giovedì 30 giugno 2011

Muoversi senza senso

Ho assistito ancora una volta ad un esame di AMT.
Mentre guardavo questi ragazzi le mie sensazioni erano contrastanti: da una parte mi rendevo conto che in loro non c'era nessuna reale intenzione di imparare a combattere o a difendersi; Dall' altra restavo allibito per l' inconsapevolezza che traspariva nelle loro movenze, sintomo ahimè di metodi e nozioni decisamente sbagliati.

Aldilà del tipo di tecniche, già falsate di loro, non riuscivano proprio a rendersi un minimo credibili.
Invece di tirare un calcio li vedevo sollevare verso l' alto la gamba.
Invece di eseguire una parata da un pugno al busto, li vedevo disegnare un cerchio con la mano.
Per non parlare poi delle tecniche in coppia eseguite in modo del tutto mnemonico e con errori concettuali palesi.

Non discuto sulla predisposizione, agilità, impegno o età di ciascuno perchè è normale che ci siano persone più o meno brave ad imparare una cosa.
Quello che mi ha lasciato perplesso è l 'evidenza con cui essi eseguivano movimenti senza avere la più pallida idea di cosa stessero facendo.
E questo è un gravissimo difetto dell' insegnante, ma è purtroppo qualcosa di molto diffuso tra le AMT in genere.

Ad esempio ho visto errori clamorosi nel modo di portare le ginocchiate.
Il classico errore, una volta afferrate le spalle (sic) dell' avversario, è proprio quello di "lanciarsi" col corpo verso di lui.
E' un movimento tipico degli inesperti, i quali credono che sia il corpo che avanza a dare energia al ginocchio che se ne resta immobile come se fosse una specie di ariete.
Beh, in questo esame ho visto di peggio: gente che avanzava con testa e spalle oltre l' avversario, lasciando praticamente il ginocchio indietro...

Ma in generale tutte le tecniche erano eseguite con una tale flemma e poca convinzione da essere sì dolorose... ma a vedersi.

Non mi sento di incolpare quei ragazzi perchè in fondo fanno quello che gli viene insegnato.
Piuttosto ero sconcertato dalla superficialità del loro allenamento, perchè è l' istruttore che dovrebbe correggere e insistere su concetti base della pratica: sempre ammesso che lui stesso sappia di cosa stia parlando!

Ero intristito nel vedere ragazzi di vent' anni, nel pieno delle loro forze e potenzialità, muoversi in modo così disordinato, fiacco e scoordinato; Soprattutto guardandoli negli occhi, nella loro espressione... Era evidente quanto si stessero solo sforzando di ricordare tutti quei dannati passaggi!
E' la morte delle arti marziali.

Mi pongo delle domande perchè per me è facile giudicare adesso, dopo aver cambiato punto di vista: in fondo sono convinto che la stragrande maggioranza di chi pratica questo tipo di arti marziali lo faccia proprio perchè non ha nessuna aspettativa applicativa.
Alla fine è solo un' attività fisica come potrebbe esserla il corso di latino-americano, io ormai la chiamo Ginnastica Marziale: ti iscrivi, puoi raccontare in giro di fare arti marziali (che ricordiamolo fa sempre figo) ma non ti devi mai confrontare, prendere le botte o chiederti se quei movimenti siano efficaci o meno.
E tutto questo perchè in effetti non ti frega e ti piace così.
Il guaio nasce, come continuo a ripetere, quando il maestro di turno ti mette in testa che quelle cose, fatte in quel modo, abbiano anche un' applicazione letale e assolutamente dimostrata... da leggendari nonnetti in pigiama che nel 3000 a.c. uccidevano i passanti con un tocco di dita.
E anche quando non lo dice apertamente lo sottintende senza fartelo vedere.

Ok, allora mettiamo completamente da parte per un attimo ogni argomentazione riguardo all' applicabilità di certe cose.
Parliamo solo dei nobili valori di crescita morale e civile, rispetto e tutto quello che nelle AMT viene considerato come "pratica di vita", "crescita interiore", etc.
Bene, io sono convinto che praticare un' AMT vista in quest' ottica possa dare molto.
Si fa tanto parlare di sconfiggere noi stessi per primi, le nostre paure, imparare ad essere sicuri di sè stessi.
Tutto vero e tutto bello.
Ma quelle persone erano semplicemente imbarazzate, impaurite della propria ombra, si muovevano con assoluta incertezza con dei grossi punti interrogativi che capeggiavano sulle loro teste.
Persino il loro saluto formale era l' abbozzo di un movimento incerto e molle.
Alla fine di ogni esercizio nei loro occhi si leggeva: "Oddio, ho fatto giusto? Penso di avere dimenticato un pezzo...? Lo rifaccio? O posso andare al posto?"

L' esame prevedeva anche una prova orale.
Non discuto gli argomenti che dovevano studiare, ma il modo di esprimersi, ragazzi!... parlavano tutti a bassa voce, continuando a far pause, cercando approvazione... Proprio come dei bambini interrogati a sorpresa dal professore più cattivo della scuola.

E allora mi viene da pensare che se lo scopo delle AMT sia soprattutto quello di creare persone migliori e più sicure di sè stesse, invece che abili combattenti, allora un istruttore dovrebbe concentrarsi sul miglioramento di questi aspetti caratteriali ed attitudinali, almeno.
Che se uno non è capace di tirare un pugno che faccia male, almeno lo si sproni a tirarlo per finta ma con determinazione, con sicurezza.
Se uno non è fisicamente dotato di qualità vincenti (e non gli va di... ottenerle) lo si sproni a guadagnare sicurezza almeno nel modo di porsi e nelle situazioni di stress.
Questo per me sarebbe un risultato eccellente, che renderebbe più che rispettabili tutte le AMT.

Ma è sempre tanto facile parlare e pubblicizzare "pratiche di vita" senza poi preoccuparsi di aiutare gli insicuri a migliorarsi davvero, che tanto si ha tempo solo per studiare figure predefinite e farlocche.
E' facile prendersi i meriti o attribuirli alla pratica (tre ore a settimana se va bene) quando un allievo effettivamente migliora... perchè la vita fuori dal corso glielo ha insegnato.

Io non critico chi sceglie di praticare qualcosa e crederci, critico chi non mette in condizione le persone di valutare ed essere consapevoli.
E' l' istruttore che deve farsi le domande per l' allievo, perchè l' allievo spesso non ha proprio idea di quali dubbi dovrebbe avere.
Ma questa forma di maturità, chiarezza ed onestà appartiene a poche persone.
E pensare che identificherebbero una persona veramente stimabile e saggia... un Maestro.

venerdì 24 giugno 2011

Sapere di cosa si stia parlando

Una delle caratteristiche più eclatanti dei sedicenti esperti di AMT, che ho potuto riscontrare su me stesso per primo, è la mancanza di cognizione di causa.
Anche questo aspetto dipende dall' ignoranza dovuta alla mancanza di confronto e verifica attiva di ciò che si studia, intesi al di fuori dei corsi dello stesso stile.
Un marzialista che vive costantemente nel suo "piccolo stagno", non può ragionevolmente avere dei termini di paragone credibili.
A volte si tratta di pigrizia o disinteresse personali, molto peggio è quando si tratta di imposizioni più o meno velate del maestrone o dell' intera associazione a cui si è iscritti.

Queste cose generano se va bene dei grossi malintesi, se va male delle situazioni imbarazzanti e pericolose.

Ci sono marzialisti davvero convinti di essere forti, di avere colpi micidiali nelle mani, di essere rapidi come gatti.
Ma come puoi affermare con certezza una cosa simile senza mai esserti confrontato con gli altri?
Parlare senza esperienze reali e variegate genera false convinzioni e ignoranza; E' troppo facile dare per scontato di saperne già abbastanza, o pontificare sulle esperienze degli altri o per sentito dire.

Spesso e volentieri sento praticanti entusiasti che affermano di tirare calci potentissimi, poi li vedi muoversi e capisci che mancano di obiettività perchè i loro metri di paragone semplicemente sono scarsi o di basso livello.
Purtroppo questa tendenza ad immaginare piuttosto che verificare è tipica delle AMT, dove i "colpi segreti" e leggendari sono un must.

Ieri osservavo un nak muay che si allenava ai pao: non si poteva che rimanere colpiti dall' espressione di potenza e durezza dei suoi pugni e calci.
Era tangibile, evidente.
Non era solo scena, non c' era alcuna "autoconvinzione", kiai gridati, respirazioni e posizioni preparatorie di dieci minuti o sguardi arrabbiati.
Pensare di scontrarsi con una persona che tiri quei colpi con quella potenza è tutt'altra cosa che pensare di farlo con un mistico maestro che si alleni colpendo l' aria, coltivando "l' energia interna".

Non è solo questione di essere grandi e grossi, ok, ma è davvero un grande errore continuare a credere che senza un costante allenamento pratico possiamo ugualmente ritenerci dei micidiali guerrieri.
E basta provare a tirare ai pao per rendersi conto di quanta differenza esista tra la potenza ed incisività del colpo che siamo convinti di saper tirare e quello che tiriamo effettivamente.

Questo aspetto sfocia nella psicologia perchè è bene ricordarsi che noi siamo quello che vedono gli altri, non quello che crediamo di essere: alla stessa maniera le nostre convinzioni sulla nostra abilità devono trovare un riscontro da parte degli altri e negli effetti che abbiamo sulle cose (in questo caso i pao), non in quanto noi ci sentiamo appagati perchè abbiamo "tirato al massimo".

E' una dura realtà quella del confronto, scegliere di mettere in discussione le proprie confortanti convinzioni per capire veramente qualcosa di più, e di più sincero.
Non basta guardare migliaia di video sul tubo o parlare continuamente di arti marziali con gli amici, le cose vanno viste di persona e soprattutto testate.

Essere sinceri con sè stessi è una realtà che dovrebbe accomunare tutte le arti marziali, aiutando anche ad essere rispettati per ciò che si fa e non per quello che si vorrebbe fare.

giovedì 23 giugno 2011

Perchè critico

Oggi mi sono sentito chiamato in causa perchè una persona su Facebook ha lasciato un commento di stato (suo, non necessariamente riferito a me, almeno credo) del tipo "chi critica e giudica gli altri vuole solo sentirsi un figo ed è un ignorante".
Questo blog in effetti è fatto di critiche verso gli altri, nello specifico verso le stronzate presenti nelle arti marziali e i "cazzari", i maestri incompetenti e autoreferenziali.
Anche se io fossi un campione affermato, o un esperto di lunga data, non dovrei preoccuparmi di ciò che fanno gli altri, almeno così si dice.
Vorrei però chiarire che i miei scritti sono volutamente polemici ed un pò esagerati (non troppo a dire il vero).

Il fatto è che, come suggerisce il titolo del blog, io sono profondamente deluso dalla disinformazione e dalle bugie che permeano questo ambiente in cui, come tanto altri, mi sono infognato per passione.
Io critico, certo.
E magari lo faccio anche con toni saccenti, un pò per ironia e un pò perchè... un bel giorno ho acceso il cervello e ora voglio proprio sfogarmi; Magari come un bambino che se la prende con tutto e tutti, ma dopo le mie esperienze e dopo tutto quello che ho visto, letto, provato o anche solo sentito dire, il quadro per me è abbastanza chiaro e mi va di urlare il mio disprezzo.

Forse questa reazione è infantile, ma di certo non pubblico le mie testimonianze e i miei punti di vista per sentirmi superiore, come un ragazzetto diciottenne che prendesse in giro le matricole o le debolezze dei marmocchi.
Non è l' atteggiamento snob di chi prende la patente e poi snobba chi va ancora in motorino.
Dentro di me non penso

"Ora io sono forte e figo perchè faccio le cose dei veri duri, quindi vi perculo sfigati che non siete altro!"

ma piuttosto

"Maledizione, ma quanto cazzo mi hanno preso per il sedere fino ad oggi? ".

Non c'è arroganza, ma delusione.

PS: Giusto per la cronaca, la persona che ha pubblicato lo status pratica AMT.
E' una ragazza, carina.
Come da copione il suo Maestro, quello di vita, quello che rispetta i nobili principi delle arti marziali e tutto il corollario, non perde mai occasione per commentare proprio i suoi messaggi, con tanto di emoticons, sorrisoni e inviti celati.
E ovviamente riferimenti continui allo "spirito delle arti marziali"...
Ma va a cagare, sei solo un farfallone.

martedì 21 giugno 2011

Focus on: i sistemi di difesa personale

Da qualche anno a questa parte si parla molto di difesa personale piuttosto che di arti marziali in sè: infatti vuoi per la cronaca, vuoi per il bisogno di variare l' offerta, hanno preso piede dei sistemi che mirino a risultati rapidi e "alla portata di tutti" in ambito di protezione.
Adesso non mi va di discutere in modo approfondito dell' argomento, farò giusto qualche considerazione.

Prima di tutto, i famosi corsi di autodifesa dovrebbero distinguersi dalle AMT in cui si studia la posizione dello stambecco, e dagli sport da combattimento in cui si fatica e ci si fa male con le botte, per la promessa di non perdere tempo con formalità e metodi ancestrali ma nemmeno faticare troppo e farsi male.
Insomma come si può non riconoscere l' appeal di una simile proposta?

Ok, allora vi faccio capire come funziona la cosa di norma, posto che, come al solito, basterebbe l' obiettività e un pizzico di malizia per capire cosa sia valido e cosa no.
In un corso di difesa si studiano le "mosse" nè più nè meno che in qualsiasi corso di Jujitsu, di Karate o di kung fu.
Gli istruttori odiano ammetterlo perchè parte del successo si gioca anche su questo confronto ("le arti marziali non servono a un cazzo mentre noi sì che facciamo sul serio!").
Nonostante sia vero che non ci siano tutte quelle formalità anacronistiche e zuppe moralistiche, nei sistemi di difesa spesso si fa anche di peggio: bisogna far credere che la nostra ragazzina di 40 kg possa imparare a gestire l' aggressione del rumeno assassino.
Questo messaggio è reso più meschino dalla pretesa di insegnare appunto qualcosa di più realistico ed efficace.
Ammettiamolo, dal punto di vista morale siamo messi peggio che nelle AMT, dove se non altro uno può praticare per passione personale, per fare attività fisica, per autocompiacimento... Ma chi si iscrive ad un corso specifico di difesa personale, mira ad un risultato ben più preciso e serio.

Perchè una persona dovrebbe voler praticare "difesa personale"?
Facciamo due conti... Perchè è debole e si sente una facile preda dei bruti?
Perchè ha già subito aggressioni e si è resa conto di non saper reagire?
Perchè ha sentito in tv racconti agghiaccianti sulla violenza e la criminalità dilaganti?
Ebbene, non è certo il rugbista di 100 kg a sentire tanto impellente il problema dell' autodifesa, ma la nostra sciura sessantenne che attraversa il parco con la spesa o la ragazzetta che rientra dalla discoteca alle cinque del mattino.
Ma a quest' ultime mica puoi spiegare che forse (ma forse eh..) sarebbe opportuno che non ci si trovassero proprio nella situazione di doversi difendere a mani nude, mica puoi dire che i consigli della nonna siano l' unica vera difesa attuabile da tutti...
Eh no, devi far credere anche a loro che possano imparare a gestire uno scontro corpo a corpo con un muratore rumeno incazzato, devi far credere che in dodici pratiche lezioni serali possano porsi allo stesso livello di chi fa sacrifici allenando il fisico e facendo a botte per anni "sportivamente"...

Perchè sapete, nei corsi di difesa si studiano tecniche 'micidiali' tipo "colpire ripetutamente con i palmi", "tirare ginocchiate", "calciare negli stinchi"....
In pratica quando ad undici anni fai a botte sul retro della scuola sei già un maestro di queste cose.

Ho visto parecchi video ed esibizioni di Krav Maga, sistema israeliano che va per la maggiore e fa pure molto figo, perchè gli israeliani oggi non passano più per eremiti nel deserto o rabbini perseguitati ma per cazzuti esperti commandos che bombardano, sparano e ammazzano gente in nome di una causa giusta e onesta tipo dichiararsi padroni di un territorio che "dio" ha donato loro... Ssse vabbè, meglio lasciar perdere questi dettagli!

Dicevamo, fare Krav Maga fa molto figo perchè ti fa sentire un militare, una rievocazione di Rambo in chiave moderna.
Poi li vedi nei video che mimano palmate e ginocchiate esattamente come nelle AMT, solo con più foga e disordine.
E magari con la scusa della semplicità non approfondiscono invece schemi motori che gli farebbero solo che bene.

Naturalmente ci sono anche i fenomeni, quelli che mangiano napalm a colazione, si pompano di steroidi a merenda e arrivati a sera cacciano maiali liberati nel parco dietro casa per sentirsi più spartani.
Sono colossi culturisti e guerrafondai che vivono col mito dei Navy Seals, collezionano coltelli da guerra o ti sanno smontare un M16 in trenta secondi perchè sai, al giorno d' oggi potrebbe tornare utile, altro che stronzate di meridiani e pace interiore...
Ecco, questi mostri aggressivi sono quelli che poi fanno gli istruttori stimati nei vari corsi, dimostrando la validità del loro sistema.
E pretendono di essere presi sul serio quando dicono che anche la ragazzetta spaurita possa difendersi dal manzuolo di turno in uno scontro fisico, basta saper fare le cose giuste.
Come loro, no?

Tornate sulla terra gente, nessuna persona esile e gracilina potrà mai difendersi a mani nude da qualcuno più grosso che voglia farle male, e quei rari casi di successo sono talmente unici da non fare statistica.
Volete essere pragmatici? Allora guardate come funziona in natura, altro che mosse semplici e alla portata di tutti.
Un' arma, da qualche decina di migliaia di anni, fa esattamente il suo dovere, figuriamoci poi le armi da fuoco.
Ma questo implica tutta una serie di complicazioni non indifferenti che vanno dal semplice saperla usare al detenerla legalmente, senza contare l' effetto che possa avere nei vostri rapporti sociali.

Al mondo, ogni giorno, ci sono persone che riescono a difendersi da aggressioni di vario genere, arti marziali o no.
(Vorrei però far notare che queste aggressioni non sono quasi mai di tipo letale: quando uno decide di farti la pelle sembra che ci riesca quasi sempre).
E' fuori discussione che avere qualche nozione di combattimento corpo a corpo sia sempre meglio di niente; Tuttavia è molto sbagliato passare l' idea che "imparare a difendersi" significhi prima di tutto questo.
Nella stragrande maggioranza dei corsi di difesa, e in particolare in quelli brevi che organizza ogni comune italiano, invece di spiegare per bene la prevenzione e tutto ciò che gli va intorno, si presentano tecniche ridicole a persone con disabilità motorie gravi, che si dimenticheranno di tutto nel giro di qualche giorno (checchè ne dicano).
A tenere questi corsi sono spesso i maestri delle più astruse arti marziali, presentandosi nella loro bella divisa tradizionale per raccattare nuovi alunni per il corso ufficiale.

Io vorrei semplicemente che ci si rendesse conto di come l' apprendimento del combattimento corpo a corpo non sia per nulla qualcosa di rapido, non sia per nulla alla portata di tutti e comporti un interesse per l' argomento che vada ben aldilà del semplice corso.

Tutte le persone e i pomposi esperti che dicono di sapersi difendere (e che ci riescano effettivamente) grazie al sistema 'Taldeitali' sono inesorabilmente individui fanatici, dall' indole aggressiva, con un carattere forte e deciso di natura, spesso appassionati di preparazione fisica e di altri sistemi di combattimento funzionali, e non di rado persino paranoici nei confronti del prossimo.

E' un pò come se un Tirannosauro volesse convincere la Gallina di poter fare la voce grossa anche lei quando arriva il Bufalo a rompere i coglioni.
Io penso che alla Gallina servirebbe ben altro...

Perchè tanti stili?

Una volta se facevi arti marziali non c'erano tante spiegazioni da dare perchè in sostanza nel paesino italiano medio esistevano solo il Karate o il Judo.
Persino con due soli stili era difficile spiegare cosa si praticasse esattamente, ma nulla in confronto a quanto avvenga oggi.

Oggi se qualcuno viene a sapere che fai arti marziali il dramma diventa spiegargli cosa pratichi, perchè l' uomo della strada non ha la più pallida idea di quante migliaia di stili ed invenzioni esistano in questo fantastico mondo, pensando che la differenza si limiti a "prendersi a pugni e calci" oppure "lottare".
Che ingenuo, eh???
Invece oggi sono diffusi una tale quantità di stili, scuole e scuolette che elencarli è veramente impossibile e soprattutto ognuno di essi viene dipinto in qualche modo come il migliore.

Abbiamo visto che spesso e volentieri questi stili sono praticamente identici tra di loro, differenziandosi solo nelle divise, forme di posizioni o dettagli negli esercizi... e naturalmente per il tizio che decida di fondare una nuova scuola per mettersene a capo, con tutti i vantaggi che la cosa comporta.
Guardate il caso del Wing Chun: io conobbi il Wing Chun anni fa quando venne aperto un corso nella palestra dove già mi allenavo, e nella mia ignoranza pensai "Ok, questo è il Wing Chun".
Mi sembrava abbastanza chiaro e definito cosa si facesse nel Wing Chun.
Ma dopo anni venni a conoscenza delle esilaranti vicende che contraddistinguono questo stile di kung fu, roba da tenere in piedi una stagione di Zelig.

Parlo ad esempio di come i vari "lineage" si differenzino tra di loro modificando... le lettere del nome!
Abbiamo così il Wing Chun, in Wing Tsun, il Ving Tchun, il Weng Tsun ed altri ancora, il tutto per dissociarsi dagli altri praticanti (della stessa cosa!) usando la scusa della translitterazione dai caratteri cinesi originari.
Senza contare i vari "spin off" creati ad hoc da sedicenti esperti, vedi il famigerato "Wing Revolution" (non sto scherzando, questo sarebbe il nome di un' arte marziale!!!) o altri sistemi che non mi azzardo a citare per non sollevare vespai tra il comico e il disarmante.
Vi rendete conto?
Fanno tutti essenzialmente la stessa identica cosa ma ciascuno sostiene di praticare qualcosa di completamente diverso; Nel caso specifico inoltre sembra essere davvero importante porsi come depositari dell' "unico stile originale".

Ma il fenomeno riguarda anche un sacco di altre arti marziali, dagli stili cinesi allo stesso Karate.
Ebbene sì, mica esiste "il Karate": ogni pincopallino oggi si sente in diritto di fondare un nuovo stile di Karate, spesso a causa di un litigio con il rispettivo capo associazione.
Ed ecco una marea di nuove scuole di "Karate", ognuna creata a tavolino prendendo ciò che piacesse della "vecchia" pratica ed integrandola con mille altre tecniche, esercizi e persino pseudo-filosofie, spesso incoerenti tra loro, di interesse personale del nuovo maestrone.
Gente che magari ha praticato giusto per qualche lezione arti marziali diverse e poi si sente in grado di mischiare il tutto creando l' ennesimo "stile a 360 gradi" da vendere come il più completo ed evoluto.

Ora, io capisco benissimo e posso accettare la volontà di fare le cose a proprio modo per seguire filosofie di pratica diverse.
Una volta raggiunta la maturità tecnica uno può rendersi conto di non intendere più l' arte marziale allo stesso modo.
Però vorrei far notare quanto queste differenze siano oggi rappresentate più dal set di esercizi predefiniti, forme e divise che non da reali diversità tecniche.
Un pugno è un pugno, un calcio è un calcio.
Ci sono modi migliori e peggiori di fare la stessa cosa, senza dubbio, ma francamente sono ormai ben noti e dimostrabili.
Soprattutto il più delle volte non è per niente necessario fondare una nuova scuola, presumendo chissà quale comprensione maggiore rispetto ad altri praticanti.
Si ha la tendenza a perdere completamente di vista il senso pratico di ciò che si sta facendo, costruendosi soltanto un' altra gabbia che limiti la libertà di apprendimento e di espressione dei personali punti di forza.

Voglio dire, quando leggo cose tipo "i calci del kung fu sono più veloci di quelli del karate" mi viene da sorridere, vuoi per la superficialità di questa affermazione vuoi perchè si sottintende sempre una presunta superiorità dell' una o dell' altra caratteristica.
Ma in fin dei conti, non è forse il caso di dire che un calcio deve essere semplicemente il più veloce, il più potente, il più preciso possibile e basta, che tu pratichi Kung Fu, Karate o Vattelapesca?
Ma noo, fondiamo un nuovo stile in cui si allenino calci rotanti, veloci, saltanti perchè solo quelli sono efficaci!
E' di questo che parlo: perchè un karateka non dovrebbe semplicemente integrare, se gli va, con la Lotta Libera... e dichiararlo senza problemi?
Che bisogno c' è di creare l' ennesima scuola definitiva quando oggi ormai non c'è più niente da inventare ed esistono discipline specializzate perfettamente integrabili tra di loro?

Guarda caso solo nelle arti marziali è presente questa ossessione del differenziarsi e proporsi come metodi definitivi e completi (badate che non sto parlando di differenze storiche, sociali, culturali e geografiche, la cui diversità è intrinseca e scontata).
Avete mai sentito parlare di Pugilato stile X o stile Y?
O di Muay Thai stile Pippo, Pluto o Paperino?
Di Lotta Greco-... Francese?
Anche in questi stili di combattimento esistono scuole con differenze di impostazione o preferenze tecnico strategiche, ma considerato che devono mirare ad un punto semplice ed inequivocabile (buttare giù l' avversario facendosi meno male possibile) nessuno perde tempo in programmi arzigogolati, divise più o meno accattivanti od inutili forme ed esercizi scelti a caso.
In questo tipo di arti marziali quello che conta è la funzionalità, cosa c'è di più ovvio?
Sbaglia di grosso chi crede che sia il contorno a fare la differenza, o presume di diventare più abile studiando la tal tecnica con l' angolo di due gradi più aperto, le gambe un pò più piegate e la mano messa così invece che cosà.
I dettagli fanno la differenza nel complesso di una tecnica funzionale, ma da soli non rendono funzionale qualcosa che non lo sia.
Tanto a fregarti saranno sempre un colpo od una presa riusciti, fossero fatti anche dal muratore incapace ma incazzato.

Negli sport da combattimento non ci si pone questi problemi, e nessuno presume di essere più forte perchè pratica la scuola con i dettagli X piuttosto che gli Y: che tu vada a fare Kick Boxing ad Ancona o a Città del Messico, essenzialmente ti insegneranno la stessa cosa.
A che servirebbe inventarsi una nuova Kick Boxing se non... a scopi commerciali?

Nelle arti marziali invece è tutto un pullulare di stili e scuole fondati da maestri illuminati.
Ma le AMT non dovevano formare uomini migliori, umili, onesti e riportarli all' essenziale?

venerdì 17 giugno 2011

Il culto dell' immagine

Una delle caratteristiche dei cultori di AMT, nonchè ulteriore causa del basso livello delle loro abilità medie, è il culto dell' immagine che si riesce a dare di sè in base a tutti gli orpelli propri della pratica.

Mi spiego meglio.
Parliamoci chiaro, per molte (troppe) persone è l' idea di praticare arti marziali ad attrarre, non tanto la capacità di applicarle.
Una foto in karategi con una bella cintura colorata (anzi nera, meglio) è una specie di status symbol.
Tanti hanno scelto di praticare lo stile x perchè attratti dalle divise, dalle formalità quasi militari o dal clima mistico della scuola.
Insomma, dire di praticare arti marziali ancora oggi fa di te una persona affascinante: non importa se hai l' aspetto di Paulo Roberto Cotequinho o ti muovi come una tartaruga nel bitume, la persona media ti dirà sempre frasi di questo tipo:

-"Ah ma allora bisogna fare attenzione con te!"
-"Allora se ci aggrediscono ci difendi tu!"
-"Allora devi essere molto saggio!" (MA PERCHE'!?!?!?!!!!! Perchè un maledetto imbecille che fa ginnastica dovrebbe essere saggio?!?!?!).
-"Non farmi male eh!"
-"Uataaaà!" (mettendo le mani aperte incrociate davanti al viso)
-"Ecco allora se ho bisogno di essere difesa ti chiamo!" (anche se hai la stazza di un Pinscher)

Molti anni fa c'erano solo il Karate e il Judo, e tutti i marzialisti più o meno indossavano il Gi bianco candido con annessa cintura.
Col tempo questo è passato di moda, ha iniziato ad essere poco invitante e sono così sorte una moltitudine di scuole che hanno fatto del vestiario un vero e proprio marchio di fabbrica.
E così avere una divisa diversa dal classico karategi bianco è diventato sinonimo di anticonformismo e, diciamolo, di presunte capacità superiori!

Se hai il vestito bianco sei "solo un judoka", che è persino peggio del karateka perchè nell' immaginario il karateka è uno che picchia mentre il judoka uno che fa gli sgambetti (ahahah beata innocenza...).
Ma se cominci ad avere un bel karategi nero già diventi figo perchè sei come quelli del Kobra Kai, o come il boss di fine livello di qualche videogioco anni ' 80!
Richiami la Morte, la parte Oscura, il Male e tutta quella serie di luoghi comuni che fanno anche dei punk o dei bikers dei tipi speciali e temibili.
Certo, oggi ci sono anche gli Emo ma è un altro discorso....

Se poi hai una divisa simile ad un personaggio da videogioco allora sei a cavallo: automaticamente la tua scuola è la più fica perchè fa qualcosa di diverso, e il tuo vestito ti dona qualità micidiali un pò come i capelli per Sansone.

Al vestito poi si associano anche una moltitudine di stemmi e stemmini, toppe colorate che pubblicizzano anch'esse una qualche tua superiorità.
In questo momento mi viene molto da ridere ripensando ad alcuni personaggi che ostentavano in pubblico toppe con la bandiera italiana (come a voler dire "oh ragazzi, io sono nella squadra nazionale!"), del paese dello stile praticato ("oh ragazzi, io sono molto legato a quel paese anche se non ne so nulla!"), o addirittura clamorosi loghi con scritto "difesa personale", rigorosamente non in italiano (che farebbe solo ridere) come a voler dire "oh ragazzi, io sono uno studioso/esperto di difesa personale!".
Poi non erano capaci di reagire nemmeno ad uno schiaffo, però faceva molto Bad Boy!

A dirla tutta non è che negli sport da combattimento o nei sistemi di difesa facciano una figura migliore tra tatuaggi tribali e mimetiche da giungla.
Però torno a sottolineare che dovrebbero essere le AMT ad ostentare umiltà, basso profilo e uguaglianza, ed invece tra i loro praticanti è ugualmente molto forte, se non di più, lo stimolo ad apparire.
Proprio come i pavoni, che per farsi belli hanno perso la capacità di volare...

martedì 14 giugno 2011

Epilogo dell' aneddoto III - Deliri di onnipotenza

Come anticipato andrò a raccontare come si è evoluta la situazione finale descritta nel post precedente.
Queste informazioni mi sono state date da un amico che come me frequentava la palestra a quei tempi ma a differenza mia scelse di continuare, nonostante tutto, a seguire quel maestro.

E' doverosa una premessa per capire meglio la sua posizione.
Lui è un appassionato di arti marziali che non si è mai fatto tante pippe mentali su quanto fosse autentico/efficace/realistico/credibile/etc. quello che faceva, nel senso buono della cosa: gli piacciono le arti marziali, si è trovato bene nel gruppo, è diventato amico di tutti e quindi gliene fregava relativamente di cosa si facesse in allenamento, che alla fine era più una scusa per fare attività fisica e incontrare gli amici (tra cui proprio il maestro).
Non è mai stato un fenomeno tecnicamente ma ha sempre praticato con passione e soprattutto è sempre stato un "collante" nel gruppo per la sua simpatia e ironia.
Ha sempre riconosciuto i suoi limiti e non gliene fregava nulla, e io lo stimo molto.

Detto questo, lo rividi dopo un pò di tempo dalla seconda scissione e mi feci raccontare come stava proseguendo il gruppo.
In pratica mi disse che il maestro aveva deciso di proseguire con uno degli altri allievi stranieri che si erano staccati dopo l' esame "fasullo", in modo da poter continuare una sorta di collaborazione coerente con quanto fatto fino ad allora.
Non era chiaro però cosa facessero dal momento che a tutti gli effetti, ormai, non erano più autorizzati a praticare lo stile ufficiale.
Il bello è che grazie a questo nuovo cambio il nostro (ex-) maestro si prese la libertà di autoassegnarsi il grado tanto desiderato, ottenuto a questo punto con un esame non ufficializzato e comunque non per quel livello.
Come dire "Ho sostenuto l' esame per il grado '4' dell' arte marziale 'Pippo'; Non mi hanno assegnato questo grado, ma siccome io mi sento tanto bravo decido che quell' esame mi valga il grado '4' nell' arte marziale 'Pluto'... che abbiamo appena inventato!".

Un' altra ragione per schifare il sistema delle cinture, visto che esse non hanno alcun significato se non nella testa di chi si ostina a considerarle degli status symbol.

Quindi nel gruppo continuavano a fare più o meno le stesse cose ma senza più nemmeno l' ufficialità di praticare uno stile autentico e riconosciuto.

I fatti più raccapriccianti però erano altri e quando me li ha raccontati sono rimasto veramente allucinato.
Infatti il maestro, in un vero delirio di presunzione, pretendeva che le cinture nere rimaste partecipassero regolarmente ad un corso istruttori, a pagamento, per imparare altre forme "di livello superiore" e ripassare quelle dei principianti (eccerto, mica devi imparare ad insegnare o a gestire un allenamento in un corso istruttori...).
Il suo obiettivo dichiarato era quello di mandare loro ad insegnare alle cinture bianche, perchè cito testualmente "A questo livello dovrei insegnare solo alle cinture nere".
Dio, che umiltà!
Anni e anni a riempirsi la bocca di paroloni quali uguaglianza, umiltà e passione per poi fare queste uscite!
Ah! I saggi valori delle Arti Marziali Tradizionali!

Per non parlare del corso allievi che ancora stava tenendo, ritagliato in una palestra in cui le arti marziali non c' entravano nulla, ad un prezzo al limite della rapina e per il quale "consigliava" di pagare almeno il trimestrale.
Il mio amico lavora in proprio e si faceva già allora centinaia di chilometri al giorno, partendo alle sei del mattino e tornando spesso alle nove di sera: e nonostante questo faceva il possibile per presenziare anche in palestra.
Aveva fatto presente che quegli orari erano un problema, ma che comunque avrebbe fatto di tutto per riuscire a presenziare con il minor ritardo possibile.
Aveva chiesto di poter pagare solo gli allenamenti effettivi, vista l' impossibilità di garantire la presenza fissa.
La risposta? NO, non si può...
Senza contare che pur avendo già pagato il corso istruttori, per motivi di lavoro non era riuscito a presenziare nemmeno una volta, visto che oltretutto le lezioni si tenevano la domenica mattina per comodità del maestro.
Naturalmente di rimborsi non se ne parlava.

Ora ditemi se questo non sia essere degli stronzi ingrati.
Non sto parlando di un corso ufficiale di chissà quale ente nazionale, no!, sto parlando di un ritrovo di quattro gatti in cui uno pretenda soldi e disponibilità anche verso un amico che gli ha fatto millemila favori e ancora lo sostiene nel suo fottuto ruolo di maestro di AMT;
Il tutto senza nessuna ambizione nascosta, senza nessun doppiogioco, senza nessuna pretesa, e poi per che cosa?
Per farsi insegnare qualche fottuto balletto circense da imparare a memoria per poi essere mandato in giro a divulgare la loro "antica" e "verissima" arte?
E soprattutto tutto questo dopo aver sputtanato per anni quelli che si dissociavano per fondare nuovi stili o che facevano i "commercianti" o che insegnavano cose "non autentiche".

Detta così sembra di parlare del più infimo e truffaldino dei maestri ma vi assicuro che qualche tempo fa (prima della scissione numero uno) godeva di buona stima e nell' ambiente era considerato uno di quelli onesti, anche da parte mia.

Anche stavolta veniamo al colpo di grazia.
Nel frattempo, forte della sua posizione di maestro ormai navigato (?), portava avanti l' insegnamento per permettere alle cinture nere rimaste di conseguire anche i gradi successivi.
Ma non avendo più un programmino bello che pronto a cui affidarsi, cominciò a decidere a sua discrezione che cosa richiedere agli esami.

La preparazione delle sue cinture nere consisteva, naturalmente, soprattutto in forme di posizioni, esercizi recitati a coppie e... nozioni teoriche e storiche.
Ora, con tutto il rispetto io ho sempre pensato che il mio ex-maestro avrebbe dovuto dedicarsi esclusivamente agli aspetti culturali-folcloristici delle arti marziali, visto che non gli nego la passione per la ricerca in questo campo (tutte quelle cose di meridiani, medicina cinese e compagnia bella).
Ma nel momento in cui obblighi i tuoi allievi a fare altrettante ricerche o a dare tanta importanza a questo aspetto peraltro tutto da dimostrare, penso che non stia più parlando di arti marziali.
Perchè non puoi pretendere che il povero cristo del mio amico che si fa dodici ore di lavoro al giorno e non è un laureato butti nel cesso il suo tempo libero per fare le ricerchine che piacciono a te, sulla base di una tua scelta.
E sia chiaro: al mio amico non gliene fregava un bel nulla degli esami.
Ha sempre dichiarato apertamente di andare in palestra a divertirsi senza pretese.
E allora perchè insistere col lavaggio del cervello?
Perchè obbligare una persona a prepararsi per qualcosa che non gli interessi fare?

Altri allievi stavano comunque preparandosi per questo fantomatico esame.
E lì mi è cresciuta soprattutto la rabbia nel constatare la merda che veniva messa in testa a questa gente da una persona che, forte di un certo carisma e giocando sull' amicizia, voleva soltanto sentirsi un vero maestro.

I suoi esami erano suddivisi in tre sessioni con argomenti diversi: una dedicata esclusivamente alle forme, una per gli esercizi in coppia e la "difesa personale" (argh!!!) e infine una di sola teoria e ricerca.
La commissione d' esame era formata dal maestro stesso e da suo fratello, un altro totale impedito nelle arti marziali ma che in virtù di tanti anni di pratica (in una disciplina diversa e ancora più  ridicola) era considerato competente per giudicare.
Non so se sia chiara l' assurdità della cosa.
Da notare che al fratello aveva pure assegnato la cintura nera "ad honorem" in quello stile.
Così, per simpatia.

Io ero senza parole nell' apprendere queste cose, roba da presentarsi all' esame giusto per mandare a cagare tutti pubblicamente.

Sulla sessione di forme poco da dire, tanto so bene quanto il maestro tenesse al lato puramente cinestetico della cosa: mai una singola applicazione spiegata e dimostrata...
La parte di esercizi a coppie prevedeva, oltre alle solite cazzate predefinite e ripetute a pappagallo, anche delle "tecniche di difesa personale" che ogni esaminando doveva inventarsi.
Naturalmente levatevi ogni idea di realismo in merito, parliamo di quelle combinazioni tipo "Io ti prendo al collo e tu fai dieci prese, controprese, calci saltanti e grida stridenti finchè non fingo di essere morto".
Inventare tecniche di difesa... roba da matti.
Gente che non allenava nemmeno le tecniche universalmente riconosciute ed efficaci, ma che doveva inventarsi scenette artistiche che piacessero abbastanza al maestrone.
Il tutto senza alcuna cognizione dell' argomento.

Il mio amico fece la sua sessione, ma il fratello del maestro giudicò appena sufficiente la sua prova "Perchè mancava convinzione e i calci non erano proprio alti e fatti bene".
Io restai basìto perchè non riuscivo a concepire come un demente col culo grosso come un barile quale era potesse permettersi di fare queste osservazioni senza dimostrare di far di meglio.

La parte teorica come dicevo consisteva in una ricerca, una tesi da presentare alla commissione: roba che fa molto universitario ventiseienne appassionato di cultura orientale ma se permettete non ha nessun senso per persone con la terza media che consciamente ripetono solo a memoria la particina studiata per poi fregarsene bellamente.

Ciliegina sulla torta il fatto che l' esame veniva registrato su videocassetta e spedito all' estero all' attenzione degli altri maestri per essere autenticato.

Che dire?
Ho perso i contatti con l' ex maestro, ma fino a poco tempo fa vedevo ancora la sua locandina pubblicitaria sul sito di un ente sportivo, in cui promuoveva il suo corso ed un altro di difesa personale femminile.
Solo a pensarci mi viene la pelle d' oca.
Poi qualcuno si chiede perchè venga voglia di entrare nelle palestre e sfidare i sedicenti maestri, altro che palle di rispetto e formalità.

Il caso che ho raccontato sembra davvero limite ma bisognerebbe conoscere le persone e vivere queste situazioni per rendersi conto di quanto sia sottile il confine tra plagio ed onestà, tra competenze dimostrabili e capacità presunte.
Dovrei fregarmene e lasciar fare considerato che ognuno è libero di fare ciò che lo appaga: però un pò soffro a pensare agli amici che sono rimasti in quella schifezza di posto e che nel giro di un paio di anni hanno ottenuto gradi coi quali potrebbero illudersi di essere "esperti di arti marziali" e magari aprire altri corsi di altrettante cazzate.

E magari, come me, volevano solo imparare a fare arti marziali, fidandosi di certi insegnamenti, ma non hanno avuto l' occasione di guardare fuori dallo stagno melmoso in cui sono caduti...

mercoledì 8 giugno 2011

Aneddoti III - Cambiare scuola per i gradi

C' è stato un periodo piuttosto lungo in cui ho praticato un' AMT e tutto andava bene.
Dico davvero, sotto sotto rimpiango la "spensieratezza" di quei tempi, in cui praticare l' arte marziale era soprattutto una passione più che una ricerca del vero, del falso, dell' efficace, dell' autentico...
Si stava bene e basta, ci si allenava in qualcosa senza tante preoccupazioni e quel gruppo mi ha fatto conoscere cari amici che ancora oggi frequento.
Però ritengo sia giusto, col senno di poi, raccontare perchè da una situazione tanto "idilliaca" sia passato negli anni a perdere la stima e la considerazione per questo modo di praticare, con quelle idee.
Vi racconterò quindi il terzo aneddoto, sempre evitando il più possibile riferimenti diretti che tanto non giova a nessuno, anche se in sincerità mi piacerebbe davvero che i diretti interessati trovassero questo post, giusto per farsi un esamino di coscienza.
Ammesso che ne siano capaci.

Come dicevo praticavo con passione in un bel gruppo, ed eravamo tutti contenti nella nostra pratica fatta di esercizi prestabiliti, programmi d' esame, finti combattimenti e tanti luoghi comuni.
Ci divertivamo un sacco e la cosa andava benissimo così.
Purtroppo il mio maestro non era altrettanto felice.
Perchè dopo anni di sacrifici e impegno nella pratica e diffusione del tal stile, e raggiunta la condizione temporale per poter sostenere un nuovo esame e salire di grado, scoprì che per qualche ragione ignota (almeno ufficialmente) non gli veniva concesso questo diritto.

Non voglio soffermarmi troppo su quali fossero queste ragioni, sia perchè non le conosco con sicurezza sia perchè mi toccherebbe svelare troppo; Fatto sta che un bel giorno, di punto in bianco, litigò con gli altri maestri e prese la decisione di lasciare l' associazione.
Che tradotto in termini pratici significa abbandonare la tal arte marziale.

Questa sua decisione naturalmente si sarebbe ripercossa anche sui suoi allievi, ed eravamo un bel pò, quindi una sera convocò noi cinture nere per spiegare cosa fosse successo e discutere sul da farsi.
Con correttezza ci lasciò liberi di scegliere se continuare a praticare nella vecchia associazione, con un altro insegnante, o proseguire con lui... per praticare qualcosa ancora da decidere.
Al tempo le sue ragioni mi sembrarono giuste e poi eravamo buoni amici, per cui scegliemmo tutti di lasciare e proseguire insieme.

All' inizio la cosa prese un risvolto che a pensarci adesso mi vengono i brividi, eppure allora sembrava assolutamente lecita, naturale e stimolante: fondare una propria scuola.
Chiaramente il tutto era commisurato alle esperienze derivate dalla pratica appena lasciata, per cui si trattava di fare le stesse cose, che ormai allenavamo da anni, senza però i vincoli e gli obblighi della vecchia scuola.
Doveva essere più che altro una fase di transizione fino a che non avessimo trovato una nuova scuola a cui riferirci.

In quella riunione si iniziò a parlare di tutto, proponendo cose da aggiungere e cose da eliminare.
Sinceramente già allora soffrivo un pò la mancanza di realismo nella pratica, per cui rimasi entusiasta delle parole che si stavano spendendo in nome di "tecniche fatte perchè funzionino davvero e non più solo per far scena", sputando veleno nel piatto in cui avevamo appena finito di mangiare...
Scoprirò più tardi che rimasero parole circoscritte a quella sera.
Stavamo iniziando a plasmare noi un programma tecnico, fatto di ciò che noi ritenessimo adeguato. Finalmente la libertà di decidere autonomamente cosa valesse la pena allenare!

Apro una prima parentesi per commentare questa fase.
I problemi fondamentali li ho sottolineati in corsivo, perchè sono ciò di cui parlo nel blog.
Riassumendo, il maestro decise di mollare la scuola che aveva seguito e di cui si era fatto portabandiera per anni per una questione di gradi.
E da qui la naturale conseguenza fu quella di inventarsi una nuova scuola in cui decidere autonomamente.
Certo che anche chi stava ai "piani alti" sarebbe potuto essere più flessibile e corretto... Resta il fatto che in tutto questo io ci trovo un sacco di cose assolutamente sbagliate e che soprattutto non hanno nulla a che vedere con l' arte marziale, tradizionale o meno, autentica o meno, fatta bene o meno.

Eppure è proprio ciò che succede: una persona come il mio maestro, incapace di applicare alcuna tecnica ma ormai "stimato" da anni e ben inserito nel meccanismo, se l' era presa perchè i cattivi "superiori" non gli avevano concesso il diritto di preparare il prossimo esame;
Un esame fatto di esercizi imparati a memoria, giudicato con criteri da ginanstica artistica, e il tutto per vedersi riconosciuta una cintura colorata che non avrebbe aggiunto nulla alle sue capacità  
ma 
gli avrebbe dato diritto ad una posizione sociale più rinomata all' interno del giro.

E dall' altro lato ci sono i grandi maestri che decantano con un sorrisone il rispetto, l' uguaglianza e la giustizia a cui mira l' AMT che insegnano ma poi non sono disposti a riconoscere almeno un tentativo ad un amico che li ha seguiti per anni dedicando effettivamente molto tempo e risorse (anche economiche sia ben chiaro) alla loro causa.

Di base c'è un sistema che finisce per creare proprio questo genere di situazioni imbarazzanti, perchè le cinture, i gradi e i programmi d' esame non rappresentano affatto quello che dovrebbe, sono solo burocrazia inutile. (ritornerò sull' argomento un giorno).

L' altra cosa sbagliata riguarda ciò che ne è derivato da questa scissione, qualcosa che sarà successo chissà quante volte per mille altre scuole.
Nel momento in cui una persona che ha insegnato per tanti anni una specifica AMT abbandona la sua scuola, si trova davanti a due scelte: mollare tutto o riproporsi facendo altro... o con un altro nome.
Complice il naturale senso di rivalsa, la cosa più semplice da fare è fondare una propria scuola, in modo da evitare a priori ogni possibile problema futuro derivante da scelte degli altri.
Non importa che tu sia bravo o meno, basta che tu sappia renderti abbastanza credibile e abbia un seguito sufficiente di persone.

Pensate al morale di un maestro che abbandona: per anni hai insegnato il tal stile, hai guadagnato credito nell' ambiente, hai organizzato cose, hai "istruito" allievi... e poi all' improvviso ti ritrovi ad essere un pincopallino qualunque e la bella cintura di cui ti vantavi tanto non vale più una cicca masticata perchè nessuno te la riconosce più.
Già, proprio la cintura che ha generato tutto il casino.
E allora tanto vale proclamarsi caposcuola di un nuovo stile in modo che tu stesso ti sia riconosciuto la tua bella cintura.

A quel punto però chi non ha le idee chiare, e soprattutto non sappia insegnare niente di più che un "programma" di esercizietti da Hip Hop, finisce per coprirsi di ridicolo.
Nel mio caso ricordo di come si decise di aggiungere il suffisso tradizionale al nome dello stesso stile appena inventato, giusto per darsi un tono di maggiore "autenticità".
Lo stemma della scuola venne disegnato da un' allieva che se non sbaglio prese l' idea da una maglietta vista in giro...
Le tecniche di programma vennero scelte e modificate in base a quello che ci piaceva fare ma che allo stesso tempo risultasse abbastanza vario da allenare (l' importante è che fosse vario.. mica pratico o coerente).

Oggi ripensare a queste cose mi provoca risate isteriche mentre fisso il vuoto ma ai tempi sembrava la cosa più figa e giustificabile del mondo.
E se considero che nonostante tutto cercammo di mantenere un profilo basso, faccio presto a capire perchè altri maestri dissidenti abbiano invece "strippato", inventandosi curriculum chilometrici, creando nuove arti marziali antiche omnicomprensive e plasmando piccoli imperi totalmente inventati in serate svacco davanti ad una birra fresca.

Comunque per la cronaca questa fase non durò a lungo, perchè non molto tempo dopo il maestro trovò una nuova scuola a cui associarci.
Le premesse erano davvero buone: si trattava di una scuola non presente in Italia e piuttosto rinomata anche per i frequenti contatti con il paese d' origine dell' AMT divulgata.
Organizzammo vari seminari con il caposcuola e alcuni suoi allievi di livello e la collaborazione con essi ci fece sentire molto fiduciosi e meno colpevoli.
Erano competenti, abili e pure dannatamente forti.

Qui apro la seconda parentesi, e ci tengo a sottolinearla perchè non si pensi che io sia solo l' ennesimo voltagabbana che getta merda sulle AMT perchè ha trovato un gioco più bello.
La verità è che la scuola a cui ci associammo era effettivamente più autentica dell' altra e sì, anche più tradizionale in senso stretto.
Loro facevano più o meno le stesse cose ma in modo molto diverso e decisamente più duro. Maledettamente più duro.
Non esistevano spettacolini preordinati, piuttosto tante tecniche a coppie da provare e tante forme che però venivano approfondite meglio nella loro applicazione pratica (per quanto spesso forzata).
Non fatte solamente per essere "belle ed armoniose".
Ah, per loro fare sparring e condizionamento fisico era normale.
Quindi conservo stima per quella scuola e soprattutto per lo spirito di quei praticanti "tradizionalisti", e non metto in dubbio che quel genere di marzialisti sia capace di far vedere i sorci verdi anche a tanti kickboxer.
Ho già detto che facevano sparring e condizionamento di norma ed erano fisicamente delle rocce?

Il bello però deve ancora venire.
Perchè la beffa arriva quando ti accorgi che al tuo maestro, quello tanto "esperto" ed appassionato ma che francamente di arti marziali non ha ancora capito un cazzo, della nuova scuola interessa solo il fottuto programma (per avere qualcosa da proporre in palestra), mica l' allenamento duro e realistico.

Il colpo di grazia arriva quando il tuo maestro riesce finalmente a preparare il suo dannato esame (da presentare davanti all' ennesimo maestro orientale, che però non ha mai visto e non ha la più pallida idea di chi sia), basato di nuovo su esercizi imparati a memoria piuttosto che abilità applicative reali.

E quando il caposcuola a cui ci eravamo riferiti, per motivi che ancora non ho capito e non mi interessa più capire, alla fine dell' esame decide che invece del grado previsto sia stato solo riconfermato il grado attuale, compresi quelli dei suoi allievi diretti.

E quando in seguito a questa ennesima pagliacciata dovuta a idiozie burocratiche, svariati suoi allievi decidono di abbandonare anche loro la scuola, quella forte, figa ed autentica.
Il tuo maestro idem.
Di nuovo.
E così, per la seconda volta, tu che non c' entri niente in quello che è successo e non te ne frega niente di strisce di stoffa e titoli su carta ed altre cazzate, ma hai ugualmente continuato ad allenarti con passione ed impegno, imparando anche le nuove formine, gettando nella spazzatura quello che prima ti veniva venduto come vero ed antico... Tu che volevi soltanto imparare arti marziali ti ritrovi a dover scegliere d' accapo cosa fare.

E allora se voi protagonisti di questa vicenda capitate su questo blog e vi riconoscete, provate a giudicare se vi meritiate un decimo della stima e della considerazione che pretendete.
Chiedetevi con onestà se siete dei marzialisti o se volete solo dire di esserlo.
E chiedete scusa voi a me, per tutte le cazzate e le bugie e il tempo che mi avete fatto perdere per inseguire i vostri sogni di gloria, in un piccolo stagno di piccoli pesci.

In un prossimo aneddoto parlerò anche di come si sia evoluta questa situazione e di cosa "insegni" ora il mio ex "maestro"... perchè non c'è mai limite al ridicolo nel favoloso mondo marziale!

lunedì 6 giugno 2011

Sarà tutta colpa mia?

Quello che scrivo in questo blog è frutto delle mie personali esperienze, ma se mi permetto di scriverne è anche perchè riscontro le stesse osservazioni nei racconti di molte altre persone.

L' accusa che più spesso mi viene rivolta è quella di essere stato sfortunato io, essendo l' unico ad aver incontrato stili e maestri cazzari; E così il mio sfogo sarebbe comprensibile ma per nulla esemplificativo dell' ambiente.
Allora proverò a farmi un esame di coscienza per capire se le cose stiano effettivamente così.

Potrebbe anche essere vero che io abbia praticato stili falsati ed inutili...
Se non fosse che ho praticato, osservato e partecipato a stage di varie AMT ed essendo appassionato fin da bambino mi sono sempre interessato a tutto quello che mi capitava a tiro.
Ho visto parecchie esibizioni, ho visto parecchi allenamenti nei dojo, ho parlato con innumerevoli praticanti e infine grazie ad Internet ho potuto ampliare questa visione oltre i confini della mia città e conoscenze.

Guarda caso le AMT convergono proprio sui punti focali che cito nel blog:

- Il maestrone da riverire, in cima alla piramide sociale
- Il rispetto ossessionante di convenzioni, formalità e presunti princìpi filosofici senza conoscenze reali
- L' allenamento focalizzato su esercizi simulati e prestabiliti
- La poca importanza data alla preparazione fisica
- La presunzione di essere alla portata di tutti "dai 0 ai 90 anni"
- La presunzione di trattare di difesa personale o di "street fighting" a seconda dell' interlocutore
- L' importanza data ai gradi
- Lo studio di tecniche estremamente elaborate senza che nessuno le sappia dimostrare tali e quali
- La presunzione di rendere persone migliori o sagge, in generale, facendo ginnastica

Naturalmente non dico che tutti i dojo siano uguali, o che non ci siano marzialisti "tradizionali" fortissimi, ma come si dice "una rondine non fa primavera": parlo di una media verificabile da chiunque.

Riguardo ai miei "maestri" che dire... Senza dubbio sono stato sfortunato ad aver incontrato insegnanti appassionati ma incapaci di andare oltre al mero programma tecnico (rigorosamente simulato); Comunque non erano peggiori di molti altri che abbia visto e conosciuto.
Ne deduco di essermi affidato ad insegnanti assolutamente nella norma.

Questa cosa del destino sfortunato è ridicola perchè chi me lo dice sostiene di praticare in modo assolutamente diverso ed efficace, poi vai a vedere cosa faccia e non vedi tutta questa differenza.
Queste persone spesso considerano la propria pratica superiore rispetto al 99% della stessa cosa fatta da altri, oppure sottolineano come il tal stile, in Italia, non sia presente nella sua forma autentica (che naturalmente invece loro praticano, avendo conosciuto lo stimatissimo Gran Maestro Fig.d.Putt unico al mondo e che si è trasferito proprio nel loro paese).

Io dico che basti del semplice buonsenso per arrivare a conclusioni non dico universali, ma almeno obiettive.
Purtroppo è spesso difficile intendersi dal momento che ognuno ha idee, aspettative, esperienze e persino modi di porsi diversi, per cui ad esempio è complicato far capire che la difesa personale non abbia niente a che vedere con gli esercizi stilistici (e nemmeno con il combattimento) se non si ha mai studiato minimamente come avvengano le aggressioni e non si ha mai provato nemmeno una simulazione fatta in un certo modo.
Tutti dicono di fare le cose seriamente e con tutti i crismi, ma finchè non si hanno termini di paragone comuni è impossibile stabilire di cosa si stia parlando.

Io i miei termini di paragone li ho cercati, li ho studiati e li ho provati sul campo.
Sono giunto alla conclusione che quello che facevo, con chi lo facevo, non mi piaceva più e non rispondeva più a ciò che cercavo.
Ma soprattutto non era onesto ed obiettivo.
Si trattava quasi di una presa per il culo, dal momento che nessuno si azzardava ad ammettere che quel modo di allenarsi fosse più che altro ginnastica artistica.

Io continuo ad informarmi e ad osservare con curiosità cosa dimostrino i cultori convinti delle AMT, nei loro allenamenti, nelle esibizioni, nei video, in ciò che dicono o scrivono.

E no, non credo proprio di essere stato l' unico sfortunato...

mercoledì 1 giugno 2011

Figli di un Dio minore

Dopo aver parlato di alcune tipologie di maestroni reperibili nelle leggendarie arti mortali, vediamo di soffermarci su di un aspetto altrettanto significativo: gli allievi che scelgono di praticare queste arti.
Ricollegandoci ai precedenti post infatti, bisogna notare che i maestroni non avrebbero tanto successo se non avessero questo seguito di pecoroni totalmente succubi del loro "carisma".
Quindi se da una parte possiamo accettare che qualcuno segua i maestroni perchè privo di termini di paragone (ma la testa piena di luoghi comuni), dall' altra dobbiamo anche ammettere che molti allievi scelgano di seguire la Via più o meno consapevolmente, mettendosi le note fette di salame sugli occhi pur di non ammettere la verità.

Ho parlato ad esempio di maestri esaltati: perchè mai una persona sana di mente dovrebbe accettare di farsi menare e di essere trattata come una pezza da piedi?
Perchè dovrebbe accettare di attaccare sempre nel modo stabilito per far fare bella figura al maestrone?
Come è possibile che una persona non si chieda come mai il proprio mortale istruttore abbia la pancia di Obelix e non si muova affatto come ama decantare ed insegnare?
E ancora, per quale motivo un pincopallino in pigiama dovrebbe anche essere un "maestro di vita", e conoscere tutto sul mondo?
Come è possibile non accorgersi che tu ti stia allenando da lui in una disciplina da svariati anni mentre lui, nello stesso lasso di tempo, è diventato maestro di dieci arti marziali tutte insieme?
Possibile che di questi fenomeni talentuosi, unici al mondo per la loro incommensurabile capacità, ce ne siano praticamente uno per ogni comune d' Italia?

Diventa chiaro che quindi gran parte del marcio presente nelle AMT sia insieme causa ed effetto della clientela assolutamente disposta ad accettare e supportare tutte queste panzane.
Il maestrone si crogiola nel suo ruolo, ma anche i suoi allievi fanno di tutto per alimentare questa situazione.

Se discutiamo di efficacia è ovvio che gli allievi preferiscano di gran lunga qualcosa di "facile ma micidiale": senza confronto diretto, senza troppi sacrifici, senza modificare sostanzialmente la propria visione delle cose e soprattutto senza rischiare mai di prendere le botte, il tutto sentendosi ugualmente dei mortali guerrieri.
Con questi presupposti anche l' ormai nota ragazzina di 40kg può fare la faccia cattiva (durante le forme) e illudersi che il suo pugno stenda il Techno Vichingo incazzato.
Ma allo stesso modo anche il palestrato energumeno può sentirsi un dio in terra, perchè diavolo lui è grande, grosso, cattivo e fa anche kung fu (ovviamente ritiene che sia il kung fu a dargli il vantaggio determinante), ma il tutto rigorosamente senza doversi mai mettere in gioco, magari contro un altro palestrato grande, grosso e praticante di arti funzionali al combattimento...

L' ignoranza la fa da padrone, anche se non mi sento di colpevolizzare il povero impiegato che decida di "andare a fare karate": se non facciamo ricerche approfondite prima di dedicarci ad altre attività, perchè dovremmo farlo per un corso di arti marziali?

Leggo molta gente (chiaramente tradizionalisti convintoni) che usa questa scusa per spiegare la delusione di quelli come me: "ognuno ha il maestro che si merita", dicono.
Ma pur nella sua verità questo assunto pecca di un dettaglio fondamentale: una persona incompetente o plagiata non può scegliere il proprio maestro.

Quando una persona è incompetente, ad esempio quando si avvicina per la prima volta alle arti marziali, spesso non ha la possibilità di scegliere con reale cognizione, soprattutto fino a pochi anni fa quando Internet non era accessibile.
Come può giudicare la validità di una cosa senza avere termini di paragone?
E davvero vogliamo dire che dopo anni passati a studiare la tal cosa sia così scontato abbandonarla per altro?
Ritenete così scontato che tutti si rendano conto che certe tecniche non funzionano, che i maestri raccontano favole o che magari l' intera arte marziale praticata per anni sia inventata di sana pianta?

E allora per quale ragione esistono migliaia e migliaia di marzialisti che continuano a praticare tecniche assurde, riveriscono maestri truffaldini e diffondono il credo di antichi stili inventati l' altro ieri?
Sono proprio le persone adulte e mature a tenere in piedi il tutto, altrimenti ci sarebbero solo bambini e ragazzini a praticare questo tipo di arti marziali farlocche.

Non tutti hanno la voglia, l' intenzione e la possibilità di fare confronti con altro.

E anche ammettendo questa possibilità, io ho imparato che il grado di obiettività e onestà intellettuale delle persone è molto variabile, lo dico di me stesso visto che per anni ho praticato un' AMT, credendoci e senza sentirmi affatto un pollo.
Quando sei assuefatto da anni a praticare in un certo modo, certe cose e in un certo ambiente, il tuo senso della realtà è palesemente deviato.

Nel mio caso sono stati soprattutto gli eventi infelici che racconto negli aneddoti a spingermi verso una critica più decisa verso quello che facevo: se non ci fossero stati certi episodi, se tutto sommato avessi continuato a divertirmi e basta in un gruppo privo di problemi, sarei ancora qui a praticare quella roba.

Ma le AMT falsate sopravviveranno finchè la richiesta del popolo sarà quella di rimanere cieco.