martedì 21 giugno 2011

Perchè tanti stili?

Una volta se facevi arti marziali non c'erano tante spiegazioni da dare perchè in sostanza nel paesino italiano medio esistevano solo il Karate o il Judo.
Persino con due soli stili era difficile spiegare cosa si praticasse esattamente, ma nulla in confronto a quanto avvenga oggi.

Oggi se qualcuno viene a sapere che fai arti marziali il dramma diventa spiegargli cosa pratichi, perchè l' uomo della strada non ha la più pallida idea di quante migliaia di stili ed invenzioni esistano in questo fantastico mondo, pensando che la differenza si limiti a "prendersi a pugni e calci" oppure "lottare".
Che ingenuo, eh???
Invece oggi sono diffusi una tale quantità di stili, scuole e scuolette che elencarli è veramente impossibile e soprattutto ognuno di essi viene dipinto in qualche modo come il migliore.

Abbiamo visto che spesso e volentieri questi stili sono praticamente identici tra di loro, differenziandosi solo nelle divise, forme di posizioni o dettagli negli esercizi... e naturalmente per il tizio che decida di fondare una nuova scuola per mettersene a capo, con tutti i vantaggi che la cosa comporta.
Guardate il caso del Wing Chun: io conobbi il Wing Chun anni fa quando venne aperto un corso nella palestra dove già mi allenavo, e nella mia ignoranza pensai "Ok, questo è il Wing Chun".
Mi sembrava abbastanza chiaro e definito cosa si facesse nel Wing Chun.
Ma dopo anni venni a conoscenza delle esilaranti vicende che contraddistinguono questo stile di kung fu, roba da tenere in piedi una stagione di Zelig.

Parlo ad esempio di come i vari "lineage" si differenzino tra di loro modificando... le lettere del nome!
Abbiamo così il Wing Chun, in Wing Tsun, il Ving Tchun, il Weng Tsun ed altri ancora, il tutto per dissociarsi dagli altri praticanti (della stessa cosa!) usando la scusa della translitterazione dai caratteri cinesi originari.
Senza contare i vari "spin off" creati ad hoc da sedicenti esperti, vedi il famigerato "Wing Revolution" (non sto scherzando, questo sarebbe il nome di un' arte marziale!!!) o altri sistemi che non mi azzardo a citare per non sollevare vespai tra il comico e il disarmante.
Vi rendete conto?
Fanno tutti essenzialmente la stessa identica cosa ma ciascuno sostiene di praticare qualcosa di completamente diverso; Nel caso specifico inoltre sembra essere davvero importante porsi come depositari dell' "unico stile originale".

Ma il fenomeno riguarda anche un sacco di altre arti marziali, dagli stili cinesi allo stesso Karate.
Ebbene sì, mica esiste "il Karate": ogni pincopallino oggi si sente in diritto di fondare un nuovo stile di Karate, spesso a causa di un litigio con il rispettivo capo associazione.
Ed ecco una marea di nuove scuole di "Karate", ognuna creata a tavolino prendendo ciò che piacesse della "vecchia" pratica ed integrandola con mille altre tecniche, esercizi e persino pseudo-filosofie, spesso incoerenti tra loro, di interesse personale del nuovo maestrone.
Gente che magari ha praticato giusto per qualche lezione arti marziali diverse e poi si sente in grado di mischiare il tutto creando l' ennesimo "stile a 360 gradi" da vendere come il più completo ed evoluto.

Ora, io capisco benissimo e posso accettare la volontà di fare le cose a proprio modo per seguire filosofie di pratica diverse.
Una volta raggiunta la maturità tecnica uno può rendersi conto di non intendere più l' arte marziale allo stesso modo.
Però vorrei far notare quanto queste differenze siano oggi rappresentate più dal set di esercizi predefiniti, forme e divise che non da reali diversità tecniche.
Un pugno è un pugno, un calcio è un calcio.
Ci sono modi migliori e peggiori di fare la stessa cosa, senza dubbio, ma francamente sono ormai ben noti e dimostrabili.
Soprattutto il più delle volte non è per niente necessario fondare una nuova scuola, presumendo chissà quale comprensione maggiore rispetto ad altri praticanti.
Si ha la tendenza a perdere completamente di vista il senso pratico di ciò che si sta facendo, costruendosi soltanto un' altra gabbia che limiti la libertà di apprendimento e di espressione dei personali punti di forza.

Voglio dire, quando leggo cose tipo "i calci del kung fu sono più veloci di quelli del karate" mi viene da sorridere, vuoi per la superficialità di questa affermazione vuoi perchè si sottintende sempre una presunta superiorità dell' una o dell' altra caratteristica.
Ma in fin dei conti, non è forse il caso di dire che un calcio deve essere semplicemente il più veloce, il più potente, il più preciso possibile e basta, che tu pratichi Kung Fu, Karate o Vattelapesca?
Ma noo, fondiamo un nuovo stile in cui si allenino calci rotanti, veloci, saltanti perchè solo quelli sono efficaci!
E' di questo che parlo: perchè un karateka non dovrebbe semplicemente integrare, se gli va, con la Lotta Libera... e dichiararlo senza problemi?
Che bisogno c' è di creare l' ennesima scuola definitiva quando oggi ormai non c'è più niente da inventare ed esistono discipline specializzate perfettamente integrabili tra di loro?

Guarda caso solo nelle arti marziali è presente questa ossessione del differenziarsi e proporsi come metodi definitivi e completi (badate che non sto parlando di differenze storiche, sociali, culturali e geografiche, la cui diversità è intrinseca e scontata).
Avete mai sentito parlare di Pugilato stile X o stile Y?
O di Muay Thai stile Pippo, Pluto o Paperino?
Di Lotta Greco-... Francese?
Anche in questi stili di combattimento esistono scuole con differenze di impostazione o preferenze tecnico strategiche, ma considerato che devono mirare ad un punto semplice ed inequivocabile (buttare giù l' avversario facendosi meno male possibile) nessuno perde tempo in programmi arzigogolati, divise più o meno accattivanti od inutili forme ed esercizi scelti a caso.
In questo tipo di arti marziali quello che conta è la funzionalità, cosa c'è di più ovvio?
Sbaglia di grosso chi crede che sia il contorno a fare la differenza, o presume di diventare più abile studiando la tal tecnica con l' angolo di due gradi più aperto, le gambe un pò più piegate e la mano messa così invece che cosà.
I dettagli fanno la differenza nel complesso di una tecnica funzionale, ma da soli non rendono funzionale qualcosa che non lo sia.
Tanto a fregarti saranno sempre un colpo od una presa riusciti, fossero fatti anche dal muratore incapace ma incazzato.

Negli sport da combattimento non ci si pone questi problemi, e nessuno presume di essere più forte perchè pratica la scuola con i dettagli X piuttosto che gli Y: che tu vada a fare Kick Boxing ad Ancona o a Città del Messico, essenzialmente ti insegneranno la stessa cosa.
A che servirebbe inventarsi una nuova Kick Boxing se non... a scopi commerciali?

Nelle arti marziali invece è tutto un pullulare di stili e scuole fondati da maestri illuminati.
Ma le AMT non dovevano formare uomini migliori, umili, onesti e riportarli all' essenziale?

8 commenti:

  1. Ciao Arte Mortale, secondo me sai qual è la cosa più triste? Che tutte queste prese di posizione e stupide discussioni nascono su qualcosa che nemmeno ci appartiene. Io non sono per niente ferrata in quest'ambito, mi sto avvicinando a questo mondo da poco, ma suppongo che in Italia e, più in generale, in Europa, ma anche in America, si combattesse già molto tempo prima che arrivassero da Hong Kong i film "fichissimi" (-_-') sulle AMT, che hanno fatto letteralmente impazzire tanta gente. Mi chiedo: perché mai non abbiamo dimostrato orgoglio allora? Perché non abbiamo continuato a sviluppare quello che già avevamo fieri che fosse nostro? Tra l'altro (permettimi di teorizzare ragionandoci un po' su) posso anche credere che le AMT nel loro contesto potessero essere valide. Cerco di spiegarmi, se immagino cinesi, giapponesi e compagnia bella vedo bene o male tutte persone che non hanno una certa fisicità, e posso anche immaginare che, più o meno, tutti combattevano allo stesso modo (con posizioni e movimenti "innaturali" seppur diversi tra una disciplina e l'altra). Ma noi siamo proprio diversi anche fisicamente. Probabilmente le AM che si sono sviluppate in occidente sono molto più "fisiche", più dirette, e fanno anche più uso della forza. Ma vogliamo mettere la corporatura di un cinese/giapponese medio con quella di un occidentale medio? Cioè, mi basta guardare tutte le bellissime sculture che rappresentano episodi di lotta greco-romana per farmi un'idea! E ho scritto volutamente "AM che si sono sviluppate in occidente" e non SDC, perché alla fine il concetto è quello: sempre di combattimento si parla, anche se oggi questa distinzione viene fatta un po' come per manga e fumetti, o anime e cartoons, solo per essere più chiari sull'origine (e anche sul fine, ahimè). Forse se non ci fossimo fatti infinocchiare da ninja volanti e samurai che camminano sui muri, e se avessimo guardato solo alle cose essenziali ed effettivamente attuabili delle AMT avremmo anche potuto coglierne qualcosa di positivo. O forse sto solo farneticando..ma tant'è.. Un saluto. Ale

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  2. Ciao, sul fatto che le AMT forse fossero più che valide nel loro contesto originario ne ho già accennato, così come del fatto che l' uomo combatte praticamente da prima di diventare tale.
    E concordo anche sul fatto che in Europa esistano da MILLENNI tradizioni di combattimento più che effettive (vedi il Pancratio, la Lotta e il Pugilato, da non confondersi comunque con le loro elaborazioni recenti).
    E' innegabile che nelle arti marziali orientali esista un senso cinestetico e perfezione tecnica molto più raffinati, ma dopo anni in cui anche io ho alimentato il mito degli Orientali che hanno elaborato "i migliori sistemi di combattimento possibili", oggi non la penso più così e preferisco esaltare la tradizione europea di lotta e pugilato: e non per una nuova presa di posizione, ma perchè alla fine torniamo sempre lì, quando si combatte le raffinatezze e le tecniche troppo elaborate saltano tutte per aria.

    In passato ho affrontato anche la questione del motivo per cui oggi le AMT abbiano una tale deriva ehm "artistica", a discapito dell' efficacia: per riassumere, io non credo affatto che duecento anni fa qualcuno avesse tempo da perdere studiando forme o tecniche impossibili, al contrario ritengo che tutti, cinesi, australiani o indios, studiassero un metodo di combattimento adeguato al loro contesto sociale.
    Tutti gli orpelli artistici, folcloristici o pseudo-filosofici religiosi sono arrivati dopo e con ogni probabilità erano la cosa in più che uno sviluppava.
    Oggi è esattamente il contrario, e la cosa ha evidenti ragioni di stampo sociale e culturale.
    Detto questo faccio un' osservazione senza prendere posizioni: proviamo a guardare, dati alla mano, di che nazionalità, estrazione sociale e culturale siano i "top" di qualsiasi disciplina di combattimento.
    Le carte si mischiano abbastanza, la fisicità certamente ha una grande importanza, tralasciamo i regolamenti.
    Di giapponesi ce ne sono tosti, ma non al top e oso azzardare anche per una questione culturale, più o meno al contrario di quanto accade con afroamericani del ghetto o russi-gente-dell-est-europeo che vive facendo a botte da quando ha 4 anni, in contesti sociali dove la violenza è normale.
    Notevoli invece i thailandesi che nonostante una fisicità a prima vista non impressionante, riempiono di botte ancora tantissima gente pluripreparata (ma nella Thai, che è per loro una questione di orgoglio nazionale. Nel resto invece nisba).
    Pure i brasiliani uniscono una fisicità da primato con una "cattiveria" intrinseca, di nuovo per questioni socio-culturali.

    Toh. Di cinesi con le loro cazzate millenarie e le conoscenze segrete per sviluppare un corpo invincibile, nemmeno l' ombra...

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  3. quello che vedi è un praticante cinese con ancora un fisico perfetto a 70 anni. vai a vedere mohammed ali com'è conciato dalla sua disciplina :D

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    1. ossignur siamo ancora a queste domande...
      Se vai in un bar del mio paese trovi decine di arzilli vecchietti che anche ad 80 anni suonati stanno benissimo.
      Per la cronaca hanno lavorato PER SEMPRE nei campi, fin da bambini, spaccandosi la schiena trecento volte tanto di qualsiasi cinese con le sue favolose pirlate marziali, e quindi?
      Ogni santa volta senti citare Mohammed Alì o vari pugili finiti male quali esempio di... di cosa? Boh!
      Ah, del fatto che a combattere in modo professionale per una vita poi ti ritrovi tutto scassato: wow, bella scoperta!
      E invece il cinese che fa? Un bel niente, ecco perché si ritrova a 70 anni bello fresco.
      Perché chiaramente se fai kung fu, AUTOMATICAMENTE la tua salute migliora!
      Mai sentito in tutta la storia di uno che pratichi kung fu e poi crepi di infarto, di tumore, o che altro eh, no no, il kung fu è tipo una panacea contro l' invecchiamento!
      Ma per carità...
      Succede che la gente che USA il proprio corpo in modo deleterio finisca scassata: c' est la vie.
      E' davvero mortificante stare ancora a spiegarlo.
      E tutto questo, come ricordo per la MILIARDESIMA VOLTA, va inserito in un ragionamento specifico: il cinesino che fa forme tutta la vita, non si confronta mai in scontri reali da ko contro altre persone altrettanto pericolose, per quale motivo dovrebbe asserire di essere un grande combattente?
      Che per pestare i paperini mica ci vogliono 30 anni di assidui allenamenti.

      E' curiosa la psicologia che sta dietro a questi confronti, a me ricorda sempre la favola della volpe e dell' uva.
      Ma che lo dico a fare ormai.

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    2. essì.siamo ancora a queste risposte. io in tutta onestà,a chi non ha provato cosa vuol dire essere con la maschera NBC e l'elmetto d'acciaio,non lo considero, fare l'Harman con il sedere degli altri è fin troppo facile, E scusate!

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  4. Il gioco e' vecchio:

    Quando fa comodo sei un artisti marziale letale, quando e' scomodo pratichi per la salute e la pace interiore.

    Chiaramente le cose sono incompatibili e la pretesa di essere "letali guerrieri" senza aver mai combattuto rivela l'infondatezza della presunta ricerca di pace interiore...

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  5. Io credo che Ali non sia certamente l'esempio del praticante "medio" di SDC. Ad ogni modo non vedo nulla di strano. Se una persona che lavora professionalmente in miniera una vita finisce intossicato o con la schiena distrutta, chi prende e da professionalmente botte per una vita subisce traumi che si cronicizzano anche troppo specifici e noti. Peraltro, i regolamenti di oggi rendono difficilissimo che si verifichino certi problemi, con tutte le nuove regole a tutela degli atleti (e quando riusciremo a mandare affanculo il weight cutting estremo sarà anche meglio). Ma non é che chiunque pratichi sdc in modo non agonistico diventi un punch drunker. L'incidenza di tali infortuni é praticamente zero per chi vuole imparare a combattere seriamente senza poi combattere sul ring ad alto livello. Peraltro, certi movimenti e forme delle AMT sono così profondamente innaturali per il corpo umano (imitano gli animali, furrrrbi loro) che l'incidenza di infortuni articolari é elevatissima, senza mai aver combattuto una volta magari.

    PS. ciao arte, apprezzo notevolmente il tuo lavoro e in regalo ti offro questo interessante articolo tecnico sul perché di fatto abbiamo un buco nero dove dovrebbero esserci i fighter cinesi oggi...

    https://dynastyclothingstore.wordpress.com/2013/02/01/where-are-the-chinese-fighters-why-mma-has-not-flourished-in-chinese-society-long-read-with-videos/

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  6. Alì, il mio pugile preferito. Come persona poteva anche sembrare sbruffone e arrogante (è in buona compagnia!) ma come pugile...nulla da dire. Un peso massimo con l'agilità di un medio. X questo mi viene da ridere quando sento certi tipi dire che Alì,imparò da Bruce Lee. Leggendo trattati come La Via del Jeetkundo,verrebbe proprio da pensare il contrario, poichè Lee cita spesso Alì,come esempio per il modo di boxare. Del resto Lee prese spesso lezioni di boxe e di scherma occidentale, era un atleta bramoso di imparare, non l'icona che è stata fatta da molti praticanti di AM.

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