di quanto ne sapesse lui stesso, di sè stesso.
- Gente che nonostante quanto scritto continua a farne una questione personale, sciorinando offese e piagnistei che neanche all' asilo nido.
- Gente che racconta di come pratichi nel modo giusto, col maestro giusto, con  la guida spirituale giusta (Briuuus Liiii, ovvio), e grazie a Briuus Liii (?!?) tutti i giorni riesca a massacrare di botte anche Capitan America.
- Gente che mi da del frustrato; Capito, mi danno del frustrato persone che commentano piccate sul blog personale di uno sconosciuto. No comment.

Bene, mi rivolgo a tutti quelli che hanno commentato o abbiano intenzione di commentare:

I commenti nel post "Liberarsi di Bruce Lee" o riguardanti Bruce Lee NON verranno più accettati a meno che non portino riflessioni intelligenti ed argomentate.

Il che naturalmente non vuol dire che debbano essere per forza in linea con il mio pensiero (sai com' è, tra persone adulte il confronto intelligente è accettato).
Non sprecatevi nemmeno a lasciare commenti sperando che li legga anche se non li pubblico: non avete idea di quanto poco me ne freghi, non appena intuisco il tono cancello il messaggio senza finirlo, credeteci o no.
Questa cosa vale anche per qualsiasi altro commento stupido od offensivo.

Naturalmente queste cose erano già scritte in parte nel primo post, ma è utopia pensare che qualcuno ci faccia caso...

domenica 1 novembre 2015

Focus on: la Capoeira

Su richiesta dei lettori vado ad occuparmi di un' arte marziale molto caratteristica quale è la Capoeira, dopo averne accennato qualcosa nei commenti passati.
Premetto che non l' ho mai praticata e quindi non posso parlare per esperienza diretta, cercherò di analizzare la questione da un punto di vista abbastanza distaccato.
Ovviamente trovandoci su questo blog il punto sul quale mi concentrerò riguarda l' applicabilità di certe tecniche e più in generale l' atteggiamento che ho riscontrato nei suoi praticanti.

Veniamo subito al punto: la Capoeira è un' arte marziale atipica in quanto nota più per le stupefacenti evoluzioni dei suoi praticanti piuttosto che per la sua applicabilità nei contesti di combattimento od autodifesa.
Diciamocelo chiaramente e senza paura, la persona media non va a praticare Capoeira con lo stesso spirito di chi cerca botte da orbi o saggi santoni orientali.
Ci va prima di tutto per divertirsi, per fare un' attività originale alternativa all' aerobica o alla palestra classica.
Non ho mai sentito un singolo jugador vantarsi di possedere speciali abilità da combattente, nè promuovere il proprio stile quale adatto all' autodifesa o ad alcunchè, e questo già definisce un' utenza molto più tranquilla e scevra da stronzate machiste o new age.

Va però detto che nella sua forma originale (Capoeira N'Gola) doveva avere una qualche parvenza di sistema di combattimento sebbene profondamente intriso di ritualità, probabilmente molto più dei sistemi orientali.
E' significativo sottolineare che la Capoeira N'Gola e quella "moderna", Brasiliana, siano molto diverse: da qualche parte ho visto un video di Capoeira N'Gola e sembrava più un ballo rituale tra persone sconfitte dalla gravità visto il modo in cui stavano categoricamente a terra a quattro zampe (esponendo a ripetizione il deretano...) rispetto ai volteggi assurdi effettuati dai brasiliani.
E da questo presupposto ritengo che come sistema di combattimento non fosse affatto funzionale, a meno di contestualizzarlo in modo molto specifico (mi spiace, non ho fonti per approfondire questa cosa).

Ma parliamo della Capoeira che bene o male conosciamo tutti.
E qui veniamo alla prima delle curiosità che si sentono nell' ambiente: si dice che gli schiavi neri avessero elaborato questo sistema di combattimento per essere in grado di difendersi pur avendo le mani legate da pesanti catene e che nascondessero piccole lame tra le dita dei piedi per rendere più pericolosi i loro particolari calci.
Ora, io non metto in dubbio che la cosa suoni molto affascinante e in qualche modo credibile (non ho detto attendibile), resta il fatto che questi schiavi non ci abbiano ottenuto un bel nulla.
Non so, sembra di dire che abbiano ottenuto la libertà grazie a questi espedienti, o si difendessero dagli schiavisti a suon di calci rotanti che neanche Mazinga Z.
No, quelli gli sparavano da dieci metri alla prima rimostranza, e ne ammazzavano quaranta alla volta per rendere gli altri mansueti...
Sono più portato a credere che si ammazzassero TRA DI LORO in quel modo, al limite.

Gira anche la leggenda dell' arte marziale cammuffata da ballo tribale, un pò come capita con le forme cinesi in cui si trovino i segreti dello stile mascherati da ginnastica. Buffonate, quella è ginnastica e basta.
Anche in questo caso va sottolineato come l' origine africana della Capoeira e la sua stessa evoluzione storica in Brasile siano profondamente legati alla cultura, ritualità e religione dei neri africani.
Perciò praticare Capoeira significa entrare in contatto con un mondo in cui la tradizione e la cultura brasiliana siano parte stessa della pratica e dai quali non si possa slegare banalmente l' aspetto tecnico.

Ok, ma che diciamo invece dell' aspetto tecnico?
Beh, qui il discorso si fa più intricato.
Innanzitutto è bene precisare che la Capoeira non sia fatta solo da atleti superfisicati capaci di roteare in aria come il personaggio di un videogioco, così come non debba essere vista esclusivamente nel suo aspetto ludico o rituale.
La particolarità delle sue tecniche sta proprio negli schemi di movimento, attacco e difesa non ortodossi che possono sorprendere facilmente chi non li conosca.
Il problema però resta quello: dove e come si può pensare di muoversi a quel modo ed applicare in modo significativo certi colpi?
Perchè al solito i contesti cambiano molto, un conto è la roda, un conto è il combattimento libero ed un altro l' aggressione in casa propria.
E in ognuno di questi cambiano in modo radicale lo stato mentale, la disponibilità di spazio, l' abbigliamento, la percezione delle competenze dell' avversario...
Ed ecco allora che anche escludendo evoluzioni o tecniche esose di spazio appaiano evidenti i limiti di un sistema che NON fa della pragmaticità il suo forte.
E nemmeno gliene importa giacchè lo scopo del tutto non è quello, e quindi torniamo al discorso che ho fatto nell' incipit.

Dal mio punto di vista non ho nulla contro la Capoeira, i suoi praticanti o i suoi istruttori, perchè pur avendo parecchi movimenti interessanti non è mai stata proposta quale metodo di combattimento particolarmente efficace, nè i suoi cultori vagano sulla terraferma facendo dichiarazioni roboanti sui presunti miglioramenti come uomini o come combattenti.

Esattamente all' opposto di quanto avvenga con i sistemi orientali discussi nel blog.

mercoledì 16 settembre 2015

Analisi video

In risposta al video promosso da Elisabetta Kohen quale indicativo di cosa sia il vero Krav Maga, vedrò di analizzarlo nei dettagli come già fatto in passato per altro materiale.
Prima di proseguire con la disamina sono costretto a sottolineare i soliti punti chiave volti a cercare di non creare malintesi, ormai mi sono rassegnato all' idea che la maggior parte dei lettori non legga veramente i post passati in cui ho già ribadito il mio punto di vista.

Punto 1 - Io non sono promotore nè detrattore di nessuna scuola o stile in particolare.
Non mi frega di sostenere il valore degli sport da combattimento contrapposti alle arti tradizionali o agli stili di difesa, anche se capisco che sia difficile crederci.
N O N  M E  N E  F R E G A  U N  C A Z Z O.
Non me ne viene in tasca nulla tranne che i click sul banner lì a destra, che molti non vedranno perchè c' hanno l' AdBlock attivato.
Per la cronaca, arrivato al quarto anno di vita del blog con quanto guadagnato mi ci posso pagare forse due caffè, uno solo se preso in qualche piazza famosa.
Dovete cliccare tantissime volte sul banner, dico davvero.
Voglio regalare al gatto i crocchini di quelli costosi della pubblicità, fatemi questo regalo.

Punto 2 - Parlo per esperienze dirette, non per sentito dire nè dopo interminabili sessioni al pc spulciando video di questo o di quello. Non per questo pretendo di avere la verità in tasca o di non poter sbagliare valutazioni od interpretazioni.
Non mi frega proprio di essere per forza corretto. Chi è dotato di intelletto può trarre da solo le proprie conclusioni.
Quello che mi piace promuovere è solo ed esclusivamente il senso critico.

Punto 3 - Liberi di ritenermi un "cinquantenne in cerca di rivincite sociali" (e con l' infarto dietro l' angolo), un "quindicenne passato dal Karate pulcini alle turbo-minchia-paua-emmemmei yeah", un saccente, uno sfigato incapace che parli a vanvera, etc.
Cristo, non avete nemmeno la più pallida idea di quanto non me ne freghi nulla.
Perciò bando a ridicoli profili psicologici per scoprire il perchè dica certe cose e bando a qualsiasi domanda volta a sapere come mi chiami, cosa pratichi e cosa abbia praticato.
Non ho intenzione di dirlo, perchè il senso del blog per me non è autenticare o meno le mie osservazioni a seconda di chi sia io.
Però un sassolino dalla scarpa me lo voglio togliere: io mi ritengo una ciofeca a livello marziale, e lo faccio per lo stesso senso critico con cui giudico gli altri; Tuttavia nessuna delle persone che mi criticavano e che ho conosciuto dal vivo avevano un livello di esperienza, tecnica e attitudine di cui vantarsi rispetto al mio.
Non lo dico io, ovvio.
E' imbarazzante per me fare una simile dichiarazione, ma visto che la critica più frequente è che io sia un incapace che spara a zero sulle AMT perchè non ne sia all' altezza o non le abbia comprese, invito a farsi un bell' esame di coscienza prima di parlare.

Punto 4 - So benissimo che il blog appaia molto provocatorio e venga visto come una serie di critiche a tutti i costi per screditare certi stili, ma assicuro di non essere vittima del mio stesso "personaggio": non sono qui a fare il bastian contrario o a sputtanare le cose in toto.
C'è del buono in tutto quello che ho visto e praticato, ma per far passare certi concetti ho scelto di essere piuttosto diretto nell' esposizione, altrimenti si finisce come sui forum degli Orsetti del Cuore in cui tutti finiscono per giustificare le stronzate che fa l' amico nel nome della diplomazia.

Punto 5 - Argomentare. Sono disposto a dialogare con chiunque abbia voglia di spiegare il proprio punto di vista o le proprie esperienze, purchè si argomenti e si mantenga un tono civile.
Senza contare che, cazzo!, stiamo parlando di hobbies... take it easy.
Quando le persone alzano i toni, scadono nell' offesa e soprattutto non SPIEGANO ad un livello minimo sindacale le proprie osservazioni, non ho alcun interesse a proseguire il dialogo, ho ben altro da fare.
Ci sono i forum per perdere tempo, io non ne ho più, perciò blocco i commenti e ognuno pensi a quel cazzo che gli pare, che Bruce Lee sia invincibile, che i monaci siano guerrieri o che il proprio stile sia fatto nel modo giusto che io non sono in grado di capire.



Fatte le doverose premesse vengo al sodo.
Ah, giusto per citare, se non riuscite a capire le mie osservazioni... è un problema vostro.
Io ci provo soltanto, ma la capacità di riflettere di ciascuno è aldilà del mio potere.

Il video analizzato:

https://youtu.be/S3S3BUOmn_k

Non so chi siano i protagonisti, nè mi interessa. Non mi interessa screditarli o dire che siano bravi.
Vedo comunque che si tratta di un' esibizione di tecniche portate da una ragazza, quindi si parla di autodifesa femminile.
Ci sarebbe già talmente tanto da dire che lo farò in un post a parte.

- 0:02 secondi: aggressione da dietro.

Ovviamente è un' esibizione, perchè la ragazza sa già che tipo di attacco stia per subire.
Vanificato quindi il senso dell' angolo cieco, ma non facciamo troppo i fiscali.
Vediamo l' aggressore che in fretta e furia le arriva dall' angolo cieco per... per cosa?
Boh, per appoggiarle le mani al viso? O era uno strangolamento?
Le ragazze oggi vengono aggredite a... strangolamenti mentre passeggiano?
Andiamo, che razza di attacco dovrebbe rappresentare?
E' una cosa tipica delle AMT, la "difesa da strangolamento"... se non fosse che non si è mai sentito di qualcuno strangolato mentre passeggiava, a due mani, in piedi.
Ok sono di nuovo fiscale, è un' ipotesi.
Quello che però salta all' occhio è la classica, assurda, ridicola pretesa che l' aggressore una volta portate le mani al viso/collo si immobilizzi.
Già, cade in catalessi, ed è il tipico ed esasperato metodo didattico delle arti marziali tradizionali: uno simula l' attacco da studiare e poi FINE.
Stop, si ferma lì, non va neanche di cattiveria... ed ecco allora che chi deve mostrare la difesa riesce a fare qualsiasi cosa gli venga in mente.
Non importa che sia più o meno valida, più o meno realistica: tanto ha già vinto per copione perchè l' altro non farà nient' altro che subire.
La difesa della ragazza inizia con due gomitate, di cui una al busto/palle ed una al volto.
Io sfido a neutralizzare un aggressore che ti prenda al collo con due gomitate; Il colpo alle palle, se quello è, ha più senso ma ancora invito a provare ad usarlo per davvero contro un vostro amico che sia libero di prendervi al collo di sorpresa, come si presume in questo esercizio.
Provateci, dico sul serio.
Seguono le classiche ginocchiate esasperate proprio nel Krav Maga: e io sto ancora aspettando una ragazza che sia in grado di colpire con simili ginocchiate al busto e disturbare per davvero un uomo incazzato.
Viene sempre dato per scontato che siano tutti colpi a segno, il punto è che le persone in grado di far male con ginocchiate al busto (non sto parlando di testicoli volutamente) al punto da far piegare un uomo in pieno rush adrenalinico, le devo proprio vedere.

- 0:05 secondi: arriva l' amico con il coltello.

E' difficile riuscire a spiegare il perchè si continuino ad allenare difese da attacchi armati portati a quella maniera.
Me lo aspetterei da rigidissimi karateka durante il saggio di fine anno al palazzetto di Borgo Tre Case, perchè per loro è la massima espressione della tradizione marziale giapponese.
Non da chi studia presunte tecniche da guerriglia urbana priva di fronzoli.
Dico davvero, le coltellate non arrivano così. Punto.
Nemmeno a un babbeo verrebbe in mente di telefonare a quel modo una coltellata, non mi capacito di come si possa anche solo crederlo.
Io quel tipo di tecnica la facevo eccome, era parte di un programma tecnico rigoroso.
Ed era già evidente quanto fosse improbabile, ma del resto è uno degli unici metodi possibili per permettere al difensore di intercettare per davvero una coltellata.
E' questo il punto chiave: allenarsi nelle difese da coltello è difficile soprattutto per chi attacca, perchè deve modificare nella sostanza la maniera in cui lo farebbe per istinto.
Certo che l' entrata è sensata, come metterlo in dubbio?
Il problema è che quell' attacco non avrà mai luogo così.

- 0:08 secondi: attacco di coltello... dall' alto.
Non starò a spiegare di nuovo di come le coltellate non vengano portate in quel modo.
E' plateale, è telefonato, è esageratamente ampio pur di consentire l' entrata tipica da Jujitsu.
Provate ad eseguire la stessa tecnica con un pennarello, o un pezzo di gomma morbida.
Provate, dopo anni ed anni di allenamento, a lasciare che l' aggressore sia libero di accoltellarvi in quel modo, con l' energia, la foga e la volontà di piantarvi per davvero il [pezzo di gomma] nella scapola.
Ci riuscite? Ottimo risultato!
Ora provate a chiedere la stessa cosa ad un delinquente nel quartiere più brutto della vostra città, dandogli in mano un coltello vero ed affilato.
Siete pure liberi di DIRGLIELO come attaccare, e prendervi tutto il tempo per prepararvi (proprio come avviene nella realtà, nevvero?).
Eh già, le lame vere queste sconosciute... per carità.

- 0:15 secondi: attacco in due
Di nuovo una situazione che perde del tutto il suo effetto sorpresa, ovviamente, in quanto esibizione.
Io ho sempre assistito a risultati esilaranti nel cogliere per davvero di sorpresa la gente, fanno tutto tranne quello che hanno allenato per secoli.
Altro test che invito a fare e valutare con i propri occhi.
Leva di disimpegno al braccio e... il tizio che se ne sta immobile come da copione.
No, non fa abbastanza male, non quando ti devi preoccupare anche di un altro tizio che ti stia correndo incontro con l' ennesimo coltello.
No, non lo fai inciampare a quel modo con un calcetto, la sua reazione è palesemente plateale.
Succede in qualsiasi corso di AMT da cinquant' anni, niente di nuovo.
Si rialza e rincorre la ragazza che nel frattempo trattiene in leva il primo aggressore: tatticamente sensato, ma di nuovo molto più che ottimista tant' è che ad un certo punto questo si siede a terra, sconfitto così, senza nemmeno sapere perchè.
Eh già, rivedetela più volte la sequenza, concentrandovi solo sul primo aggressore e cosa faccia in tutto il tempo.
Muore, così.
Nel frattempo arriva il secondo attacco col coltello, più realistico tranne per il fatto che non punti affatto al corpo dell' eroina, che infatti lo evita facilmente per poi mandare di nuovo a tappeto un uomo, presumibilmente incazzato e nel pieno delle sue forze, con poco più di uno sgambetto.
In pratica cade da solo per completare la scena.

- 0:21 secondi: disimpegno da uomo armato di... pistola.
Io non so perchè si studino metodi per disimpegnarsi da una situazione tanto improbabile, ma se c'è gente che studia come maneggiare tridenti o spade di carta argentata lo prendo per buono.
Però non capisco per quale ragione un presunto rapitore dovrebbe tendere il braccio improvvisamente davanti a voi.
Il giochetto è quello di prima, andate al poligono, prendetela in mano una pistola e provatela, così per farvi un' idea di quanto pesi, di quanto solo trovarvi nella sua linea di tiro vi faccia cagare addosso.
Poi datela in mano al ceffo di prima, carica, e ditegli di trattenervi.
Non so se tenderà il braccio per voi.

- 0:28 secondi: uno-due?
Non ho capito che tipo di attacco dovrebbe simulare, di certo non è un uno-due (che poi non so chi si metta a tirare pugni a quel modo ad una ragazza).
Diciamo che siano degli spintoni.
La reazione è molto bella, molto efficace e la ragazza la porta davvero bene.
Quelli del Wing Chun ci vanno matti per questo tipo di cose, in alcune AMT ci si fanno interi stage.
Poi decidi di provare liberamente, col compagno che possa partire prima di destro o di sinistro, ed ecco che la tua concentrazione va tutta lì: capire con cosa partirà prima.
Intesi, ci si riesce prima o poi, non è mica impossibile; Quello che cambia le carte in tavola è chiedere al compagno di tirare un jab- diretto, al viso, con l' intenzione di mandarti al tappeto.
Niente più braccia molli, niente più animo rilassato, niente più movimenti ampi o controlli del braccio.
E' tutto molto bello e affascinante da vedere, ben altra cosa metterlo in pratica.

- 0:30 secondi: approccio mascolino
Questo mi sembra molto più sensato, non è uno strangolamento Frankenstein nè una presunta aggressione feroce.
La risposta mi piace, anche se la vedo al solito applicabile contro gente poco determinata.
Penso che se chiedessi io a quel tipo di approcciarmi per chiudermi in una cravatta, con l' intenzione di tenermi davvero giù, il più delle volte non riuscirei a liberarmi.
Pratico quella tecnica da ben prima di vederla nei video, e ho chiesto ad amici inconsapevoli (ma decisamente più grossi di me) di provarla.
Finisce sempre in un clinch prolungato.
No, non riesce così facile prendere il tempo e la sorpresa. No, non riesce così facile colpire ai genitali con la mano DESTRA. No, anche con la mano sinistra a tirare naso, occhi, gola, l' altro riesce a resistere.
Sì, con il tempo giusto gli si fa fare un bel volo. No, una persona più leggera non ce la fa a farti fare il bel volo, soprattutto quando sei aggressivo.
Ma valle a spiegare per scritto ste cose...

- 0:35 secondi: altro rapimento
Continuerò a chiedermi perchè esistano milioni di praticanti di arti marziali di ogni tipo e mai nessuno che finisca in queste situazioni da film per disimpegnarsi a quel modo.
Soprattutto quando l' aggressore una volta perso il vantaggio se ne resti di nuovo immobile a subire.

- 0:39 secondi: un classico.
Altro episodio da film, altra risposta tecnicamente credibile... ah vero, da provare con la pistola carica, vera, e il tizio napoletano che ve la punti.
Mi offro volontario per puntare pistole cariche alle ragazze veloci e rubarmi di mano la pistola a quel modo.
Io punto su me stesso e il proiettile.
Nella scena successiva abbiamo in sostanza lo stesso ragionamento.

Il video sta durando troppo e io non ho intenzione di passare la serata a scrivere.
Anche perchè quello che segue ricalca quanto già detto, aggressori che dopo il primo attacco perdono del tutto la combattività, perchè si suppone che il contrattacco sia talmente rapido e invalidante da neutralizzarli.
Combattimenti con i coltelli che nemmeno in un film, quando la gente col coltello ti attacca in una furia omicida.
Strangolamenti da sotto la monta evitati con la classica leva al polso, col tipo che si lascia cadere e di nuovo si presume sconfitto per due calci.
Non sono impressionato.

E non voglio mettere in dubbio la passione, l' impegno e l' indubbia abilità della ragazza in oggetto, molto veloce e tecnica, però torno a ribadire: la aggressioni non avvengono così, le reazioni non sono quelle, le risposte sono tutte credibili finchè allenate in palestra, coi compagni, senza la paura di on farcela, con tutto lo spazio a disposizione, con i vestiti comodi, con la mente concentrata, con nulla da perdere davvero.
Non ho detto che sia inutile, questo no, nè che altri stili abbiano le risposte: ma tutto questo è troppo sopravvalutato e certi passaggi mi hanno ricordato cose da me ben vissute in vari contesti.

L' unico modo per rendere davvero credibili questi studi diventa quello di provare al limite, contro gente che non conosci e che temi, con armi vere, con rischi veri. Ma non si può.
E la gente che invece ci prova, perchè diamine esiste... beh, torniamo al punto di partenza di quanto vado dicendo da anni.
Chi ha orecchie per intendere intenda.

lunedì 14 settembre 2015

L' attitudine alla sconfitta

Uno degli ultimi commenti mi ha fatto tornare alla mente una questione di cui non ho mai parlato, ovvero la condizione mentale differente tra i praticanti di AMT e quelli di arti funzionali con sbocco sportivo.

La situazione tipo è definibile analizzando vari aneddoti accaduti in palestra: ci sono quei ragazzi o ragazze che vengono ad allenarsi per la prima volta in un' arte funzionale, sia che si tratti di lotta che di striking, e al momento dello sparring si arrendono letteralmente dopo il primo colpo o alla prima leva non ancora andata a segno.

Come mai?
E' soprattutto una questione di attitudine mentale, o meglio, di condizionamento dovuto al metodo di allenamento al quale sono abituati.
In tutte quelle arti marziali fatte di tecniche mirabolanti in cui si fermano pugni al volo per poi applicare tutta una serie di combinazioni, inevitabilmente si finisce per accettare il fatto che un contrattacco ponga fine all' aggressione.
Voglio dire, tutti sanno che un pugno sul naso faccia un gran male, non ci vuole una scienza per saperlo; Il punto è che in queste arti marziali, per metodologia di allenamento (e non di rado per volontarie ed assurde convinzioni pseudo-morali) nessuno in effetti riceve mai un colpo da KO.

Il massimo che possa succedere è l' incidente, solitamente quando si è poco concentrati e il compagno di allenamento non esegua l' esercizio prestabilito nel modo esatto in cui vada fatto.
In quelle occasioni ecco che qualcuno finisce per prendersi un bel pugno in faccia.
E stiamo sempre parlando di colpi controllati, non pugni aggressivi ed intenzionali...

Ci si abitua all' idea che quel dolore sia già sufficiente a dimostrare le potenzialità di un colpo andato a segno, ma in effetti non ci si abitua all' idea che un attacco veramente intenzionale ti possa mandare nell' aldilà.
Oppure no.
Perchè la cosa incredibile è che molta gente sottovaluta la propria resistenza o il fatto che finchè non sia più in grado di muoversi possa continuare a combattere anche con la faccia sfaldata e una mano rotta.
E no, non basta presumerlo: bisogna viverlo sulla propria pelle.

Una delle esperienze più utili che si possano apprendere nel campo del combattimento è proprio subìre un colpo da KO, un soffocamento che porta allo svenimento o una leva tirata quasi alla rottura.
Il test del pugno in particolare è quello che non di rado porta convinti marzialisti ad abbandonare la propria pratica decennale fatta di combinazioni "risolutive" e forme del crisocione (è un animale dal nome molto divertente e sono sicuro che qualche cinese ne abbia ricavato un balletto marziale).
Vi rendete conto? Un banalissimo pugno, che potrebbe tirarvi l' ultimo dei pezzenti all' oscuro di qualsiasi tecnica di combattimento.
Ci si allena per anni nella presunzione che gli attacchi vengano portati in modi molto esotici e schematizzati, e poi arriva Cicillo Pizzapasta che con una sventola da periferia ti mette in ridicolo davanti alla schiera di ragazze in hot pants.

Sia ben chiaro: tutti i praticanti di AMT sostengono a gran voce che il loro sia uno studio tecnico (???) dovuto all' etichetta tradizionale, e che sia scontata la reinterpretazione di ogni singola tecnica nel contesto "reale"...
E' l' estremo tentativo di giustificare una metodologia di apprendimento che in fondo sanno non essere sensata, ma questo lo percepivano durante le primissime lezioni... In seguito vengono tutti assuefatti alle convinzioni sopra descritte e man mano si autoconvincono di aver inteso chissà quali verità profonde nel loro modo di addestrarsi.
Lo credevo anche io, e lo sostenevo con sincera convinzione.

Questa mancanza di contatto con la realtà unita alla presunzione di terminare le collutazioni con un colpo risolutivo, finisce per modificare il mindset dei praticanti di AMT.
Aggiungiamo quel pizzico della tipica sudditanza psicologica per cui si debba fingere si finisca sempre sconfitti se a farti una tecnica sia qualcuno con un grado superiore, magari il maestro del corso, ed ecco servita l' attitudine alla sconfitta.

E così eccoli arrivare alla prima lezione in un corso in cui provare le cose liberamente sia la norma e arrendersi letteralmente al primo contatto.
Per arrendersi intendo fermarsi durante lo sparring, non reagire e continuare, interrompere per andare a medicarsi anche quando non ce ne sia bisogno, battere la resa al primissimo segnale di dolore.
La condizione che porta una persona a dichiararsi sconfitta alla prima difficoltà.
Perchè in effetti la vera difficoltà non l' avevano mai esperita.

E' anche per questa ragione che ritengo la pratica delle arti funzionali, e l' esperienza agonistica, molto più formative di qualsiasi allenamento decennale di AMT.
E non parlo solo dell' aspetto pratico: c'è una crescita molto più onesta e genuina nello scoprire quanto si riesca a perseverare nelle difficoltà.

Nelle AMT te lo spiegano come se fosse un' acuta riflessione tramandata da saggi maestri eremiti; Nelle arti funzionali lo impari sulla tua pelle da solo.

L' abitudine a combattere insegna a combattere anche le difficoltà della vita.
L' abitudine a fingere di combattere insegna ad arrendersi non appena supponiamo di aver perso.

mercoledì 12 agosto 2015

Risposta - 6

Rispondo ad Angelo D' Avanzo che ha avuto la pazienza di scrivere un' interessante punto di vista riguardo al post "Liberarsi di Bruce Lee".
Riporto per intero il suo commento per renderlo più leggibile in quanto era spezzato in più parti (mi spiace per la limitazione di caratteri nei commenti, è davvero noiosa).


Solo adesso mi è capitato di imbattermi in questo post. L'ho letto attentamente, come anche molti dei commenti e l'ho trovato interessante, condivisibile sotto alcuni punti, e meno sotto altri, ed ho pensato di dire la mia.
Innanzitutto chiedo venia per la lunghezza del mio post ma iil tema Li Xiaolong mi ha sempre affascinato proprio per le diatribe che genera.
Li è diventato un mito, ovviamente, per molti (ma compreso), e questo è probabilmente ciò che più l'ha rovinato.
Mi spiego.
Mi ritengo una persona molto critica e dotata, nei miei limiti, di un buon discernimento e quindi, come molti, passata l'epoca adolescenziale del BruceLeeSuperman, anch'io ho cercato di capire, nel mio piccolo, dove finisce l'uomo e dove invece inizia il mito.
Ciò a cui sono giunto è figlio di una serie di ricerche di notizie, somme di informazioni disparate e ragionamenti logici e, a volte, anche fisici e (da psichiatra quale sono) psicologici.
Per essere precisi: video e footage vari lasciano il tempo che trovano, io ho solo cercato di mettere assieme dei pezzi di un puzzle.

Vediamo:
Una delle principali critiche mosse al mito Bruce Lee, critica/osservazione anche dell'autore del post, è che non ha mai dimostrato di saper combattere.
Vero.
Questa è stata probabilmente la più grande furbata di Li Xiaolong. Quella che, forse più di tutte, ha contribuito a creare il suo mito.
Molti pensano che l'unico "incontro", avuto da Li, di cui si abbia testimonianza sia quello con Wong Jack Man.
Non è così.
Ad essere precisi, quello con Jack Man è il meno affidabile possibile dei vari racconti su Bruce.
C'è un'altra testimonianza, a mio parere, molto più affidabile; Wong Shun Leung che fece da giudice al primo Beimo di Li.
Ma ne parlerò dopo.
Per ora vorrei toccare un altro argomento molto discusso: le abilità oggettive di Li nelle arti marziali.
Personalmente, purtroppo, non ho mai praticato nessuna arte marziale quindi non posso parlare per esperienze dirette.
Conosco, però, un po' di fisica. Abbastanza da chiarire un punto toccato nel dibattito scaturito dal post iniziale: la velocità.

Facciamo un piccolo preambolo:
Quando comunemente parliamo della velocità di un colpo stiamo in realtà, secondo la fisica, parlando non di "velocità" (che è una variabile in relazione a spazio e tempo), bensì di "accelerazione". L'impulso, cioè, iniziale o costante, che imprime il moto ad un corpo.
Prendendo per vera, quindi, la teoria di Einsten sulla "relatività ristretta", la forza (F) è in relazione alla massa del corpo in movimento (m) ed all' accelerazione (a), in questa equazione:
m = F/a

dando per scontato che un mio pugno abbia sempre la stessa massa, va da sé che il valore di Forza muterà al mutare dell'accelerazione, nella formula seguente:
F = m x a
formula che, volgarmente ci dice: due corpi di massa uguale avranno un impatto diverso a seconda della propria accelerazione.
Terminata la digressione fisica, torniamo a Li Xialong.
Una delle cose su cui concordavano tutti i marzialisti (Norris e Wall in primis) del suo tempo, e che con lui avevano collaborato o fatto allenamenti, era il fatto che Li fosse probabilmente l'uomo più muscolarmente forte in rapporto pound x pound, e sicuramente il più veloce.
Ricordando, quindi, che per velocità di un colpo in fisica si intende l'accelerazione, vien fuori che i colpi di Li erano i più forti (leggi: con impatto maggiore) tra tutti i pari massa (generalmente "stessa categoria di peso").
Questo lo rende un buon fighter?
Assolutamente no.
Ci dice che avrebbe potuto esserlo?
Probabilmente si:
Avere colpi più potenti di quelli dei tuoi avversari, sicuramente aiuta.
Anche nell'aspetto della difesa, la maggiore velocità d'esecuzione di un movimento aiuta.
Andiamo a vedere come:
è ormai noto che i tempi di risposta dei riflessi ad uno stimolo girano intorno ai 0,5 secondi.
Questo vuol dire che prima che io mi accorga che un pugno sta arrivando verso di me, passeranno 0,5 secondi alla fine dei quali il mio avversario avrà a tutti gli effetti un vantaggio temporale.
A questi 0,5 secondi bisogna sommarci il tempo di elaborazione della risposta motoria (da 0,1 ad infinito; a seconda dell'automatismo raggiunto con l'allenamento), ed il tempo di attuazione (ancora una volta l'accelerazione).
Dando per scontato che, ad alti livelli, tutti siano abbastanza allenati da portare a 0,1 l'automatismo dell'elaborazione della risposta, e che, salvo anomalie nervose, resta valido per tutti lo 0,5 secondi di riflesso, vien fuori che anche qui la velocità d'esecuzione fa la differenza.
Ovvero: più è rapida l'esecuzione di un movimento, meno sarà il vantaggio temporale del tuo avversario, e quindi più facile sarà evitare un colpo diretto.

Ovviamente il discorso vale anche al contrario: più veloce sarà il mio colpo, più difficile sarà per l'avversario evitarlo in quanto accorcerò il tempo a disposizione del mio avversario per compiere riflesso + elaborazione + attuazione

Tornando ancora a Li Xiaolong, e riassumendo quanto espresso fin'ora:
Godendo di una maggiore velocità d'esecuzione, Li poteva contare su:
- maggiore possibilità di portare un colpo a segno
- maggiore forza dei colpi
- maggiori possibilità di evitare i colpi.

Questo fa di lui un buon fighter?
Assolutamente no.
Ci dice che avrebbe potuto esserlo?
Probabilmente si.
Prima ho accennato ad una testimonianza di Wong Shun Leung, bene: il "primo allievo" di Ip Man lasciò una lunga e dettagliata testimonianza su quello che fu il primo Beimo (sfide senza regole, solitamente tra scuole diverse) di un giovanissimo, ed ancora novellino, Li Xiaolong ed uno dei principali allievi di un'altra scuola di Hong Kong.
Evito di riportare tutta la testimonianza, e mi limito a riassumere quello che accadde:
al termine del "primo round", in seguito ad un colpo diretto al viso, Li andò in panico. Tranquillizzato, quindi, dallo stesso Leung, nella seconda ripresa "si liberò facilmente" (cit. da un altro post) del suo avversario.
Pare che, dopo quella volta, Li non prese più parte ai Beimo.
A questo punto, nelle mie elucubrazioni alla ricerca di una "verità" su Li Xiaolong, ho iniziato a cercare di mettere assieme i pezzi con un approccio più psicopatologico (più appartenente alla mia branca di studi, quindi) :
Li si allenava in modo compulsivo (testimonianze di chiunque l'abbia conosciuto). Oggi verrebbe clinicamente definito vigoressico.
La sua continua ricerca ossessiva anche per la nutrizione (ortoressia) e per la "fisiologia umana", denotavano una psicologia ossessiva dedita al controllo. Ed il suo ego narcisistico lo conferma.
È facile pensare, quindi, che una siffatta personalità soffrisse di "ansia da discontrollo". Ed andrei a ricercare proprio in questa, ed alla paura di un crollo narcisistico, il rifiuto della competizione agonistica.

Probabilmente non sapremo mai se Li Xiaolong sarebbe stato un grande fighter.
Se vogliamo guardare ai fatti (dedotti, certo, non "documentati"), i numeri poteva averli ma, per quanto possiamo saperne, poteva anche avere la proverbiale "mascella di vetro" e finire tramortito al primo colpo.
Una cosa è certa: non è dai suoi film che ci si può fare un'idea delle sue abilità (Dan Inosanto, in una intervista della seconda metà dei '70, dichiarò che il kung fu di Lee non era quello che mostrava nei film ma era votato esclusivamente all' effectiveness).

Il problema è che tutti quelli che lo osannano, spesso, lo fanno fermandosi ai suoi film ed ai racconti da leggenda.
E, su questo, Arte Mortale ha tutte le ragioni di questo mondo.

Angelo




Bene, prima di tutto vorrei rispondere alla digressione sulla fisica relazionata alle abilità di velocità e quindi potenza di Bruce Lee.
Abilità presunte, perchè in effetti basate su impressioni raccontate da chi lo ha conosciuto ma anche da alcuni rari video. E naturalmente dai film.
Penso che si possa dire che Lee fosse particolarmente veloce nel tirare i suoi colpi (e nel muoversi in generale).
Il punto però non è quanto fosse veloce, piuttosto quanta di questa velocità avesse effetto sulle sue abilità di combattente, perchè come ho già specificato altrove esistono migliaia di altre persone veloci al mondo.

Qui cadiamo in un banale errore di valutazione: ci stiamo concentrando su di una persona, Lee, prendendola a riferimento per tutto il resto.
In realtà nessuno si è mai premurato di giudicare con la stessa attenzione che ne so, la velocità di un pugile professionista dei suoi tempi, anche perchè nessun pugile (e appassionato di pugilato) si sognerebbe di giudicare la capacità di combattere di qualcuno in base a quanto sia veloce, fosse anche documentato con strumenti di precisione.
Nel mondo degli sport da combattimento, dove le qualità individuali contano eccome, nessuno si sogna di farlo.
Al massimo si osserva che uno sia molto veloce. Fine.
Mentre in questo caso, e in molti altri legati a leggendari personaggi del kung fu, si vuole decretare il valore di qualcuno sottolineando questi parametri di giudizio, come dire che una Ferrari sia l' auto più vincente della storia perchè raggiunge i 360 Km/h.
Ma la velocità, la potenza, la forza... sono tutti soltanto parametri, numeri, che non si traducono automaticamente nella vittoria o meno su di un avversario...

La tua analisi non fa una piega, ma resta una sensazione in quanto non è realmente possibile (nè significativo) stabilire che Lee avesse un vantaggio oggettivo in termini di velocità o riflessi contro altra gente altrettanto preparata.
E lo voglio sottolineare, il mito di Bruce Lee si basa anche sulla sua ossessione per la preparazione fisica insinuando che solo lui la facesse o avesse gli strumenti per farla in un certo modo; In effetti era solo quello sotto i riflettori.
Io stesso ho combattuto contro gente fisicamente più preparata di me, ed ho vinto.

In sostanza parlare di queste cose non ha alcun valore se non quello di alimentare supposizioni e fantasie.
Non so se mi spiego, torno al confronto calcistico perchè penso sia più facile da capire: se uno è velocissimo nella corsa, non vuol dire che sia un fuoriclasse del pallone, magari la palla non sa nemmeno calciarla bene.
Figuriamoci se poi abbia giocato solo all' oratorio contro la squadra di paese.
E in paese si fa presto a sembrare dei fuoriclasse, ma il mondo è grande...

E qui veniamo alla seconda questione: contro chi ha combattuto Bruce Lee?
Citi i famigerati Beimo sui tetti di Hong Kong. Ok, e chi erano i partecipanti di queste... risse tra ragazzini?
Dei perfetti sconosciuti.
Ed è abbastanza inutile menarla col fatto che si ammazzassero di botte o tirassero fuori le lame, come per dare un tono più estremo alla cosa, che tanto ovunque nel mondo accadeva lo stesso, dall' Italia al Brasile alla Malesia...
Queste sfide tra gang cinesi non avevano davvero nulla di più rispetto ad altre in una favela o in un quartiere del Sud Italia.
E' abbastanza tipico dei cultori delle AMT raccontare di combattimenti all' ultimo sangue ove qualcuno fosse un dio del combattimento, ma gira e rigira di scazzottate stiamo parlando.
Quelle che anche oggi puoi vivere in qualsiasi parte del mondo, senza che nessuno ci costruisca una mitologia dietro.

Oltretutto parlare di sfide senza regole è capzioso, dal momento che i veri combattimenti senza regole sono quelli che avvengono ogni singolo giorno durante stupri, omicidi et similia, dove una persona cerca con ogni mezzo possibile di liberarsi/sopraffare l' altro, usando soprattutto i ben noti colpi scorretti, se così li vogliamo chiamare.
Non certo sfide a suon di kung fu tra esponenti di scuole diverse.
Tra ragazzini che smanacciano.

Video dei micidiali Beimo di Bruce Lee
Se questo è il livello dei mortali combattimenti di cui parliamo, qualsiasi ragazzino odierno tra 30 anni sarà osannato quale abilissimo combattente.

Io sono d' accordo col fatto che FORSE Bruce Lee, con una testa diversa e una storia diversa, avrebbe potuto diventare un grande combattente ma resta il fatto che con i "se" non si va da nessuna parte e la realtà è questa: Bruce Lee non ha dimostrato proprio un bel nulla in questo campo, non più di milioni di altri pincopallini.

Ho trovato interessante la tua analisi sulla sua psicologia, credo anche io che fosse prima di tutto un narcisista pieno di sè che grazie al suo indubbio carisma fece carriera nello spettacolo.
La cosa che fa sorridere è che se conosci i veri cultori delle arti marziali, intese come combattimento, ti rendi conto immediatamente di cosa abbiano in comune: il desiderio, la precisa volontà spesso anche deleteria di COMBATTERE CONTRO ALTRA GENTE.
Eh già, è questo che accomuna i campioni delle varie specialità, e non parlo solo dei fuoriclasse mondiali; C'è gente che passa la propria vita ad allenarsi per combattere il più possibile, non per insegnare o girare la scena del film.
Gente che racconta con orgoglio di come si sia spaccata i denti o rotta le ossa per aver COMBATTUTO contro il tale.
Ossessione indirizzata da tutt' altra parte, nè verso la cultura del fisico (culturisti), nè dell' ego (istruttori), nè della fama (attori).
Sono portato a considerare combattenti questo tipo di persone, non certo Bruce Lee.
E chi invece non sale sui ring, magari anche per disinteresse, un modo di combattere lo trova comunque ma a quel punto scadiamo nei 300 combattimenti "senza regole" di Boztepe (non documentabili e sicuramente contro tizi qualsiasi) o in storie di autentica delinquenza.

Grazie per il tuo intervento.