lunedì 16 settembre 2013

Perdere di vista la realtà

Questa mattina mi sono ritrovato a ricordare alcune delle tecniche che studiavo tanti tanti anni fa, quando praticavo ancora AMT.
C' era un esercizio in particolare che racchiudeva tutta una serie di tecniche e controtecniche, e per il quale ciascuno doveva imparare uno dei ruoli di attaccante o difensore.
Ognuna di queste tecniche era però qualcosa di effettivo, ovvero la soluzione di quell' arte marziale ad un determinato attacco: nelle intenzioni non si trattava di qualcosa di artistico, fine a sè stesso.
Ma il risultato era esattamente quello.

Beh, stamattina mi si accapponava letteralmente la pelle nel ripercorrere con la memoria tali indicibili scemenze... tecniche che non avevano alcun fondamento nella realtà, e non solo perchè non venissero mai provate "sul serio".
Situazioni in cui ad esempio uno doveva eseguire dei pugni ben definiti e a volte ci si ingarbugliava perchè si sbagliava la sequenza.
Calci circolari parati con le due mani a fermare la tibia.
Assurdi "armbar" con i piedi contro il collo e l' ascella del compagno, facendo solo una leva sul polso.
Ridicole strette in cui l' aggressore tendeva semplicemente le braccia ai nostri lati, e difese ancora più comiche.
Proiezioni in cui era chi subiva a doversi lanciare nel modo corretto.
E potrei continuare per ore.

Per la cronaca sottolineo che non praticavo l' arte marziale creata ad hoc dal maestro Pincopallino per il suo piccolo corsetto di paese, come purtroppo avviene spessissimo ancora adesso.
Praticavo qualcosa di diffuso in molti paesi del mondo.

E mentre mi sanguinava il cervello ripensando a quanto tempo abbia perso con certe pagliacciate, ho dovuto anche ammettere che nonostante tutto, a quei tempi, nessuno di noi si poneva dubbi a riguardo.
Io per primo praticavo quella spazzatura senza farmi alcuna domanda, come se fossi stato ipnotizzato e incapace di rendermi conto che nessuna di quelle tecniche potesse riuscire per davvero.
Come già detto mi sono ritrovato a mia volta ad insegnare le stesse cose e questo aggrava la sensazione di essere stato succube di quel mondo.

Ma il punto è proprio questo: in effetti non è che credessi a nulla, si andava in palestra a fare "arti marziali" e questo bastava.
Ci venivano mostrate delle tecniche, dei movimenti, e nessuno interrompeva il maestro per porre domande sulla loro applicabilità.
Le uniche domande riguardavano l' estetica corretta dell' esecuzione.
La mano doveva essere messa così, a quell' altezza; Il calcio doveva fare un giro in quel modo; Il compagno doveva reagire così a quel colpo.
Persino quando, infine, si dedicava una lezione alle applicazioni pratiche di tutto ciò, nessuno pensava di rovinare quel bel gioco facendo osservazioni troppo maliziose.
Ma non per rispetto: non ci passavano proprio per la testa, non ne eravamo capaci.
Del resto eravamo tutti convinti che in fondo fosse tutta una questione di principi.
Quando pratichi per anni quel genere di arti marziali, in quel tipo di ambiente, credi sul serio che la cura cinestetica sia solo un' enfatizzazione delle tecniche reali, una specie di "licenza artistica" per rendere più bella e affascinante la pratica.
Credi che aldilà dell' aspetto tu stia imparando ad applicare micidiali tecniche di difesa ed attacco.

Continuo a ripetermi che io fossi consapevole di tutto questo, che "stessi al gioco" ma sapessi applicare il tutto "nel momento del bisogno".
Purtroppo con le conoscenze che ho oggi posso dire che erano tutte illusioni e di strada ne dovevo percorrere ancora tantissima.

Quello che vorrei rimarcare in questo intervento è la condizione mentale in cui ci si ritrova quando si pratica un certo tipo di arti marziali.
Non mi ritengo uno stupido e non posso dire che lo fossi a quei tempi, perciò la cosa non ha a che fare con l' intelligenza ma con l' ingenuità.
L' ingenuità di chi entra a far parte di un mondo in cui tutti perdono di vista l' onestà intellettuale e l' obiettività.
E' una banale questione sociale: se nel tuo gruppo tutti si comportano in un certo modo e credono a certe cose, finisci per farlo anche tu e ad accettarlo.
La cosa è ancora più evidente se non hai alcuna conoscenza dell' argomento: un neofita totale si beve qualsiasi cosa gli venga raccontata e la accetta senza problemi se trova la pratica piacevole.

Solo oggi riesco a rendermi conto di quanto sia difficile depurarsi da certe convinzioni e imparare a distinguere le baggianate dalle cose funzionali.
Ed è significativo il fatto che stiamo parlando di qualcosa di piuttosto ovvio, segno che quando pratichi certe arti marziali rischi davvero di perdere la cognizione della realtà.

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